3.11.79 massacro di Greensboro: il Klan uccide 5 comunisti. Tutti assolti

massacro di Greensboro


Un gruppo di Klansmen e neonazisti uccidono 5 membri del Partito Comunista dei Lavoratori, organizzazione maoista, con la collusione delle forze dell’ordine federali e locali. Il commando ferisce altri dieci partecipanti al raduno “Morte al Klan” . I militanti avevano organizzato la manifestazione a Greensboro, un luogo simbolo della lotta antirazzista.

Per lunghi mesi, nel 1960, la cittadina del North Carolina era stato teatro di una protesta vittoriosa. Gli studenti del college per neri lottano contro la segregazione nei locali pubblici. Alla marcia anti-Klan si è aggregato un gruppo di lavoratori afroamericani del laminatoio.

Un’organizzazione operaia

La Workers Viewpoint Organization, aveva cambiato il nome in Communist Workers Party pochi giorni prima del massacro. L’organizzazione era radicata nell’industria tessile dello Stato: i membri si erano impiegati nelle fabbriche per costruire lotte sindacali unendo lavoratori bianchi e di colore. I capi delle aziende cominciarono perciò a guardarli con ostilità, così come la polizia locale e le burocrazie sindacali.

L’antirazzismo dei comunisti

A sua volta il KKK si stava risvegliando dopo anni di inattività. Il CWP si era già mobilitato per contestarlo, nel giugno 1979 a China Grove. L’azione anti-Klan era una priorità per il CWP. Così il partito organizzò una conferenza contro il Klan, preceduta da una manifestazione attraverso le case popolari di Greensboro. I volantini del partito, con lo slogan “morte al Klan!”, sfidavano KKK e nazisti americani: «Non siete altro che un branco di codardi razzisti… vi sfidiamo a partecipare alla nostra manifestazione del 3 novembre» La polizia permise la manifestazione a patto che i dimostranti fossero disarmati. La violazione dell’accordo avrebbe fatto scattare il divieto.

Il ruolo di infiltrati e informatori

L’informatore della polizia locale e federale Edward Dawson, criminale condannato e membro di lunga data del Klan, fu sollecitato a partecipare alle riunioni in cui si sarebbe organizzate la risposta del KKK alla marcia dei comunisti. Dawson partecipò e incitò a organizzare un’azione armata contro i comunisti.

Inoltre, l’American Nazi Party della Carolina del Nord aveva subito l’infiltrazione di un’agente del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms [ATF, dipartimento del governo degli USA preposto ad indagare traffici illeciti in ambiti di alcolici, tabacco e armi da fuoco. NdT], Bernard Butkovich, che si spacciava per un camionista. Anche Butkovich incoraggiò i nazisti a presentarsi armati a Greensboro, ma ai suoi superiori non riferì di nessuna discussione su attacchi armati.

Nelle settimane prima della manifestazione venne convocata una conferenza stampa congiunta dal leader neonazista Harold Covington e dal leader del KKK Virgil Griffin in cui si dichiarò la nascita di un Fronte Unito Razzista. Dalle parole di Covington: «Pezzo dopo pezzo, passo dopo passo, noi bianchi ci riprenderemo questo paese» (2).

Le responsabilità delle forze dell’ordine

Il 3 novembre, quando i manifestanti iniziarono a radunarsi nei pressi del Greensboro Morningside Projects, una colonna di nove automobili che trasportavano sostenitori del KKK e nazisti iniziarono ad avvicinarsi al percorso della marcia. Poco prima del loro arrivo, un poliziotto aveva ordinato agli agenti di sgomberare l’area lasciandola non protetta: verso le 11 del mattino l’unità preposta alla protezione del raduno fu autorizzata ad andare in pausa pranzo. Un detective della polizia di Greensboro aveva fornito a Dawson una copia del permesso che descriveva il percorso della manifestazione. L’informatore era nell’auto in testa al convoglio, seguito da un’auto degli agenti senza contrassegni.

Paul Bermanzohn, attivista del CWP, ebbe modo di ricordare in seguito: «Sandi [un compagno, NdT] mi ha chiesto “Dove sono i poliziotti?” Avevamo un rapporto teso ma coerente con la polizia. Di solito si radunavano in sciame attorno a noi un’ora prima di ogni manifestazione» (3).

Quando il KKK arrivò sul luogo, la gente iniziò ad urlare. Dawson si sporse dal finestrino gridando a Bermanzohn: «Hai chiesto il Klan, ora ce l’hai davanti a te, comunista figlio di puttana!».

Un breve scontro poi la carneficina

Dopo una breve colluttazione tra manifestanti e fascisti, il Klan e i nazisti aprirono il fuoco con i fucili, uccidendo Cesar Cauce, Bill Sampson, Jim Waller e Sandi Smith, tutti appartenenti al CWP. Dieci persone rimasero ferite. Mike Nathan, anche lui militante del CWP, morì in ospedale per le ferite riportate. Solo un paio di sostenitori del CWP erano armati di pistole e fucili. Furono effettuate riprese degli scontri da quattro diverse troupe giornalistiche che erano sul posto per seguire la manifestazione.

Due processi per un’impunità totale

Due processi, che ebbero luogo a seguito degli eventi di Greensboro, rivelarono l’entità della collusione tra polizia, governo federale, KKK e nazisti. In particolare il ruolo di Dawson, come informatore sia della polizia federale che di quella locale, il quale su loro sollecitazione aveva disturbato le riunioni del Revolutionary Communist Party (RCP), un altro gruppo maoista che aveva un’intensa rivalità con il CWP. Ci furono scontri fra RCP e CWP. L’FBI e l’ATF erano intenti a interrompere e disturbare l’attività politica dei gruppi di sinistra nello Stato.

Nel primo processo penale, furono processati sei fascisti, cinque dei quali accusati di omicidio. Una giuria composta tutta da bianchi assolse completamente tutti i fascisti. In un altro processo federale, questa volta civile, tutti e nove gli imputati vennero assolti da una giuria ancora una volta composta interamente da bianchi, nonostante testimonianze oculari e il filmato del massacro ripreso dai giornali. Né Dawson né Butkovich vennero chiamati a testimoniare.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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