25.11.60, San Domingo: massacrate le sorelle Mariposas
La scelta del 25 novembre come giornata contro la violenza sulle donne lo si deve al sacrificio di Patria, Teresa e Minerva Mirabal, le sorelle Mariposas. I militari del dittatore dominicano Truijllo, il 25 novembre 1960, brutalizzarono e assassinarono le “farfalle” (era il loro nome di battaglia). Ce lo ricorda, sulla sua pagina facebook, l’impagabile Davide Steccanella, storico della memoria rivoluzionaria.
Quel gesto di sfida al dittatore
Patria, Minerva e Maria Teresa si opponevano alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. La militanza politica delle tre sorelle Mariposas iniziò il 13 ottobre 1949. Minerva, la più intellettuale delle tre, in una cerimonia organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, osa sfidarlo apertamente. Inizia la persecuzione contro il padre, arrestato. Il dittatore nazionalizza ed espropria i suoi beni.
Il movimento 14 giugno
Minerva è l’unica donna con Dulce Tejada in un gruppo di uomini. Il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione cospirativa contro il regime. Quel giorno nasce l’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno. Il presidente era suo marito Manolo Tamarez Justo, che sarà assassinato nel 1963, ma Minerva ne era l’anima.
Ben presto nel movimento, oltre alla giovanissima (quando l’assassinano aveva soltanto 25 anni) Maria Teresa e al marito, già da tempo attivisti politici, Minerva coinvolge anche la materna e solidale Patria e suo marito Pedro Gonzalez.
In pochi mesi Minerva e Maria Teresa sono arrestate due volte insieme ai mariti. Arriva la condanna a 5 anni per attentato alla sicurezza nazionale. Il regime però si vede costretto a concedere gli arresti domiciliari per le pressioni internazionali.
Il brutale omicidio
Il 25 novembre 1960 le due decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, si aggrega anche se il marito è rinchiuso in un altro carcere, contro le preghiere della madre che teme per lei e i suoi tre figli.
L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz cadono in un’imboscata. Agenti del servizio segreto militare le portano in una piantagione di canna da zucchero, le torturano e uccidono a bastonate. Gli assassini rimettono i corpi nell’auto che fanno precipitare da un dirupo per simulare un incidente. Il tentativo fallisce. Un’ondata di commozione e di sdegno infiamma un Paese intossicato da trent’anni di dittatura
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