Strage di Bologna, lo speciale KulturaEuropa e il pezzo sull’Unità

Domenica 6 agosto 2023, un’ora di discussione sulla strage di Bologna, a partire dallo scandalo De Angelis, con Radio KulturaEuropa

Domenica in una webradio della destra radicale, oggi sull’Unità una lunga intervista a Davide Steccanella sul diritto di criticare (nel merito e nel metodo) le sentenze sulla strage di Bologna. L’aspetto imbarazzante è che gli unici giornalisti a scendere in campo a difesa di Marcello De Angelis sono di sinistra: Giampiero Mughini, Paolo Guzzanti, Piero Sansonetti, Andrea Colombo, il sottoscritto … A destra, muti Ps: tocca ricordare il professor Peppe Carrese che ci ricorda che

TUTTE le sentenze di qualunque ramo del diritto si criticano da sempre: si chiama “nota a sentenza” ed è una banca della dottrina esistente in TUTTE le riviste giuridiche

strage di bologna

“Marcello De Angelis ha parlato a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti”. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha così motivato il no alla richiesta di dimissioni avanzata dal leader del Pd, Eddy Schlein. Il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione resta al suo posto: “essendo il dialogo il faro del mio operato, valuterò con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato”.

De Angelis, sottolinea il presidente Rocca, “si è espresso sulla sua pagina Facebook da privato cittadino e non nella sua carica istituzionale, un ruolo tecnico per il quale è stato scelto vista la sua pluriennale esperienza professionale e che non ha nulla a che fare con l’indirizzo politico dell’istituzione che mi onoro di rappresentare”.

Rocca: ricerca continua della verità

“La stagione delle stragi in Italia, di cui Bologna è stato l’episodio più straziante, è ancora una ferita aperta per il nostro Paese”. Per il presidente della Regione Lazio “le sentenze si rispettano e vista la mia professione di avvocato non posso che ribadire questo. Ma il rispetto per le sentenze non esime dalla volontà di ricerca continua della verità, specialmente su una stagione torbida dove gli interessi di servizi segreti, apparati deviati e mafia si sono incontrati”.

Su questa essenziale questione di libertà – il diritto di criticare la verità storica di una sentenza senza rischiare il posto di lavoro – abbiamo sentito un altro avvocato, difensore di terroristi (Cesare Battisti) e grandi banditi (Renato Vallanzasca) ma anche autore di importanti testi storici sulla lotta armata e i movimenti rivoluzionari.

Steccanella: l’Italia un paese strano

“ L’Italia è uno strano Paese – osserva Steccanella – dove può accadere che nei confronti delle sentenze passate in giudicato sui due fatti più significativi del decennio dei ’70 (Moro e strage di Bologna) vi sia diffuso scetticismo su quelle che ci hanno azzeccato (il primo fatto) e non su quelle (il secondo fatto) che invece non convincono per nulla.

La sentenza ‘base’ definitiva su Bologna (cui verranno aggiunti man mano nuovi concorrenti: Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, con decisioni successive), è quella della Cassazione a Sezioni Unite del 23 novembre 1995 che ha condannato Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Sia in questo iter processuale sia nel successivo contro il minorenne Ciavardini c’è stata assoluzione in un grado di giudizio. Già questo iter altalenante di decisioni opposte da parte di diverse Corti di Assise, sulla cui “ragionevolezza” non è dato di dubitare, pare incrinare quel principio cardine di assenza di dubbio alcuno per pervenire a condanna che sorregge l’articolo 533 del codice di rito”.

Ora è arrivata la condanna in primo grado per Paolo Bellini. Una sentenza che riscrive la storia. Licio Gelli, ridotto nel processo ai Nar al ruolo di depistatore con i vertici dei servizi segreti, viene ora restituito al ruolo di ispiratore e finanziatore della strage.

Sì, sono state pubblicate le ultime 1724 pagine di un’ennesima sentenza per dire che c’era anche Bellini dopo le oltre 2000 che avevano detto che c’era anche Cavallini e che si assommano alle oltre 10mila che avevano detto che c’erano Mambro, Fioravanti e Ciavardini. 40 anni di oltre 100mila pagine di oltre 20 processi (tra annullamenti e rinvii) con oltre 60 giudici togati e 100 popolari e in futuro ulteriori appelli e cassazioni per spiegare al paese semplicemente chi e perché quel 2 agosto 80 mise una bomba che uccise 85 persone e tutto questo senza riuscirci

In molti, anche a sinistra, sono convinti che la storia dei Nar, pur feroce e sanguinosa, sia incompatibile con lo stragismo.

Infatti. Il “problema” è che i militanti NAR erano certamente di provenienza romano-fascista, ma poi il loro spontaneismo armato con cui si muoverà la loro (limitata) organizzazione non aveva nulla a che vedere con trame nere o con lo stragismo di Stato e di poteri occulti che hanno insanguinato per anni, impuniti, il nostro paese. La loro condanna (palesemente sbagliata perché basata su motivazioni illogiche e prive di alcun serio supporto probatorio) che in tanti oggi difendono, Mattarella per primo, non rende affatto di “matrice fascista” la strage di Bologna. Basterebbe leggere la storia del NAR … Sia chiaro che non li difendo: di omicidi orrendi ne hanno commessi a iosa, però le “verità di comodo” mi hanno sempre infastidito, preferisco arrivarci (magari sbagliando) con la mia testa.

