Quei “terroristi della porta accanto”: una vecchia ma utile discussione di metodo

Ieri, su Fascinazione, abbiamo pubblicato la breve recensione di Aldo Cazzullo alla terza edizione di “I terroristi della porta accanto” di Piero A. Corsini, aggiornato con la storia dell’86esima vittima della strage di Bologna. La seconda edizione, pubblicata nell’autunno del 2007, suscitò un’interessante discussione sul blog di Luca Telese, Cuori neri.

A partire da una mia non-recensione, notevolmente lunga per la mia nota pigrizia. Seguita dai commenti di Luca, di Nicola Rao, di Francesco Mancinelli.
Per altro, come segnalava Luca nell’introduzione al dibattito, anche in quell’occasione, Corsini aveva aggiornato il testo inserendo le ultime novità sull’inchiesta bolognese (in quel caso quanto emerso in Commissione Mitrokhin e che ancora non aveva preso la forma compiuta della “pista palestinese”)

La non recensione

Caro Luca,
questa non è la recensione del libro di Corsini che mi hai chiesto ma alcune riflessioni che mi ha suscitato e che mi piace mettere in comune con te e gli amici del blog.

Corsini e l’incrocio delle fonti

Dopo il pionieristico A mano armata di Bianconi, a partire da Neofascisti di Rao si è sviluppato un interessante filone saggistico in cui la principale fonte storica delle vicende degli anni di piombo non sono più gli atti giudiziari e le elecubrazioni dei pm ma le testimonianze dirette dei protagonisti.Tutti gli autori di questo filone (oltre ai già citati, tu, Colombo, io, Semprini & Caprara) sono giornalisti (quasi tutti di sinistra, tutti con un rapporto più o meno simpatetico con le fonti) e questo ha qualche implicazione metodologica.

Correttamente Corsini applica l’incrocio delle fonti contraddittorie. Tra l’altro senza mediazioni,con una tecnica di montaggio da Mixer, mi verrebbe da dire: e non sarò certo io a criticarlo, visto che ho avuto il barbaro coraggio di pubblicare pari pari le dieci cartelle del memoriale Macchi (suscitando il giusto rimbrotto di Rao , vestale del sacro ruolo della “mediazione” giornalistica sulle fonti) senza prendere posizione, anche se poi è il contesto che orienta l’interpretazione. In Naufraghi come nei Terroristi della porta accanto.

La tecnica del contraddittorio

In almeno due casi Corsini mi usa come polo della contraddizione. Nel caso del ritratto di Mangiameli offertomi da Adinolfi (vs. il pessimo giudizio dei suoi assassini) e in quello della morte di Vale, laddove all’”anomino” (mica tanto: e credo se ne sia accorto lo stesso Corsini qual è la fonte) guerrigliero nero che smonta la tesi del suicidio replica il principale “accusato”.

In quest’ultimo caso,ovviamente, a dirimere la questione basta l’eccellente lavoro di ricostruzione delle ultime ore di Vale e delle immediate narrazioni giornalistiche fatto da Caprara& Semprini in Destra Eversiva e Criminale. Un libro atroce per un editing da sanzionare fisicamente ma assolutamente prezioso per le gemme che contiene. L’ho usato poco per Fascisteria 2, che sta per uscire pubblicato dalla Sperling, ne farò tesoro per la riedizione di Guerrieri. Ma ovviamente non si può trasformare ogni libro nella mappa dell’impero cinese raccontata da Borges.

Il problema sorge, ovviamente, nel momento in cui questi libri diventano a loro volta un accumulo di dati e quindi in se stessi fonte di “verità storica”. E oggetto di dibattito. Così Fioravanti coglie l’occasione del testo di Corsini per replicare all’accusa (da me rilanciata più volte) dell’omicidio Arnesano come una “forzatura” per “incastrare” Vale. Ma sulla questione della “battaglia della memoria” tornerò più avanti.

Fissare il tempo delle testimonianze

Con giusta malizia, a un certo punto, Corsini coglie in castagna Ciavardini e a una sua smentita, credo a Semprini, non ho il libro sotto mano, oppone un fatto: che nelle registrazioni con Corsini nel 1995 aveva detto tutt’altra cosa.
E qui cominciamo a entrare nel vivo nei meccanismi della memoria umana, che non è un accumulo di banche di dati in silicio ma il prodotto di un complicato lavorio di continua retroazione tra emozioni, contingenze, diverse economie, dal politico al narcisistico, autorappresentazioni.
E quindi bene fa Corsini (lo fa spesso, non sempre e qualche volta il testo ne risente) a fissare nel tempo la determinata testimonianza. Non è questione di malafede: è proprio lo scherzo della vita. Ne posso essere diretto testimone.

