Strage di Brescia, i giudici condannano Ordine nuovo: ma in Veneto è uno e trino

La strage di piazza della Loggia a Brescia è “sicuramente riconducibile” alla ‘destra eversiva’ e “tutti gli elementi evidenziati convergono inequivocabilmente nel senso della colpevolezza di Carlo Maria Maggi”. Lo scrivono i giudici della corte d’assise d’appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, condannarono Maggi, allora ispettore di Ordine nuovo per il Triveneto e l’ex collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, all’ergastolo per l’eccidio del 28 maggio del ’74. Secondo i giudici Maggi, aveva “la consapevolezza” di poter contare “a livello locale e non solo, sulle simpatie e sulle coperture – se non addirittura sull’appoggio diretto – di appartenenti di apparati dello Stato e ai servizi di sicurezza nazionale ed esteri”.

I due Ordine nuovo

Così l’Ansa sulle motivazioni della sentenza d’appello nel terzo processo per la strage di Brescia. C’è però un particolare che non torna. Nel maggio 1974 Ordine nuovo non esiste più da tempo. La maggioranza del Centro Studi, guidata da Rauti, è rientrata nel novembre 1969 nel Msi. E al periodo precedente si riferisce quell’incarico.
Col rientro decine di quadri rautiani andranno a ricoprire incarichi negli organismi dirigenti in rappresentanza di quella che sarà una consistente componente organizzata. La minoranza, al seguito di Graziani, ha dato vita al Movimento politico Ordine nuovo, messo al bando dal Viminale, per decisione unilaterale del ministro Taviani, il 23 novembre 1973, dopo la condanna dei suoi dirigenti nel processo di primo grado per rifondazione del partito fascista.

La componente missina

Carlo Maria Maggi faceva parte della prima componente: tant’è che nel maggio 1972 è candidato alle elezioni politiche nelle liste del Movimento sociale, nel dicembre 1973 pubblica sul periodico “Generazione” una lettera di solidarietà a Franco “Giorgio” Freda in seguito alla quale Giorgio Almirante, segretario nazionale, commissaria la federazione veneziana del Msi, di cui il medico mestrino era dirigente.
Certo, è una follia attribuire al Msi una qualche responsabilità collettiva e strategica sulle stragi che insanguinarono l’Italia tra il dicembre 1969 e l’agosto 1974 ma resta un bizzarro dato statistico: tutti i (pochi) neofascisti ritenuti colpevoli per quella stagione del terrore provenivano dal Centro Studi Ordine nuovo e militavano nel Msi:
1. Carlo Digilio, l’armiere, agente americano, condannato per la strage di piazza Fontana come fabbricante dell’ordigno (prescritto per la collaborazione giudiziaria) e indicato nell’ultima sentenza su Brescia come fornitore della bomba usata;
2. Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini (segretario di sezione), organizzatori della strage di Peteano, condannati entrambi all’ergastolo;
3. Carlo Maria Maggi, esponente di spicco della corrente rautiana
4. Marcello Soffiati, titolare della trattoria da cui parte l’ordigno per la strage

La specificità veneta

In realtà il Triveneto rappresenta un’area molto particolare in cui pesa molto la dimensione di marca di confine, di frontiera con l’Est, di area a sovranità limitata dall’ingerenza americana. E così certe differenze nette nei salotti e nelle piazza romane qui si stingono. E saranno numerosi gli intrecci tra i militanti del Mpon (i veronesi che vanno a Brescia ai funerali del loro camerata Silvio Ferrari con una corona con l’ascia bipenne e si menano con i compagni e la polizia: l’innesco della strage) gli ordinovisti rientrati nel Msi e il gruppo di Freda che non è mai stato in Ordine Nuovo ma che prima “corteggia” i militari poi organizza una campagna di attentati dinamitardi per riscaldare il clima…

Per approfondire

Sono tanti i materiali prodotti tra libri e blog sulla strage di Brescia e contorni. Qui vi ripropongo gli essenziali:

Il mistero della strage di Brescia
  1. Le intercettazioni che aprono la pista veneta
  2. I dubbi e le certezze della pista veneta
  3. L’inchiesta dei Ros
  4. Le obiezioni di Murelli
  5. Le rivelazioni di Zani
La pista rossa che non c’è e i finti scoop
  1. Le accuse di Vinciguerra al Pci
  2. I legami tra Brescia e Bologna
  3. I dubbi di Cutonilli sulla pista rossa
  4. Niente è più inedito della carta stampata

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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