
All’epoca la sequenza delle stragi tra Bologna, Monaco di Baviera, Parigi, succedutesi nell’arco di due mesi (2 agosto-3 ottobre 1980) si presentò come un complotto internazionale fascista. I principali depistaggi sul massacro alla stazione (terrore sui treni, loggia di Montecarlo) fecero perno sul ruolo fondamentale di terroristi neonazisti francesi e tedeschi. Trentanove anni dopo le cose sono un po’ meno nitide. A Bologna ha ripreso vigore, nonostante la debacle giudiziaria, la pista palestinese. Nella strage all’Oktoberfest emerge dietro il “lupo solitario” collegato al gruppo Hoffman una filiera della Stas. A Parigi hanno arrestato e liberato un professore di sociologia immigrato in Canada, militante in gioventù in una frazione del Fronte popolare.
Il 3 ottobre 1980 quattro persone e una quarantina di feriti sono stati colpiti dall’attentato alla sinagoga parigina di Rue Copernic causato dall’esplosione di una bomba poco dopo l’inizio dello Shabbat. Fra i sospettati un professore libanese di origini sunnite. Hassan Diab emigrò nel 1993 in Canada dove ha ottenuto la cittadinanza e insegna sociologia all’Università di Ottawa.
Le proteste delle comunità israelitica
Nel 2014 il governo francese ha chiesto e ottenuto l’estradizione di Diab dal Canada. Il presunto membro del FPLP, il gruppo ritenuto fresponsabile dell’attacco è stato liberato nel 2018 e ha fatto ritorno in Canada. A lamentarsi della sua liberazione è stato il sito del Crif Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche francesi Cukierman, presidente del Crif, “questa liberazione è scandalosa e irresponsabile. Rappresenta un insulto alle vittime della strage e un insulto ai loro famigliari. Mentre nel 2014 l’arresto è stato un simbolo di determinazione e di fermezza nella lotta al terrorismo ed essa rappresenta un insulto alle vittime dei loro famigliari.”
A scagionare il professore dalla strage di rue Copernic è’ stata la testimonianza dell’ex moglie che ha affermato che, poco prima dell’attento, il 28 settembre 1980 egli era in Libano e l’avrebbe accompagnata all’aeroporto di Beirut. Secondo la donna sarebbe improbabile che pochi giorni dopo si trovasse in Francia, nonostante l’accusa sostenga il contrario.
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