Si può sempre cambiare idea

Il terribile sforzo che mi è costato (ri)scrivere Fascisteria ha fatto sì, ad esempio, che quello che Adinolfi mi ha detto nel 1988 su Dimitri, non so se appena scarcerato o ancora detenuto, con un forte giudizio critico sul suo ruolo nel movimento della dissociazione, fosse superato non dico oggi ma già quando il libro è andato in stampa.

Le stesse considerazioni valgono, che so, sul memoriale più o meno “apocrifo” di Miguel Martinez su Nuova acropoli: un cittadino ha il diritto di considerare non più valido un suo testo, prodotto di precise circostanze storiche (nel suo caso il trauma della fuoriuscita da una setta totalitaria). E quindi il suo uso decontestualizzato e senza tutte le precisazioni del caso è profondamente scorretto.
Ovviamente, se si comincia a “giocare” su questo terreno, ci si può fare molto male. E i soggetti più a rischio sono proprio Francesca e Valerio, proprio per la loro straordinaria sovraesposizione (questo è il terzo lavoro esclusivamente dedicato a loro: anzi a voler essere precisi Bianconi parla della vita di lui, ma gli intrecci sono evidenti…).

E’ così evidente, per fare un esempio, il clamoroso cambio di giudizio su Cavallini (tra A mano armata di Bianconi 1992-93 e Storia nera di Colombo 2007) e il movimento di senso opposto verso Alibrandi (tra gli interrogatori giudiziari e i due testi di quest’anno: nel primo caso è evidente che abbia giocato il condizionamento del “processo” di Bologna aperto, nel secondo caso la storia ha dimostrato quanto fossero sbagliate quelle affermazioni (io lo notavo già in Fascisteria, riportando dettagliatamente la testimonianza di Claudia Serpieri dell’85, che oramai è diventata un must).

I dubbi sulle testimonianze dei protagonisti

La conclusione a cui sono giunto – e temo che così io possa suscitare qualche pernacchio, atteso che sono stato il più ossessivo e paranoico accumulatore di dati – è che a questo punto è praticamente impossibile usare le fonti orali dirette per la ricostruzione dei fatti storici, mentre è molto importante lavorare con questi materiali sulla storia della mentalità, sulle dinamiche del vissuto.

Ne aveva già parlato Bianconi, ma il testo di Corsini è impagabile proprio quando scandaglia il rapporto di coppia tra i terroristi della porta accanto. Perché ci restituisce le emozioni, perché rende conto della complessità del reale: perché non serve pensare a dei mostri. E anche se la descrizione di qualche melensaggine della coppia di innamorati susciterà la legittima indignazione dei famigliari delle vittime, è giusto che si sappia che in quegli anni un ragazzo di 20 anni poteva ammazzare un coetaneo con un colpo in fronte, o anche alla schiena, e poi palpitare per la sua bella, come tutti gli adolescenti di questo mondo.
Vado a concludere con due osservazioni.

Dire sinceramente cose non vere

Anche Francesca Mambro , in almeno due circostanze, dice a Corsini cose documentatamente non vere ma in assoluta sincerità (e non starò qui a riprendere i plateali errori in cui Fioravanti induce Andrea Colombo, scambiando, che so, Bruno e Dario Mariani). Quando associa direttamente il pentimento di Cristiano ai primi sospetti su Cavallini e all’episodio del ferimento di Carminati al confine. Perché in mezzo a quei dieci-dodici giorni c’è un blitz con 50 arresti. Probabilmente un eccesso di sintesi di Corsini e la voglia di non fare un doppione, perché già nel libro di Colombo la Mambro aveva ricostruito perfettamente e smontato la menzogna di Cristiano che si pente prima di Sparti e non perché crolla dopo il “pentimento” del padre putativo.

