12 dicembre/3. Fu strage di Stato? Una bella discussione aperta da Andrea Colombo
Una bella discussione è in corso sulla pagina facebook di Andrea Colombo, a cui non piace l’espressione “Strage di Stato”. Qui ripropongo alcuni post interessanti e segnalo la fantastica scoperta di Andrea Zanardo che ha scovato una pagina dedicata alla carriera militare di Guerin Serac in un forum di fanatici delle decorazioni di guerra
Intorno a quel che successe 50 anni fa ci sono un paio di formule che non mi hanno mai convinto, nemmeno all’epoca dei fatti. Una è “strage di Stato”. Alla lettera significa una strage organizzata dallo Stato ed escluderei che Mariano Rumor aspettasse il botto. Escluderei anche che Gianadelio Maletti avesse organizzato la mattanza.
Una parte sostanziosa e per nulla deviata dei servizi segreti organizzava da un pezzo provocazioni esplosive, qualcuno sognando la Grecia, molti altri solo per stabilizzare. La scelta di “alzare il tiro” direi che fu presa senza aspettare ordini superiori da un gruppo di neonazisti che è una forzatura definire “cellula di Ordine Nuovo”, non risultando coinvolgimenti diretti di Rauti o Graziani.
Lo Stato in tutte le sue articolazioni ha dato il peggio di sé dopo la strage, non prima. Dal’assassinio di Pino Pinelli, a cui fu sacrosanto rispondere con la campagna contro Calabresi che oggi viene definita “feroce” mentre era esattamente ciò che andava fatto, alle coperture e ai depistaggi messi in opera per salvare se stessi, mica Freda.
Ma anche in quel caso la storia della “perdita dell’innocenza” mi pare una menata. Ripetevamo dalla mattina alla sera che lo Stato borghese era quella roba lì. Ce lo immaginavamo persino peggio di quel che dimostrò di essere. L’innocenza la poteva perdere solo chi non credeva manco un po’ a quello che diceva.
Fossati: fu la perdita dell’innocenza
Forse tu eri all’epoca già molto politicizzato. Io ero invece una studentessa milanese del movimento, convinta da un discorso antiautoritario e dalla solidarietà con i vietnamiti e gli operai,si ripetevo anch’io slogan rivoluzionari ma non è che ne capissi le implicazioni. insomma, piazza Fontana fu veramente la perdita dell’innocenza. Anche perché cambio’ il
clima culturale della città e tutto diventò più duro e più cattivo.
Grispigni: lo Stato usò i fascisti contro gli operai
L’idea che pezzi di stato intervengano solo dopo la strage e’ quanto meno bizzarra e giustificazionista. Gli attentati erano cominciati prima del 12 dicembre e la pista anarchica già calda. La strategia, con il coinvolgimento anche di settori del mondo politico, è quella di usare i fascisti contro le lotte. Poi si dimostra nei fatti che i criminali fascisti non sono facili da manovrare
Gibertini: andammo subito lì dalla Statale
io da lì a pochi giorni ne avrei compiuti sedici di anni e quel pomeriggio stavo alla statale – pochi metri più in là dalla banca dell’agricoltura -, appena intuito quanto era successo ci recammo lì e poi parti il tam tam che fece arrivare anche molti altri. Grande lo sgomento e la concitazione ma se ben ricordo ci fu subito chiaro l’intenzione di quella bomba. E che fossero stati fascisti a collocarla. Che Rumor fosse il diretto regista o meno credo sia di poca rilevanza per stabilire se la strage fosse o no di Stato, le – se ricordo bene – 9000 denunce, le perquisizioni a tappeto nelle case di leader operai e studenteschi ecc. che partirono il giorno seguente e che riguardavano lotte di fabbrica e scuola, invece si lo sono molto rilevanti.
Che lo stato borghese fosse un “nemico agguerrito” e che si “abbatte e non si cambia” si faceva parte della nostra consapevolezza, che fosse in grado di arrivare a tanto direi un po’ meno.