Può provare a spiegare in estrema sintesi perché le condanne non “funzionano”?

Sul piano “tecnico” da avvocato, la motivazione della condanna 1995 di Mambro e Fioravanti fa acqua da tutte le parti. Cominciamo col dire che: 1) manca totalmente l’individuazione di un movente attribuibile ai due, 2) la bomba si pone in totale contrasto con l’intera storia militare (accertata) precedente dei NAR e con quella successiva, dalla fondazione risalente agli inizi del 1978 fino all’arresto degli ultimi militanti alla fine del 1983 (con Fioravanti e Mambro detenuti da tempo), e 3) si tratterebbe dell’unica azione dei NAR non nota neppure al principale pentito (tra i tanti) di quell’organizzazione (Cristiano Fioravanti), il quale, pur avendo raccontato ogni frammento della sua militanza nel gruppo armato del fratello, su questa vicenda ha sempre smentito vi sia stato alcun coinvolgimento.

Tre elementi di partenza, se ne converrà, non di poco momento a fronte della più tragica strage della storia italica, cui si è aggiunto, quarto elemento, l’assenza di qualsivoglia contatto accertato tra i NAR e l’ultimo condannato in ordine di tempo, il neofascista Bellini.

Venendo più nel dettaglio alla sentenza Marvulli, si legge testuale che la condanna poggia su 4 prove: 1) le dichiarazioni di Massimo Sparti; 2) il movente dell’omicidio di Francesco Mangiameli; 3) l’annullamento di un appuntamento a Venezia il giorno prima da parte di Luigi Ciavardini; 4) la scarsa attendibilità dell’alibi offerto dagli imputati. Bene, ciascuno e tutti e quattro questi elementi sono inconsistenti, non collegati tra loro e contraddittori.

In conclusione

Va ricordato che nessun elemento collega i due condannati all’ordigno, non si sa dove lo avrebbero preso e da chi e in nessuno dei tanti ritrovamenti di basi e armamentario NAR si sono trovate tracce analoghe a quell’arma micidiale che sarebbe quindi stata usata per la prima e unica volta e solo quel giorno, facendo sempre tutto da soli Mambro, Fioravanti e un minorenne da poco ingaggiato senza dirlo a nessuno e infine coinvolgendo pure il Bellini con cui mai avevano avuto rapporti.

E quindi è cosa buona e giusta continuare a esercitare il diritto di critica anche contro le sentenze passate in giudicato. Grazie al quale, per citare due esempi tragici, non sono più a scontare l’ergastolo gli innocenti condannati per il massacro dei carabinieri di Alcamo e per la strage di Borsellino e la sua scorta.

Sono un avvocato per cui rispetto il valore delle sentenze ma ritengo legittimo diritto di ogni cittadino quello di commentare le motivazioni pubbliche di condanne per episodi di straordinaria gravità che hanno contrassegnato la storia del nostro paese senza per questo dovere essere messi alla gogna e tanto meno accusati di simpatie filo fasciste. Il nostro ordinamento democratico prevede appunto che il giudice dia conto in motivazione delle ragioni per le quali un imputato e’ stato ritenuto colpevole di un certo fatto e la lettura delle varie sentenze che si sono succedute per la strage di Bologna non mi ha mai convinto per vari motivi che ho cercato più volte di spiegare.  Come ha ricordato di recente anche Sergio D’Elia ci sono state nella storia anche condanne ingiuste perché la giustizia e’ amministrata dagli uomini che sono per definizione fallibili

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “Strage di Bologna, lo speciale KulturaEuropa e il pezzo sull’Unità

  1. Salve,
    sono un lettore interessato al fenomeno, molto italiano, delle condanne eclatanti e farlocche di innocenti in alcuni casi topici della vicenda itailana anni 60/80 del secolo scorso (da Valpreda a Scarantino). Condivido le osservazioni di Steccanella, e non credo che le 1700+2000+… pagine di sentenza abbiano chiarito alcunché, e comunque non la colpevolezza dei condannati ex-NAR. Non tocca ai difensori di chi si proclama innocente preoccuparsi di scoprire il vero colpevole (anche se certo aiuterebbe). Ma siccome non scrivo da difensore, mi domando, allora chi fu, e perché? Assumendo (a fini sia euristici che eristici :-)), che la strage sia stata realizzata comunque in ambienti di Dx (non necessariamente neofascisti in senso stretto), con intenti allora anche anti-PCI, a chi si potrebbe pensare? Nella prima sentenza, del 1986, vedo coinvolti molti nomi noti, da Calore a Tilgher e Fiore, da Freda a Delle Chiaie, da Fiebelkorn al povero Pagliai, da Gelli a Pazienza, e molti altri. Ma se non sbalgio, non tutti. Mancano i nomi di una qualche altra cordata? VI è stata una abile mossa di scaribarile da parte di chi non era bruciato contro chi lo era da tempo? Dopo tanti anni, e molta raccolta documentazione, negli ambienti a chi si pensa? Solo ai palestinesi di Habbash e Giovannone?

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