La strage di London Bridge e il santuario italiano
Uno dei tre autori della strage del London Bridge è un italo marocchino che ha spesso soggiornato a Bologna, presso la madre italiana. Si conferma così il ruolo di retrovia della Penisola per alcune delle reti islamiche attive nei maggiori stati europei: per l’Italia sono passati, infatti, l’autore della strage di Berlino (che ci è rimasto…), il responsabile del raid del 14 luglio a Nizza e ora uno dei sicari di London Bridge. Una questione, quella del santuario Italia, che andiamo sollevando da tempo, oramai, come ricorda giustamente uno dei miei allievi più bravi:
Ma ci sono anche altri spunti di riflessione interessanti sulla strage di London Bridge:
1. per la prima volta ad agire è un commando multietnico, il leader pachistano, i sodali maghrebini. Presumibilmente a metterli insieme il sobborgo londinese in cui vivevano, che li ha spinti a superare le tradizionali separazioni tra comunità di immigrati
2. il grado di commistione con l’Occidente. dei due maghrebini uno è figlio di un’italiana, l’altro ha sposato un’irlandese e ci ha fatto una figlia: un rapporto contrastato fino alla rottura per il rifiuto della donna di convertirsi e di consentire all’educazione islamica della bambina. Si conferma quindi l’importanza del tema dell’integrazione mancata come fattore significativo della radicalizzazione
3. l’incapacità dei servizi britannici di valutare la potenziale pericolosità di soggetti che si espongono nella propaganda jihadista, come il capo del commando. In questo caso coniugato con la fin troppo efficacia operativa dei ‘militari’. Otto minuti per circondare e lasciare stecchiti a terra tre uomini armati solo di coltellacci. Fino a suscitare qualche dubbio di eccesso di zelo…
Da Melbourne invece un’altra lezione: è il tipo di reo a determinare la natura terroristica di un reato che sarebbe normalmente passato per un dramma personale o mentale …
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