Strage di Wall Street, l’incredibile parabola dell’autore

Mario Buda autore della strage di Wall Street

Mario Buda, conosciuto anche come Mike Boda, (Savignano sul Rubicone, 13 ottobre 1884 – 1° giugno 1963) è stato un anarchico insurrezionalista, considerato il responsabile della strage di Wall Street. Il 16 settembre 1920 un carretto bomba fece saltare in aria la sede della banca Morgan & Stanley di New York. A partire degli anni ’30 divenne un informatore della polizia segreta fascista (OVRA).

Primi anni ed emigrazione negli USA

Nato in Romagna Mario Buda cresce in una regione che all’epoca era un centro nevralgico dell’anarchismo nazionale e internazionale. È molto probabile quindi che abbia conosciuto sin da ragazzo le idee anarchiche. Non risultano però notizie riguardo a sua attività politiche.

Mario Buda cresce irrequieto. A quindici anni è arrestato per rapina. Poco più avanti, subisce una nuova condanna per schiamazzi notturni. Nel 1904 è chiamato a svolgere il servizio militare, dove probabilmente inizia a prendere confidenza con gli esplosivi e le armi. Congedato, svolge qualche lavoro come apprendista calzolaio. Non trovando stabilità economica nel 1907 decide di emigrare negli Stati Uniti.

Qui cambia spesso lavoro: giardiniere, operaio in una ditta telefonica, muratore, operaio in una fabbrica di cappelli ecc. Poiché in America vive lunghi periodi di terribile difficoltà economica, nel 1911 decide di rientrare in Italia. Due anni dopo si reca nuovamente negli Stati Uniti. Si stabilisce a Roxbury, appena fuori Boston (Massachusetts), dove lavora come operaio calzaturiero.

La conoscenza con Sacco e Vanzetti

Conosce Nicola Sacco durante lo sciopero di Hopedale del 1913 e Bartolomeo Vanzetti 3 anni dopo, a Plymouth. Frequenta il gruppo anarchico dei due italo-americani e contemporaneamente milita anche in quello legato a Luigi Galleani. Nel suo tempo libero, Mario Buda dedica il suo tempo all’organizzazione di tre scuole anarchiche italiane, dove agli immigrati italiani vengono impartiti i rudimenti dell’anarchismo.

Nel 1916 è arrestato a Boston per aver partecipato a una manifestazione contro l’intervento degli USA alla Prima guerra mondiale. Durante il procedimento a suo carico si rifiuta di prestare giuramento sulla Bibbia. E’ condannato a cinque mesi di carcere. Per sfuggire alla chiamata dell’esercito dopo l’entrata degli Stati Uniti in guerra, nel 1917 si autoesilia con Sacco e Vanzetti ed altri compagni a Monterrey. Nella città messicana s’era formata una vivace comunità di anarchici italiani. Buda si guadagna da vivere come operaio di una lavanderia, condividendo lo stipendio con i membri della comunità.

Attività insurrezionali

Nel 1917 è imputato insieme ad altri dieci anarchici (tra cui l’amico Carlo Valdinoci) per un attentato all’ufficio di polizia di Milwaukee (24 novembre) che aveva provocato la morte di 10 poliziotti e di una civile. L’azione sarebbe stata una rappresaglia contro l’uccisione di due compagni durante la manifestazione antimilitarista del 9 settembre 1917. Le autorità non riusciranno mai a dimostrarne la colpevolezza.

Molti degli accusati si trovavano in carcere al momento dell’attentato. Come risposta alla repressione anarchica, in tutto il paese si susseguono gli attentati esplosivi. Il 2 giugno 1919 esplodono bombe a Paterson, New York, Boston, Philadelphia, Cleveland, Pittsburgh e Whashington. La maggior parte degli ordigni non creerà gravi conseguenze.

Il New Immigration Act

In questo clima, il 16 ottobre 1918 si promulga la New Immigration Act. La legge permetteva di espellere gli stranieri coinvolti o semplicemente accusati di attività sovversive. Saranno moltissimi gli anarchici reimpatriati nel paese d’origine.

Amico di Sacco e Vanzetti, è ritenuto loro complice. Gli altri due sospettati erano Ferruccio Coacci e Riccardo Orciani. Il primo fu espatriato in Italia il 16 aprile. Il secondo uscì dalle indagini. Può presentare un’alibi di ferro per una delle rapine che poi costeranno la condanna a morte ai due anarchici. Buda sparirà nel nulla, facendo la propria ricomparsa pubblica solo qualche mese dopo.

L’attentato di Wall Street

L’11 settembre 1920 gli anarchici Sacco e Vanzetti, dei quali Buda è amico e compagno di attività politiche, vengono incriminati per la rapina di South Braintree ed il clima, già surriscaldato dalla promulgazione delle leggi antianarchiche, letteralmente s’incendia.

Cinque giorni dopo, il 16 settembre, un uomo percorre Wall Street con un carretto trainato da un cavallo e si ferma tra la sede della banca “Morgan & Stanley” e la Borsa valori. A mezzogiorno il carretto, carico di esplosivi, esplode grazie a un comando a distanza. La banca ed altri edifici vengono letteralmente distrutti. Muoiono 33 persone (che diventano 40 nell’arco di un mese) e altre duecento sono ferite.

Le indagini puntano sugli anarchici

Le autorità statunitensi rispondono prontamente. L’inchiesta è affidata a William J. Flynn, direttore tra il 1919 e il 1921 del Bureau of Investigation, il precursore del FBI. A proposito di Flynn, il procuratore generale Palmer disse: « Flynn è un cacciatore di anarchici… il più grande esperto di circoli anarchici degli Stati Uniti».

