Strage del 2 agosto, nulla di nuovo sul fronte bolognese
2 agosto. E’ passato un altro anno ma c’è poco da aggiungere a quello che sappiamo di non sapere sulla strage di Bologna, di cui si è celebrato oggi il trentaseiesimo anniversario. La novità sono scarse. L’unica, rilevante, è l’elezione alla Camera dei deputati di Paolo Bolognesi. Quel che resta del vecchio Pci continua a onorare (e questo gli fa onore, checché se ne voglia pensar male) gli antichi debiti con i familiari delle vittime, così come ha fatto con i magistrati impegnati sul fronte della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata.
E così si continua a pestare acqua nel mortaio. Con la commemorazione bolognese in cui un’emozionata presidente della Camera, poiché “sono stati condannati gli esecutori” invoca la ricerca dei mandanti, dei burattinai, degli strateghi di quella carneficina, dolendosi del tempo perduto. Laura Boldrini capisce le ragioni della piazza, che considera le istituzioni una “controparte inadempiente”: “Come potrei darvi torto?” si chiede retoricamente. In condizioni normali verrebbe da obiettarle: scusa, ma tu non sei tra le massime espressioni di queste istituzioni che noi giustamente schifiamo? Ma, viste le tarantelle di questi giorni, ci sembra un ben veniale peccato di incontinenza…
Anche sulla condanna degli esecutori ci sarebbe da ridire. Perché gli elementi a carico di Mambro e Fioravanti sono scarsi, sicuramente inferiori a quelli per cui sono usciti assolti gli accusati delle altre stragi. E ancor più quelli a carico di Ciavardini che nel processo è stato tirato dentro sulla base di una calunnia e poi vi si è trovato avviluppato dentro. Per chi ha voglia di ascoltare le sue ragioni c’è un’intervista pubblicata sul Giornale d’Italia, l’organo della Destra di Storace:
“Il nostro gruppo ha commesso reati molto gravi, che lo Stato doveva condannare – Racconta Luigi Ciavardini ai microfoni del Giornale d’Italia. – Ma lo sviluppo storico di questo gruppo dimostrava che nulla poteva avere a che vedere con lo stragismo. Nulla dimostrava che qualcuno di noi, quel giorno, poteva essere a Bologna. Se andiamo a leggere le carte con onestà intellettuale, è chiaro che non c’è alcun rapporto tra noi e i servizi deviati. Bologna ha detto basta a quella che poteva essere una gioventù, che aveva degenerato, che aveva deviato, che aveva dimostrato, si, una non valutazione della vita ma che aveva dimostrato anche il distacco netto da strategie strane. Era una politica istintiva, che probabilmente non ha valutato a fondo il valore delle persone, ma che non ha mai dato occasione a nessuno di dire che le nostre azioni potessero essere fatte nell’interesse di gruppi legati a questo doppio Stato, a questa vena nascosta di Stato parallelo. Noi quel 2 agosto eravamo a Padova. Non a Bologna. Anzi, davanti a quelle immagini ciascuno di noi rimane colpito ed amareggiato, e con il fiato sospeso. Attendo che prima o poi arrivi davvero, questa verità.
Qui invece potrete vedere il video integrale sul 2 agosto, opera di Micol Paglia ed Emma Moriconi (chissà perché il link con la videointervista non è disponibile nella pagina dell’articolo?).
Sulle piste alternative, a cui il mio blog Fascinazione ha dedicato decine di post (da me assemblati in due pdf per comodità di consultazione: qui si può scaricare la prima parte, qui la seconda) c’è da registrare, nello scorso mese di giugno, l’assoluzione di una dei sospettati per la cosiddetta pista tedesco-palestinese, Christa Frolich, nel processo che la vedeva alla sbarra con il super-terrorista Carlos per le stragi in Francia negli anni ’80.
Così le attenzioni dei sostenitori delle piste internazionali si è focalizzata sulla figura dell’altro tedesco sospettato: perché, si chiedono gli scopritori della pista tedesco-palestinese, se è innocente Kram continua a mentire?
Intanto, a spiegare perché Kram è innocente, ci prova Emanuele Midolo, su Agora Vox
Thomas Kram, “esperto falsificatore”, viaggia con i suoi documenti ufficiali, una pratica inusuale per un terrorista che sta per organizzare la strage più sanguinaria degli anni di piombo. Negli anni ’80, la ORI di Carlos (di cui Kram avrebbe fatto parte) aveva a disposizione 140 passaporti di svariate nazionalità e oltre 600 timbri contraffatti, come testimoniato dagli atti della stessa Commissione Mitrokhin. Se Kram era davvero in missione per conto dello Sciacallo, per quale motivo non viaggiava sotto falsa identità? Gli accertamenti sul conto di Kram, come di altre 1040 persone – soprattutto di nazionalità straniera – che hanno soggiornato a Bologna in quei giorni vengono compiute nelle ore immediatamente successive alla strage. Già il 7 agosto il questore di Bologna comunica alla Digos e al Ministero dell’Interno la presenza di Kram in città. Le verifiche si chiudono il 16 agosto 1980. Agosto millenovecentottanta. Dove sta il segreto impenetrabile? Kram non è mai stato collegato al gruppo Carlos. In nessuna delle inchieste condotte sul conto di Ilich Ramirez Sanchez compare il nome di Thomas Kram. La sua presunta appartenenza all’ORI è un’invenzione tutta italiana. Un teorema che non sta in piedi; la procura di Bologna dovrebbe tenerne conto.
Per ora è tutto…
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