7 aprile 1977: la Raf uccide il procuratore di Stato, Siegfried Buback

Il primo accusatore della magistratura tedesca, il Procuratore Generale dello Stato Siegfried Buback, è stato assassinato questa mattina insieme con il suo autista, nel centro di Karlsruhe, a meno di trecento metri dalla sede della Corte Costituzionale. Era l’uomo più odiato dai terroristi tedeschi della «Frazione Armata Rossa», che da anni stava perseguendo con costante tenacia. Ancora tre giorni fa, quasi presagendo la propria morte, aveva messo in guardia l’opinione pubblica contro la «seconda generazione» degli anarchici, «una piccola banda di terroristi che non ha alcun rispetto per la vita umana e che potrebbe colpire in qualsiasi momento ».

L’agguato nel centro di Karlsruhe

Siegfried Buback, 57 anni, è morto all’istante, colpito alla gola da una raffica di mitra. A sparare è stata probabilmente una donna seduta sul sellino posteriore di una motocicletta (una Suzuki di grossa cilindrata) accostatasi alla vettura di servizio del magistrato. Il luogo dell’assassinio: un animato incrocio nel centro di Karlsruhe. L’ora: le 9,15, il momento abituale in cui Buback si recava ogni mattina in ufficio, percorrendo sempre il solito tragitto, in una vettura normale (senza vetri corazzati), e senza scorta. All’incrocio la vettura di Buback trova il semaforo rosso.

Racconta un testimone oculare, uno jugoslavo che con la propria macchina si era fermato alla sinistra della Mercedes nera del Procuratore Generale, che proprio dinanzi al semaforo era ferma una motocicletta con due persone, ambedue con tute di pelle scura, passamontagna sul viso e casco in testa. D’improvviso la persona seduta sul sellino posteriore, esile, probabilmente una donna, punta la canna di una machinenpistole e spara a raffica.

La calma estrema del commando

Il semaforo scatta sul verde, l’autista sta ripartendo, viene colpito, precipita sulla strada mentre l’automobile procede da sola ancora per una decina di metri. L’uomo che sta sul sedile anteriore di destra si abbatte, è Buback; così anche una persona seduta dietro (si saprà più tardi che è un agente di polizia fuori servizio che aveva chiesto un passaggio al magistrato), è gravemente ferita, forse se la caverà, rimarrà però paralizzata per sempre.

Racconta ancora il testimone jugoslavo che i due assassini erano calmissimi. Sparate due, tre brevi raffiche da distanza ravvicinata (sono stati trovati 13 bossoli) hanno fatto ancora un giro intorno alla vettura di Buback crivellata di colpi («sembrava quella del film Bonnie e Clyde»), per accertarsi che non vi fossero sopravvissuti, hanno riposto l’arma in una lunga borsa di pelle e, visto che il semaforo era ritornato sul verde una seconda volta, sono ripartiti a velocità normale verso il centro della città.

Il testimone avrebbe voluto inseguire gli assassini, ma non ha potuto, uno dei proiettili aveva perforato una gomma della sua vettura.

Una grande operazione di polizia

La notizia dell’assassinio di Siegfried Buback ha suscitato indignazione e portato a un’immediata mobilitazione di tutte le forze di polizia della Germania Federale. Bonn ha ordinato lo stato d’allarme. Il ministro degli Interni, Werner Madhofer, ha interrotto le sue vacanze sui campi di sci della Svizzera. Il ministro della Giustizia Vogel è rientrato in aereo dalla Grecia, per tutta la polizia e il corpo delle guardie di frontiera sono state sospese le licenze pasquali.

Dinanzi agli edifici pubblici e alle abitazioni degli uomini politici e dei magistrati sono ricomparse le autoblindo e le camionette con uomini dotati di armi automatiche. Ai posti di frontiera stradali e ferroviari e negli aeroporti (nonostante l’enorme numero dei partenti per le ferie) sono stati eseguiti minuziosi controlli. Lungo le autostrade sono stati istituiti posti di blocco a ogni svincolo.

Scatta lo stato di emergenza

Il ministero degli Interni ha chiesto alla popolazione di avere comprensione per lo stato d’emergenza, e di collaborare, come il procuratore generale Buback aveva chiesto più volte, rimanendo inascoltato. Degli assassini fino a questa sera non c’è alcuna traccia sicura.