Smerilli: Lc vide giusto
Ti consiglierei di leggere il bellissimo libro di Paolo Morando : “prima di piazza Fontana. La prova generale”. Ieri è stato premiato a Fiuggi. Il canovaccio del libro era stato scritto molto tempo fa da Lotta Continua (qui il pdf del settimanale, non ancora quotidiano). Inoltre dovresti leggere l’altrettanto indispensabile “la bomba.” di Enrico Deaglio. Stanno ormai venendo fuori prepotentemente le complicità con gli stragisti (complicità, non depistaggio) dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’interno bellamente ignorati dai i magistrati di Milano che chiusero entrambi gli occhi sulla presenza in questura, al quarto piano quando Pinelli fu buttato giù, del vice di D’Amato, Silvano Russomano, col maresciallo Alduzzi e la sua squadra. Furono loro, Russomanno collocò la sua scrivania accanto a quella di Allegra nel suo ufficio, a sventare la facilissima individuazione dei colpevoli e a finalizzare le indagini in qualsiasi modo, anche quello di buttare dalla finestra un innocente, verso colpevoli designati in precedenza. Prima della strage, dal ministero dell’interno del governo italiano. Non di puo’ dire strage di Stato? Per non citare gli imbecilli che parlano ancora di Valpreda.
Galmozzi: ma quali apparati deviati
la menata peggiore è quella degli apparati “deviati”: è lo Stato “in tutte le sue articolazioni” come dice Andrea, a dare il peggio di sé. Per evitare di scazzarci facciamo prima a dire prima, durante e dopo così non se ne parla più. In tutte le sue articolazioni: compreso il democratico del PCI D’Ambrosio, quello del malore attivo che a parlare sempre di fasci ci si dimentica che merde fossero quelli del PCI.
Cimini: non esiste il doppio Stato
Il doppio stato non esiste fu una invenzione del presunto grande partito della classe operaia per accreditarsi come lo stato bbbbuono… fu anche il partito che si inventò il malore attivo che un suo funzionario in toga Mise nero su bianco
Meriggi: lì finì l’aspetto gioioso delle lotte
Iintervengo sull’ “innocenza”. come Franca Fossati avevo 20 anni ma non ero – come tante giovani donne- ancora “parlante” meno ancora dirigente. Militavo in organismi di base di orientamento operaista, all’inizio in Potere Proletario di Pavia ma se devo interpretare le mie prospettive politiche alla luce di ciò che so oggi della politica e della storia direi che come molti e molte pensavamo a un crescita irresistibile di potere e consapevolezza operai a partire dalle lotte e dai bisogni. Fra Rosa Luxemburg e il mito Cgt degli anni ’10 dello sciopero generale. Slogan violenti li usavamo ma soprattutto vivevamo un’idea anche gioiosa dei conflitti e delle lotte. Le bombe, il massacro e soprattutto quello che nessuno dubitò fosse un omicidio di Pinelli fu un brusco risveglio. Ho scritto ieri e mi sembra che rappresenti lo stato d’animo di tanti che diventammo bruscamente adulti, consapevoli dello spazio che subito si restringeva e delle terribili poste in gioco
Sono del tutto d’accordo che la campagna contro Calabresi mirasse a un problema giusto: che il commissario fosse o non fosse nella stanza era responsabile delle azioni degli agenti che dipendevano da lui – altrimenti in che cosa consistono i ruoli di comando? – e che invece li aveva evidentemente coperti, ed aveva illegalmente trattenuto un fermato il che basta a rendere tutta la questura di Milano responsabile di quella morte
Dalle loro pagine facebook i contributi di Davide Steccanella e Francesco Santoianni
Steccanella: fu una strage di Stato
Visto che in questi giorni tutti si sentono in obbligo di dire la propria su Piazza Fontana, mi permetto sommessamente di ricordare che: 1) quella fu una strage di Stato e non era lo Stato di Mussolini o di Belzebù ma quello dei vari democristiani et similia che imperarono nel nostro paese per decenni, dei servizi segreti definiti “deviati” e che di “deviato” (visti gli obiettivi perseguiti) non avevano proprio nulla, e delle sentenze senza colpevoli; 2) quello Stato incolpò invece ingiustamente gli anarchici, uno dei quali (Valpreda) si fece quasi tre anni di gabbio gratis e un altro (Pinelli) precipitò misteriosamente “per un malore attivo” dalla finestra della Questura centrale della nostra città dopo la prosecuzione illegittima di un fermo di polizia. E tutto questo nell’Italia “democratica” che si alzava in piedi come oggi durante l’inno di Mameli alla Scala. Per cui eviterei agli attuali politicanti (che probabilmente ai tempi manco erano nati) di andare troppo in TV a pavoneggiarsi garantendo la giustizia ed equità delle nostre Istituzioni antifasciste senza prendere in modo chiaro le distanze da quelli che li hanno preceduti e che ripeto non erano Belzebù o altri marziani piovuti dal cielo. Queste cose le diceva Pasolini nel 1974 ma quel “regime democristiano” latu sensu è andato avanti parecchio e non è che oggi sia molto diverso seppur cambiati nomi e sigle. In sintesi, il nostro amato paese ha ben poco di cui andare fiero il 12 dicembre per chi conosce la storia e non si fa bastare la vulgata di risulta.
