Il caso Sarri e la fiera dell’ipocrisia. Zambardino leva il tappo su la Repubblica
Caro Mario Calabresi, t’hanno fregato. Avevi detto di volere un giornale che pensasse ai fatti, che li analizzasse, che li raccontasse senza isteria. E invece ieri, on line, avete guidato una gogna di insulti, lordura e condanne anticipate contro un colpevole di parola. Ecco ti prendo a pretesto per dire che io sono sempre dalla parte del colpevole. Perché non è che poi siate rimasti soli. Siete stati in tanti a chiedere la testa di Maurizio Sarri e perfino del Napoli – ascolto dal video di un eletto mezzobusto dei tuoi – ma mi chiedo cosa saprebbe fare qualche killer scelto siculoparigin, questa idea che il giornalismo sia scegliere un colpevole e massacrarlo fino a farlo a pezzi.
Vittorio Zambardino, giornalista pensionato della Repubblica, su Wired leva il tappo e lascia tracimare la merda che ribolle dietro la vetrina dell’ipocrisia dilagante sul caso Sarri. Solo ieri, infatti, la Gazzetta dello Sport si è deciso a raccontare quello che era successo quindici anni fa in una conferenza stampa a Firenze, con Mancini che aveva dato del “frocio di merda” all’inviato della “rosea”, davanti a un altro collega, all’addetto stampa della Viola e a mezza squadra. E così il direttore di Tuttosport, lestissimo a titolare alla francese “Siamo tutti Mancini”, si è precipitato a chiedere scusa a Napoli e ai napoletani. Sempre Zambardino, invece, ci racconta la vita quotidiana nel suo giornale che pure in questi giorni si è distinto nella campagna “contro l’omofobia”
Vedi, caro Mario, io so che cosa è l’omofobia. L’ho patita a tredici anni, quando imparai a difendermi con le mani, e l’ho patita nella redazione che tu adesso dirigi. L’ho patita per la verità anche a vuoto, quando non ce n’era “motivo” ma una volta “a ragione”. Ricordo un giovanotto che contava molto che faceva la voce effeminata quando passava davanti alla mia porta. Ricordo i rapidi cambi di discorso al mio apparire. Ricordo il vostro, il loro silenzio. (…) Qualche annetto fa – non sono io il protagonista perciò debbo essere assai evasivo – uno di voi ha subito un’aggressione notturna molto brutta, perché certi aspetti della vita gaya lo sono, sono aspetti pericolosi ed esposti, i diritti servono anche a questo, ad eliminare la clandestinità. Lui voleva testimoniare quello schifo. Voleva scriverne. Uno più autorevole fra voi gli chiese di lasciar perdere, “altrimenti in questo giornale non vai avanti”. Non posso far nomi, ma, Mario caro, fidati, è successo davvero. Mi risuonavano queste cose nelle orecchie mentre leggevo la parola “orrore” sul tuo giornale a proposito di Sarri.
Ecco. Questo succedeva (succede) nel tempio del politicamente corretto. Questo faceva il neo paladino della lotta all’omofobia.
PS: Alla fine comunque, nel corso delle cose, non è andata male. Mancini è stato sputtanato: la sua manovra destabilizzante gli si è ritorta contro. E Sarri se l’è cavata con una squalifica irrisoria e innocua. Sulla base di una motivazione surreale: perché l’allenatore dell’Inter non è frocio e quindi si tratta di semplici insulti e non di “omofobia”… Come le invocazioni alla potenza igienica del Vesuvio declassate da tempo a innocui sfottò…
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