La motocicletta Suzuki è stata ritrovata in un fosso presso l’autostrada di Basilea, all’ufficio di Bonn dell’agenzia di notizie Dpa è arrivata nel pomeriggio la telefonata di un «Comitato d’azione Ulrike Meinhof» (dal nome dell’anarchico che si è tolta la vita in maggio nel carcere di Stammheim, presso Stoccarda), il ministero della Giustizia del Baden Wuerttemberg ha annunciato la cattura di una persona che è stata definita «sospetta».

La sua azione contro la Raf

Non sembrano comunque esservi dubbi che Buback e il suo autista siano stati uccisi da appartenenti all’estremismo di sinistra che più volte avevano minacciato il magistrato. Proprio stamane (e lo si sapeva, i giornali ne avevano parlato) Buback si stava dirigendo in ufficio per presentare l’atto di accusa contro due cittadini tedeschi catturati sabato scorso a Stoccolma mentre stavano organizzando un sequestro di persona, ed estradati immediatamente dalle autorità svedesi. Buback era stato ammonito lunedi e invitato a «togliere le mani di dosso» ai due appartenenti al gruppo cospirativo di Stoccolma. E’ pertanto incomprensibile che l’uomo più odiato dai terroristi non sia stato protetto dalla polizia o perlomeno non sia stato fornito di una vettura a prova di proiettile.

A Bonn uno stato maggiore di crisi guidato dal ministro degli Esteri Genscher, in assenza del cancelliere Schmidt in vacanza presso Amburgo, ha disposto una taglia di 200 mila marchi (oltre 70 milioni di lire) per la cattura degli assassini. All’unanimità gli uomini politici hanno condannato l’attentato, il più grave nel dopoguerra. Ma mentre i socialdemocratici e i liberali si sono limitati al biasimo, appellandosi alla popolazione affinché «non si lasci prendere dal panico e dall’isterismo», democristiani e cristiano sociali hanno chiesto misure più energiche e leggi straordinarie per la lotta contro gli estremismi. E’ il momento dei «falchi», appoggiati dalla maggioranza dell’opinione pubblica.

La rappresaglia contro i detenuti

Quanto pericolosa possa essere la reazione dell’opinione pubblica è dimostrato dalle telefonate che sono giunte oggi a centinaia alle stazioni radio, ai giornali (che oggi sono usciti in edizione straordinaria, perché non usciranno domani, Venerdì Santo) e alle agenzie di notizie. Molti cittadini hanno chiesto che venga reintrodotta la pena di morte, che vengano adottate misure restrittive, diverse persone hanno detto «Con Hitler non sarebbe accaduto», hanno accusato lo Stato di debolezza contro gli estremismi.

Già sono state ordinate energiche restrizioni per i tre capi della «Frazione Armata Rossa» Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan Cari Raspe, rinchiusi nel carcere di Stammheim presso Stoccarda, dove da una settimana hanno iniziato lo sciopero della fame. Gli è stata vietata l’ora di aria, non possono incontrarsi, ricevere visite di parenti e avvocati, né leggere giornali, ascoltare la radio e la televisione. L’idea di nutrirli a forza con ipodermoclisi è stata abbandonata, i loro avvocati hanno protestato contro il totale isolamento, dicendo che « si vuol farli morire in carcere, come Holger Meins (deceduto per inedia) e Ulrike Meinhof (che si è impiccata)».

Un’ondata di indignazione

Questa sera, mentre le stazioni della radio e della televisione diffondono particolari sul massacro di Karlsruhe, e sui precedenti del terrorismo (in sette anni 13 persone assassinate, 87 ferite, 13 sequestrate), un’ondata di indignazione contro la sinistra in generale si sta diffondendo nel Paese. Lo testimoniano le telefonate che continuano ad arrivare ai diversi organi di informazione. E’ la rivincita di coloro che furono criticati nelle scorse settimane in seguito agli ascolti di conversazioni private fatti con microspie, in violazione della legge.

Viene in mente quanto Franz Josef Strauss, capo dei cristiano sociali bavaresi (e non certo sospetto di simpatie per le sinistre) disse confidenzialmente un paio di mesi fa in occasione della visita di Andreotti a Bonn. « L’Italia non mi preoccupa — disse pressapoco quella sera — il Paese rimane calmo, come del resto la Gran Bretagna, anche con i peggiori attentati: Guai se qualcosa del genere accadesse qui da noi in Germania. La gente verrebbe sopraffatta dalla paura e perderebbe la testa. E ciò potrebbe essere molto pericoloso ». Tito Sansa

FONTE: La Stampa, 8 aprile 1977

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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