Santoianni: vi ricordate D’Amato?
Stucchevoli commemorazioni per il cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana. Nessuno che si domanda perché il piduista Federico Umberto D’Amato – capo dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, indicato da Repubblica, come colui che insabbiò l’inchiesta su quella strage – finì a lavorare al settimanale “L’Espresso”.
Per approfondire
- Per Taviani la Strage è di Stato
- Il testo del libro “Strage di stato”
- Una strage che ha cambiato la storia d’Italia
- Casamassima: le verità giudiziarie sulle stragi
- Salvini: quella prova dimenticata in un armadio
- Le stragi impunite per la guerra tra giudici
- Quel sospettato morto in Angola
- Ammazzan Saltarelli gli sbirri del questore
Ma è mai possibile che nessuno parli della responsabilità della NATO nel preparare i neofascisti. Che Mattarella non ne parli si può anche capire (i suoi amici NATO hanno fatto morire 240 soldati italiani per le munizioni all’ uranio impoverito), ma che in questi giorni praticamente nessuno parli di Gladio/ stay behind mi fa venire il sospetto che si stia preferendo di sacrificare 4 nazistelli ormai impresentabili per non dover scoperchiare il pentolone del brodo di vipere USA.
Una strage difficilmente ha un mandante fisico, ma è il compendio di una serie di situazioni.
Le bombe dimostrative del 1969 che, alzato il tiro, sfociarono in Pz. Fontana, sono il risultato di queste strategie:
1. la geopolitica statunitense e gli interessi militari della Nato, che in quelli anni di grave crisi aveva necessità di destabilizzare il ns. paese, al fine di non avere “sorprese”, cioè di tenerlo ingessato nella Alleanza Atlantica. Vengono da qui le strategie Chaos, ovvero una serie di input per incentivare ogni violenza e attentato destabilizzante, guerra di basso profilo: nessun governo forte italiano doveva percorrere politiche mediterranee autonomiste, ne doveva esserci un nuovo Mattei.
2. Tutti gli ambienti conservatori e reazionari, compreso un certo padronato che si era ingrassato con il boom economico ed ora non voleva spendere per contratti e misure sicurezza sul lavoro, vedevano con favore la fine degli esperimenti di centro sinistra riformisti e soprattutto paventavano un incremento politico del PCI. Erano quindi tutti soddisfatti se certi attentati dimostrativi , marcati da “anarchici” e “sovversivi“ incutevano paura e frenavano la politica.
3. ambienti di area neofascista, da sempre sotto controllo degli Apparati dello Stato, al nord est sotto diretto controllo degli americani della base Fatse di Verona e Setaf di Vicenza, progettarono una demenziale strategia per cui attraverso gli attentati si poteva forse avere un Golpe o forse la proclamazione di uno stato di emergenza, possibile con Nixon negli Usa e con Saragat e Rumor alle Istituzioni.
Furono costoro che nel ’69 dopo una trentine di bombe dimostrative, a dicembre alzarono il prezzo e sfociarono nella strage. E si tagliarono i coglioni da soli, perche, le forze sopra indicate, non li seguirono su quella strada e si defilarono.
Il resto lo conoscete. Siccome questi “neri” erano manovrati dai Servizi e polizie, si dovette depistare e in un secondo momento trovare una verità dicibile, consistente nell’addossare ogni colpa a Servizi e massonerie deviate e alla eversione nera.
Considerando che lo Stato, per accordi e protocolli, anche segreti, erano subordinati alle gerarchie Atlantiche e alla politica statunitense, che i nostri servizi, per nulla deviati, hanno operato nell’interesse dello Stato, possiamo dire, che fu una STRAGE DI STATO anche se tutto avvenne con ordini e input a scatole cinesi.