Cutonilli: mai occupato della strage di Bologna da avvocato

Strage di Bologna: Valerio Cutonilli coautore della controinchiesta sulla pista palestinese con Rosario Priore replica ad Anna di Vittorio

Gentile Professoressa,

La ringrazio per i toni sempre cortesi della Sua lettera che ho letto con interesse e particolare attenzione. Avevo compreso la simbologia meno evidente della melagrana ma le Sue parole hanno il significato di una preziosa conferma. Lei è nel Giusto e il mio auspicio è che prosegua, assieme a Suo marito, nella strada da Voi due intrapresa.

Sono lieto di apprendere che le pagine del libro scritto al fianco di Rosario Priore, dedicate alla vicenda di Mauro, siano risultate di Suo gradimento. In effetti, abbiamo valutato gli elementi d’indagine – ragionando su ogni singola tipologia di verifica concretamente effettuata dalla polizia giudiziaria – e condiviso pienamente le conclusioni rassegnate dal Pm Cieri. Ipotizzare un attentato kamikaze, da parte di un gruppo marxista, sarebbe una sciocchezza che solo un grave pregiudizio ideologico può ispirare.

Ma in una Nazione libera chi pone domande è sempre nel giusto perché vuole capire e ne ha insindacabile diritto. Non può essere trasformato in un indelicato accusatore che dovrebbe chiedere scusa a qualcuno. Soprattutto se le domande vengono poste nel rispetto di tutti, dei vivi ma soprattutto dei morti. Di Suo fratello Mauro che non meritava di concludere l’esistenza terrena a Bologna quel 2 agosto 1980.

Devo confidarle che non mi piace affatto il sentimento ostile alimentato in questi giorni nei confronti di Enzo Raisi. Anche perché mi ricorda da vicino quello impunemente intimidatorio – innescato da persone molto distanti da Lei e dalla Sua esemplare educazione – nei riguardi della mia persona ma soprattutto di Rosario Priore, l’unico italiano a cui viene disconosciuto lo status di parente di una delle vittime dell’esplosione di Bologna.

Apprezzo la vivacità intellettuale di Paolo Persichetti – per formazione culturale non amo subordinare i giudizi positivi al principio della reciprocità – e ho trovato aberrante il fatto che poche settimane or sono abbia suscitato sdegno la sua partecipazione a un convegno poi curiosamente rinviato.

Tuttavia, ritengo che il ruolo di censore che in questi giorni l’ex militante dell’Unione dei Comunisti Combattenti sta assumendo nei riguardi di Enzo Raisi non trovi conforto nelle già richiamate conclusioni del Pm Cieri. Conclusioni che, a mio sommesso avviso, vanno ricordate integralmente e non a ponderata intermittenza.

Quando nel 2012 Raisi rivelò al Resto del Carlino l’episodio sino ad allora sconosciuto dell’obitorio, Persichetti accusò l’ex parlamentare di raccontare falsità. Per evitare interpretazioni soggettive o travisamenti, riporto integralmente il testo delle dichiarazioni: “A chiamare, lascia intendere, sarebbero stati i complici di Mauro, quegli stessi «giovani dei collettivi di sinistra» che avrebbero fatto il riconoscimento in obitorio fuggendo prima di essere identificati, oppure la fantomatica ragazza accompagnata da un mediorientale (sicuramente piccola e biondina, magari di nome Christa, come suggerisce Gabriele Paradisi nell’intervista a Loriano Machiavelli, associando del tutto abusivamente il nome della Fröhlich a quello della protagonista del romanzo). Una descrizione proveniente, scrive Cutonilli, da «colloqui diretti» che Raisi avrebbe tenuto «con il personale medico di Bologna», dell’obitorio si suppone. Singolari testimoni che ritrovano la memoria a 32 anni di distanza. Una memoria in sintonia coi tempi, dalle caratteristiche tipicamente neocon, del genere clash of the civilisations, roba da islamofobia post-11 settembre”

Ebbene il PM Cieri ha accertato la veridicità dell’episodio riferito da Raisi, ovvero dell’uomo mediorientale e della ragazza che nell’agosto 1980 scapparono dall’obitorio per sottrarsi all’identificazione del sottoufficiale dei carabinieri. Lo hanno confermato all’autorità giudiziaria i medici Alberto Cicognani, Antonio Iesurum e Giuseppe Fortuni, medici all’epoca dei fatti in servizio nell’obitorio, che lo seppero da Piergiorgio Sabattani, il primario che era corso dietro ai due fuggitivi assieme al brigadiere Giancarlo Ceccarelli. Il Pm Cieri ha ritenuto il fatto non ulteriormente indagabile perché sia Sabattani sia Ceccarelli sono ormai deceduti. Se fossero stati escussi 32 anni prima, i predetti sommari informatori tuttora viventi – e anche quelli ormai passati a miglior vita – avrebbero potuto sostenere uno sforzo mnemonico minore di quello ipotizzato da Persichetti.

Tutto ciò, a parere mio e di Priore ma soprattutto a giudizio del suddetto Pm Cieri, non consente di muovere alcuna accusa nei confronti di Mauro. Tuttavia, L’appurata veridicità del fatto riferito alla stampa nel 2012 impedisce di accusare Raisi di aver raccontato il falso. Sono certo che converrà con me.

Contrariamente a quanto fatto credere da taluni, le mie ricerche sull’esplosione di Bologna sono completamente svincolate dall’attività professionale. Da avvocato, non mi sono mai occupato e mai mi occuperò della strage del 2 agosto 1980.

Ritengo, quindi, che per scrivere un libro non si debba preavvisare la Procura di Repubblica di Bologna a cui va comunque la mia piena e incondizionata fiducia.

Ho come l’impressione che la tragica vicenda di Bologna riserverà in tempi non lontani nuove sorprese. Priore e il sottoscritto, se del caso, le seguiranno da spettatori.

Le rappresento la mia sincera stima, augurando ogni bene a Lei e a Suo marito.

Valerio Cutonilli

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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