Dietro la strage di Plymouth la quieta disperazione di un represso sessuale

Soltanto sei minuti. Sono bastati sei minuti a Jake Davison, 22 anni, per compiere una strage nella cittadina di Plymouth con un fucile a pompa. Prima di puntarlo contro sé stesso ha ucciso cinque persone, tra cui una bimba di soli tre anni. Un incidente non collegato al terrorismo che per ora rimane senza una reale motivazione e forse anche per questo, ancora più inquietante.
Era dal 2010 che in Gran Bretagna non si verificava un evento così grave. I servizi d’emergenza sono stati chiamati da un’abitazione del centro dopo le 18 di giovedì. La polizia è giunta sul posto dopo sei minuti e c’erano già quattro morti più un ferito grave che è deceduto più tardi in ospedale.

La sequenza del massacro

Davison, che lavorava come gruista per la Babcock International, ha ucciso per prima la madre di 50 anni, Maxine Chapman, poi ha proseguito lunga la via dove ha colpito a morte una bambina di tre anni, Sophie Martyn, e suo padre Lee di 40 che la teneva per mano.
La sua furia si è scagliata poi su una coppia, una donna ed un uomo, ora in ospedale ma non in pericolo di vita.
Infine si è diretto verso il parco dove ha colpito a morte un altro uomo di 59 anni Stephen Washington e un’altra donna Kate Shepherd di 66 anni che è morta all’ospedale di Derriford in seguito alle ferite riportate.
Dopodiché i testimoni hanno raccontato alla polizia di aver visto Davison rivolgere l’arma contro sè stesso e premere il grilletto. Una scena raccapricciante, quasi irreale.

Un grande orso dallo sguardo stralunato

La polizia è ora all’opera sulle scene della strage e il capo della polizia del Devon e della Cornovaglia Shaun Sawyer ha confermato che l’omicida aveva un regolare porto d’armi.
Nei prossimi giorni verranno esaminati anche il suo computer e i suoi post sui social media per tentare di comprendere qual è stato il motivo di un simile massacro.
Non si sa al momento se il ragazzo era stato precedentemente trattato per problemi mentali e i suoi post su YouTube, ora prontamente cancellati, sono il grido di dolore di un giovane uomo infelice, uno dei tanti.
Capelli folti e ricci, occhi chiari e barba folta, Jake Davison aveva l’aspetto di un grande orso apparentemente ma dallo sguardo stralunato.

La disperata solitudine di un depresso

Nel suo ultimo post di 11 minuti che risale a tre settimane fa esprime tutta la sua depressione dicendo «di aver tentato e di continuare a tentare» ma di sentirsi sempre «da solo contro il mondo, sempre nella stessa posizione», «battuto dalla vita».
Stancamente conclude dicendo: «So che è solo un film, ma qualche volta mi piacerebbe essere come Terminator o qualcosa del genere. Che, sebbene il suo sistema di funzionamento stia cedendo, continua ad andare avanti per portare a termine la sua missione».
Non c’è rabbia nelle sue parole, solo una quieta disperazione, ma non ti aspetti di incontrarlo per la strada con un fucile puntato.

Un video sugli Incel

Altri video sono più inquietanti come quello in cui il ragazzo accenna al gruppo «incels» che sta per «celibi involontari». Uomini che addossano alle donne la colpa dei loro fallimenti sentimentali e che spesso sono stati collegati ad un numero di atti violenti. Sul sito di Reddit l’uomo aveva ammesso di essere ancora vergine e di non attrarre per nulla le donne. Soltanto tre settimane fa aveva accennato anche a stragi di massa. In passato aveva discusso della legge sul porto d’armi affermando che «ci sono molte più pistole in Europa e in Inghilterra di quanto la gente pensi». E oggi Plymouth piange attonita le vittime di una strage senza movente.

Fonte: Erica Orsini/Il giornale

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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