Verso il 16 marzo/3: le Br organizzarono il sequestro Moro pensando al peggio

Per garantire la guida del sequestro Moro le Br decisero che nell’azione di via Fani avrebbero partecipato due membri dell’esecutivo. Nel caso le cose fossero andate male, c’era una maggiore probabilità che almeno uno dei due avrebbe garantito il proseguio dell’iniziativa. Oltre a Moretti l’altro dirigente nazionale era Bonisoli, della colonna milanese.

Il ruolo di Bonisoli

La scelta fu scontata perché quest’ultimo era sceso a Roma oltre due anni prima, insieme a Moretti ed alla Brioschi (romana d’origine), risiedendo nella base di via Gradoli, per gettare le basi della colonna romana (il “biondo dagli occhi di ghiaccio” di cui parlarono alcuni residenti della via. Fu proprio Bonisoli che percorrendo la Cassia agganciò la scorta di Moro davanti la chiesa di piazza dei Giochi Delfici, da dove partì la prima inchiesta e il primo progetto d’azione successivamente abbandonato.

Non solo, ma Bonisoli, tornato a Roma per la fase operativa. L’inchiesta, la progettazione e il logistico del sequestro sono stati interamente presi in mano dalla brigata “Contro” della colonna romana costituitasi nel frattempo con forze e capacità adeguate per affrontare un’operazione del genere. Il dirigente milanese si appoggia nella base di via Chiabrera, ospite di Faranda e Morucci. Come è noto, Morucci e Bonisoli si avviarono verso via Fani a bordo di una 127 bianca che venne lasciata nella zona retrostante il mercato Trionfale. Faranda – membro dell’esecutivo della colonna romana – rimase in ascolto delle frequenze radio della polizia per garantire la sopravvivenza di almeno uno dei dirigenti della colonna romana nel caso Balzerani e Seghetti, presenti in via Fani, fossero caduti o arrestati.

Il ruolo della 127 bianca

La 127 aveva un ruolo importante quella mattina perché doveva fungere, una volta catturato Moro, da deposito provvisorio delle armi, mitra e fucile, impiegati nell’azione. Fu al suo interno, infatti, che Balzerani, scesa dall’autobus preso con altri membri del commando nella parte alta di viale delle Medaglie d’Oro, lasciò inizialmente la borsa con l’armamento. Si recò poi nella base di Borgo Pio in attesa del rientro di Seghetti. I due successivamente tornarono sul posto e con un carrello della spesa recuperarono il tutto.

Seghetti, nel frattempo, insieme a Morucci aveva fatto da apri strada con una Citroen al furgoncino Fiat 850 con all’interno la cassa nel quale era rannicchiato Moro, mezzo condotto da Moretti accompagnato da Gallinari. Bonisoli e Morucci una volta lasciata la 127 salirono a bordo di una A112 per raggiungere via Fani. Il mezzo, ritrovato poi dagli inquirenti parcheggiato nel primo tratto di via Stresa, lungo la via di fuga predisposta dai brigatisti, sarebbe servito da mezzo di riserva in caso di avaria o di altri problemi intercorsi ad una delle tre macchine impiegate dal commando quella mattina.

La base di via Chiabrera

La base di via Chiabrera sarebbe stata impiegata come prigione d’emergenza, assolutamente provvisoria, nel caso ci fossero stati problemi nel corso dell’azione di via Fani. Nell’eventualità che Moretti e Gallinari, gli unici del commando che conoscevano la base di via Montalcini approntata come “prigione del popolo”, fossero caduti o catturati. Appoggiato provvisoriamente il prigioniero in via Chiabrera, Morucci o Seghetti o altri – se necessario – avrebbero raggiunto la Braghetti il giorno successivo sul posto di lavoro. Questa, a quel punto, avrebbe spiegato loro dove era stata approntata la prigione del popolo. Qui avrebbero organizzato il trasbordo del prigioniero, con tutte le evidenti difficoltà e rischi del caso.

Il ruolo delle colonne

Sempre l’esecutivo nazionale decise, vista la portata nazionale dell’azione, di ricorrere al contributo di un’altra colonna per il momento più critico dell’operazione, ovvero l’attacco in via Fani. Anche per non mettere a rischio tutti i componenti dell’esecutivo di colonna romani. La scelta cadde su quella torinese. Venne chiamato Fiore, dirigente di colonna e membro del fronte logistico che conosceva per questo Morucci. Fu tenuta fuori la colonna genovese. Nel caso le cose fossero andate in modo disastroso, restava a tutela della sopravvivenza dell’organizzazione.
Tutto ciò lo si può leggere in “Brigate rosse, dalle fabbriche alla campagna di primavera, vol 1, Deriveapprodi.

Paolo Persichetti

Per approfondire

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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