Si segue immediatamente la pista anarchica e in particolare quella che porta ai seguaci di Luigi Galleani legati al giornale Cronaca Sovversiva. Per Flynn l’attentato era una risposta all’arresto di Sacco e Vanzetti. In particolare le attenzioni si rivolgono proprio su Mario Buda, sulla base alla testimonianza del fabbro ferraio che gli aveva affittato il cavallo poi usato per trainare il carro esplosivo. L’anarchico romagnolo però riuscirà a far perdere le tracce, fugge da New York e si imbarca verso l’Italia.

I contatti con i compagni americani

Rientrato in Italia, dopo qualche tempo Mario Buda è arrestato a Savignano. L’accusa è di aver partecipato agli scontri tra fascisti e antifascisti del 28 febbraio 1921. Nell’occasione aveva perso la vita un maresciallo dei carabinieri. Accusato insieme ad altre 15 persone, sarà poi assolto per insufficienza di prove.

Il 10 agosto 1922, durante la perquisizione della casa, ritrovano diverso materiale anarchico. Pongono sotto sequestro numerose lettere ricevute da anarchici americani, tra cui una lettera di Nicola Sacco. Tra il 1925 e il 1927 fa il pendolare a Rimini, dove ha trovato lavoro come calzolaio.

La condanna a 5 anni di confino

Buda non fa mistero della sua amicizia con Sacco e Vanzetti e da Savignano porta avanti come può il sostegno in favore dei due italo-americani che nel frattempo erano stati condannati a morte. Tre giorni prima dell’esecuzione della condanna di Sacco e Vanzetti, Buda è arrestato e poi condannato a cinque anni di confino nell’isola di Lipari. Qui incontra nuovamente Luigi Galleani e fa la conoscenza di Umberto Tommasini.

Al confino riceverà numerose visite da parte di un giornalista americano e di altre persone (tra cui Dante Sacco, figlio di Nicola) che intendono riabilitare la memoria dei due anarchici italo-americani. L’8 luglio 1929, dopo un anno e mezzo di confino a Lipari, viene trasferito nell’isola di Ponza dove rimarrà sino alla sua liberazione avvenuta il 19 novembre 1932.

Al soldo dell’Ovra

Rientra al paese natale dove lo aspetta la madre molto malata, ma la detenzione l’ha profondamente segnato. Probabilmente le sue idee sono venute talmente meno che non solo si allontana da qualsiasi pensiero sovversivo, ma addirittura viene assoldato come informatore dell’OVRA (polizia segreta fascista). Il 14 marzo 1933, tre mesi dopo il rilascio, l’ex-anarchico ottiene il regolare passaporto per l’espatrio e raggiunge la Francia con l’obiettivo di infiltrarsi negli ambienti anarchici italiani. Rimarrà oltralpe sino al 30 giugno 1933.

Nel 1934, si unisce in matrimonio con rito religioso insieme a Sara Randi, andando ad abitare nella casa dell’anziana madre. Nel frattempo, i giornali comunisti Bandiera rossa (stampato a Parigi) e L’Unità e gli ambienti anarchici lo indicano pubblicamente come provocatore al servizio dell’OVRA. Qualcuno, soprattutto tra gli anarchici, avanzerà persino il sospetto che abbia svolto tali servigi anche al confino e persino prima, immediatamente dopo il suo ritorno in Italia.

Non esistono prove al riguardo, tuttavia sorgono dubbi perché a Savignano non ebbe mai reali problemi con i fascisti locali. Inoltre, nella lettera scritta dal confino a Benito Mussolini l’8 gennaio 1931, Buda riporta: «[subito dopo il suo arresto, il 20 agosto 1927]… il questore di Forlì, ad un mio parente che era andato per parlargli in mio favore, disse chiaramente che conosceva bene ciò che avevo fatto durante il mio soggiorno in America».

La seconda missione in Francia

Nel 1937 viene inviato in Francia con il nome in codice di «Romagna», il suo compito è quello di partecipare ad una riunione insieme ad Umberto Tommasini, Giobbe Giopp e Gino Bibbi che intenderebbero compiere un attentato contro Mussolini. I tre anarchici si fidano di Buda, il quale però informa l’OVRA che così riuscirà ad arrestare Luigi Tocco e Luigia Battaini, che dovevano procurare il denaro necessario per l’attentato.

L’OVRA fingerà di ricercare Mario Buda per coprire il suo ruolo di informatore, ma eviterà di arrestare tanto lui quanto Tommasini (altrimenti sarebbe stato chiaro che il confidente era proprio lo pseudo-anarchico savignanese), il quale non sospetterà mai dell’amico ed anzi continuerà a corrispondere con lui anche dopo la Seconda guerra mondiale.

Gli ultimi anni di vita

Nel 1942 Buda viene cancellato dall’elenco dei sovversivi e di lui da quel momento le notizie si fanno rarefatte. Si sa che nel 1944 muore la madre e nel 1956 la moglie. L’anno prima, nel 1955, aveva ricevuto la visita dello storico Paul Avrich, che stava lavorando al libro Anarchist Voices. An Oral History of Anarchism in America e voleva ricostruire con lui tutte le sue vicissitudini personali. Avrich giunse alla conclusione che l’anarchico di Savignano era stato effettivamente il responsabile dell’attentato.

Mario Buda resterà a Savignano fino al giorno della sua morte, avvenuta il 1° giugno 1963.

FONTE: ANARCOPEDIA

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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