Strage di Bologna: la ricerca ossessiva della verità non può prescindere da atti e documenti
Proseguono, con ostinazione degne di migliore causa, le attività di Enzo Raisi, alla “ricerca ossessiva della verità” sulla strage di Bologna. Dalla pagina facebook dedicata al suo libro “Bomba o non bomba” apprendiamo così che nei giorni scorsi si sono svolte presentazioni del volume: in una radio privata, in un convivio dei Lyons. Nonostante le conclusioni dell’inchiesta giudiziaria l’ex parlamentare finiano persiste però nell’errore di sollevare dubbi che sono invece del tutto stati chiariti:
Su Mauro Di Vittorio vittima del 2 agosto chiesi di fare alcune verifiche sulle base di diverse informazioni e dati che avevo raccolto mentre scrivevo il libro di indagine Bomba o non Bomba alla ricerca ossessiva della verità e che li ho riportato. Fui pubblicamente linciato, addirittura due noti Br mi attaccarono pubblicamente e stranamente dicendomi di lasciare in pace la memoria del compagno Di Vittorio… molti fatti non mi tornavano e, senza accusare nessuno, io chiedevo solo di fare degli ulteriori accertamenti…..ad esempio qui sotto vedete la sua carta d’identità che secondo le fonti ufficiali fu trovata alla stazione, in realtà non risultava da nessuna parte nei documenti ufficiali degli oggetti smarriti nell’eccidio e non l’aveva addosso il Di Vittorio in quanto gli trovarono, anche qui documenti ufficiali alla mano, solo un biglietto del metro di Parigi. Per i famigliari doveva essere a Londra, era un militante/simpatizzante dell’autonomia romana, fu la penultima vittima ad essere identificata dopo molti giorni dalla strage del 2 agosto perché appunto non aveva alcun documento addosso e i famigliari lo identificarono con questa carta d’identità, completamente intonsa come potete vedere voi direttamente che qualcuno sostenne essere stata trovata fra le macerie… per chi crede ai miracoli, questo e’ un miracolo……ma per chi ci crede, solo per chi ci crede, ai miracoli..misteri della fede e della giustizia italiana.
In realtà un anno e mezzo fa un lungo e dettagliato servizio di Paolo Persichetti aveva chiarito in maniera definitiva le questioni sollevate ossessivamente da Enzo Raisi:
Veniamo alla figura di Mauro Di Vittorio, chiamato in causa dall’ex carabiniere missino, poi onorevole trombato, Enzo Raisi. Quando l’ipotesi della rappresaglia come movente della strage per il sequestro dei missili palestinesi intercettati davanti al porto di Ortona prima del loro imbarco cominciò a traballare, venne introdotta la variante dell’incidente intercorso durante un trasporto di esplosivo. Tecnicamente le perizie hanno sempre smentito un simile scenario perché la valigia esplosiva era collocata in una posizione tale da far pensare che la deflagrazione dovesse sortire il massimo effetto, e soprattutto conteneva l’innesco. Non si trasporta esplosivo innescato. Contro ogni principio di realtà tuttavia i sostenitori della pista palestinese hanno cercato il complice italiano, l’anello mancante, quello che avrebbe dovuto portare con sé la valigia, e questo perché nessuno ha mai visto Kram o la Froelich in stazione. Il complice italiano era fondamentale anche per creare il nesso con le organizzazioni armate della sinistra rivoluzionaria italiana. E così, come fanno le Jene (vedi qui), si è cominciato a rovistare tra i morti. Si cercava un giovane, possibilmente romano, legato all’area dell’autonomia, meglio se al collettivo di via dei Volsci, come Pifano e Baumgartner arrestati ad Ortona con i missili insieme ad Abu Saleh, il rappresentante del Fplp. Ma ancora meglio se fosse stato in odore di Brigate rosse. Magari uno di quei giovani presi nelle retate di Br city, tra la Tiburtina e Cinecittà. Alla fine è sbucato Mauro Di Vittorio, 24 anni, di Tor Pignattara. Non era affatto un militante anche se era conosciuto da chi frequentava la sezione di Lotta continua del quartiere. Di Vittorio guardava altre periferie, quelle londinesi, dove aveva una stanza in uno stabile occupato, portava lunghi capelli un po’ rasta, aveva una barba molto folta (vedi qui la sua storia).
I Pm gli dedicano appena una pagina per scagionarlo. Si affidano ad alcuni rapporti della Digos ed alle parole della sorella Anna, intervenuta per difenderne la memoria nel silenzio più assoluto (leggi qui) dell’associazione delle vittime della strage e del suo presidente, Paolo Bolognesi, che per ragione sociale avrebbe dovuto fare tuoni e fulmini contro questo linciaggio. Un eccesso di sufficienza di fronte ad un’accusa calunniosa rivolta verso una persona che non può più difendersi e che a distanza di decenni viene uccisa una seconda volta. Tanto più che le accuse di Raisi poggiano su evidenti contraffazioni documentali contenute anche in un libro e menzogne sfacciate. Qui sotto potete trovare una pagina manoscritta del suo diario di viaggio. Respinto alla frontiera londinese, la mattina del 2 agosto dopo un rocambolesco viaggio di ritorno attraverso la Francia (dove venne multato perché privo di biglietto) si ritrovò a Bologna per morire nella deflagrazione. Enzo Raisi ha sempre negato l’esistenza di questo diario di cui avevamo già pubblicato il testo integrale apparso su Lotta continua nei giorni successivi alla strage (leggi qui).
Per i sostenitori della pista palestinese non solo il diario era una contraffazione costruita postmortem ma Mauro Di Vittorio sarebbe stato a Bologna in anonimato, proprio perché stava trasportando dell’esplosivo. Raisi ha sempre sostenuto che non vi era traccia della sua carta d’identità. Eccolo servito. La carta d’identità di Mauro è stata restituita alla sorella Anna, insieme con altri effetti personali del fratello, dalla Polfer il 12 agosto 1980. Ecco l’incipit del processo verbale di consegna presente negli atti dell’inchiesta di cui i pm hanno chiesto l’archiviazione:
L’anno 1980 addì 12 del mese di Agosto, alle ore 11.45, negli Uffici del Comando Posto Polizia Ferroviaria di Bologna, Innanzi a Noi sottoscritti Ufficiali di P.G., è presente la Signorina DI VITTORIO Anna, nata a Roma il 3.8.1954 ivi residente in Via Anassimandro Nr.26, nubile Insegnante, Tessera Mod AT rilasciata dal Ministero della Pubblica Istruzione-Provveditorato Agli Studi di Roma il 14.1.1977 Nr.38290339.
Un verbale di consegna è un documento ufficiale ed è agli atti dell’inchiesta che scaturisce proprio dalle iniziative dell’ex onorevole e di alcuni suoi sodali. Ci sembra abbastanza, per ora…
… per ora …
ANNA DI VITTORIO e GIAN CARLO CALIDORI