Scalzone: quegli incontri con Feltrinelli, come due amanti

Feltrinelli con Fidel

Bello questo ritratto che Scalzone ha dipinto in seguito di Feltrinelli e di quegli incontri, frequenti soprattutto tra il 1971 e il 1972. Un rapporto, quello con Scalzone, molto più caldo e umano rispetto a quelli che intavolò, per esempio, con Franco Piperno o anche con Toni Negri, mediante appuntamenti di dibattito strategico e di bilancio complessivo di una collaborazione che viveva di alti e bassi.

Così Aldo Grandi introduce la testimonianza di Oreste in “Gli ultimi giorni di Giangiacomo Feltrinelli

«Con me gli incontri erano più frequenti anche per motivi geografici, visto che lui si muoveva tra la Svizzera e l’Austria. Ogni volta, prima di separarci, fissavamo il luogo dell’appuntamento successivo. Poi lui, che aveva i tempi forzatamente lunghi del clandestino che io gli invidiavo, lui che aveva escluso in assoluto dalla sua vita il telefono, mi mandava una cartolina in busta chiusa firmata da un nome sempre diverso di donna, come se si trattasse di un rendez-vous tra amanti.

“Ma hai avvertito Lucia?”

Una volta si premurò, addirittura, di domandarmi se avevo avvertito Lucia [Lucia Martini, la moglie di Scalzone, nda] per non suscitare la sua gelosia. Era fatto così, aveva una sorta di interna delicatezza, timida e come adolescenziale. Nei confronti delle donne aveva, ma forse era solo la buona educazione ricevuta, una specie di cavalleria un po’ all’antica, come un rispetto. Dava l’impressione di una persona sentimentale, romantica, che si è creata nell’adolescenza come una scorza un po’ spavalda, un po’ ombrosa. Questo era molto attachant, come se fosse un attrattore di tenerezza. A volte avevi la sensazione che fissasse appuntamenti, così, per nostalgia, per solitudine, per allegria. Era ombroso e un po’ suscettibile, ma, almeno nel tipo di rapporto che ho avuto io, non ho mai notato arroganza, men che mai padronalità.

Le lunghe discussioni col Movimento

«Lui mi chiedeva del movimento. Beveva le parole. Si vedeva che avrebbe voluto esserci, nel chiasso. Tra noi la discussione era sempre accesa. Con reciproche critiche, ma, al contempo, disponibilità e fraternità concreta, eventualmente d’azione. Lui era interessato ai focolai più diversi. C’era una divergenza sui focolai “nazionali”, indipendentistici, irredentistici. La varietà rientrava nella sua concezione di “fronte”. Abbiamo sempre avuto, però, una pratica generosa di solidarietà antimperialista, internazionalista. Negli incontri avevamo lunghe discussioni sullo “stato del movimento”.

Da parte sua come rapporti/reportage, come al ritorno del suo viaggio attraverso il pianeta tupamaro. Mi pare di ricordare che ci affidò il manoscritto dei due libri da portare “alla Feltrinelli”. Come diceva lui parlando in modo straniato della sua creatura editoriale. Furono pubblicati come I Tupamaros in azione e Intervista a un tupamaro. Ci fu una convergenza di giudizio sulle prime azioni del gruppo che era andato costruendo, i Gap. E anche scambi di riflessione, di  know-how sulla questione militare. Lo scenario per lui inevitabile era quello di una necessaria, a un certo punto, resistenza. E dunque la formazione di un saper fare militare per prepararsi a questo. Il momento insurrezionale era visto come un passaggio dentro questa sequenza classica».

Cecco Bellosi: quell’ultimo tram

«Una sera d’inverno» ha raccontato una volta Cecco Bellosi, «Con Oreste, vedemmo prima Giangiacomo e poi Carlo Saronio [simpatizzante di Potere operaio, da cui in seguito si distaccò, nda]. Terminate le due riunioni, dovevamo prendere l’ultimo tram. Il biglietto costava settantacinque lire. Frugando nelle tasche, riuscimmo a mettere insieme centoventi lire: non avevamo nemmeno i soldi per salire. Oreste mi guardò e disse: “Ti rendi conto? Siamo stati finora con due delle persone più ricche di Milano, forse d’Italia, e dobbiamo fare la colletta per il biglietto del tram. Ma non mi cambierei con nessuno dei due: sono troppo tristi”. Già, l’infelicità di una ricchezza vissuta come un macigno da portare sulle spalle. E un prezzo pesantissimo da pagare, con una morte drammatica. Così diversi, così uguali».

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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