Così non può essere stato Palladino a portare gli “sbirri” a via Decio Mure, dove muore Vale: era in galera da due settimane. Ma certo, è un’imprecisione: perché Palladino avrebbe soffiato il nome di Sortino e poi… [in realtà oggi sappiamo, grazie al prezioso lavoro di Nicola Rao in “Colpo al cuore” che quel nome fu strappato con la tortura, ndb). A proposito: qualcuno ha mai trovato uno straccio di verbale o una dichiarazione degli inquirenti che affermano che a via Decio Mure ci sono arrivati su indicazioni, più o meno diretta di Palladino? E’ anche questo un caso di profezia che si autoavvera?

Per finire: la battaglia della memoria

.A venticinque anni di distanza continuano le “scaramucce” tra “bande” rivali. I tippini lavorano sistematicamente alla distruzione dell’immagine dei “terroristi della porta accanto” (hanno ammazzato Ciccio, hanno lavorato metodicamente alla distruzione del gruppo) e viceversa Mambro e Fioravanti fanno altrettanto con i tippini (un loro capo voleva “eutanasizzare” Francesca, il gruppo dirigente ha tradito la causa rivoluzionaria).

Così le narrazioni diventano gli episodi di una guerra a bassa intensità, con altri mezzi. Io, pur avendo cominciato la mia lunga ricerca avendo come fonti privilegiate i leader di Tp, mi sono sempre sforzato di non essere “embedded” e colgo l’occasione per ribadire che al di là della simpatia, del rispetto (e in qualche caso anche dell’amicizia) che nascono tra ricercatore e “oggetto della ricerca” (in questo caso, buffo, si tratta proprio di ex ricercati) non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo essere “embedded”.

Nicola Rao

Ha ragione Luca. Questa di Ugo e’ una riflessione-provocazione per addetti ai lavori, intesi come giornalisti o studiosi di questo mondo.
Ma e’ giusto renderla pubblica e farne oggetto di un dibattito open. Se non altro per far capire ai nostri lettori quanto sia complicato, sempre piu’ complicato con l’aumentare della distanza temporale da quei fatti, per noi che li raccontiamo riuscire a fornire una fotografia oggettiva e nel contempo esaustiva di quelle storie. Non c’e’ dubbio che il meccanismo del ricordo e di automodificazione della memoria, come giustamente sottolinea Ugo, sia diabolico e perverso. In alcuni casi micidiale.
Lo sto verificando a mie spese con il nuovo libro.

Persone che confondono date e nomi. Protagonisti che, in buona fede, forniscono ricordi falsati e lontani dalla verita’. Interpretazioni su fatti ed episodi ogni volta diverse rispetto a quelle fornite in precedenza. IL tutto da incrociare con sentenze, interrogatori fatti in sedi giudiziarie, boatos, confidenze off the records, che spesso, purtroppo, come possono testimoniare Luca e Ugo, sono le piu’ succulente e significative.

Ma tant’e’. D’altra parte, non essendoci un archivio, ne’ cartaceo ne’ fotografico della destra e dell’estrema destra italiana, volendo arricchire cio’ che e’ gia’ stato scritto nelle sentenze o nelle archiviazioni, non ci resta, ahinoi, che il ricorso alle tanto vituperate e fallaci fonti orali…

Luca Telese

Qui mi pare che ci siano due temi interessanti. Un libro appena uscito su Mambro-Fioravnati e Nar, e altri tre in arrivo. Del nuovo libro di Preiser non so molto, ma mi incuriosisce davvero. Se l’editore avesse un’alzata di ingegno, dopo quella di Magris, dovrebbe cercare la prefazione di Lizzani, che raccontò San Babila cinematograficamente nel modo che i frequentatori di questo blog sanno. Forse verrebbe fuori uno scritto feroce, forse una riconciliazione, non lo so, ma sarebbe interessante. Sul libro di Corsini, ancora una cosa da maniaci… Leggere le due versioni comparate, la vecchia e la nuova, come ha fatto Ugo, non è solo un esercizio metodologico per iniziati…

Prigioniero del suo archivio sterminato

E’ una sorta di cartina di tornasole su come un quindicennio cambia il modo di vedere e di pensare dell’autore di un libro, e di quelli che gli stanno intorno… Insomma, un esercizio persino divertente. Quanto a Fascisteria uno e due… Beh, in questo momento, avendo le bozze sottomano, sono una delle sole tre persone insieme a Tassinari ed Enrico Racca (il capo della saggistica della Sperling) che può materialmente fare il confronto. Devo dire che il libro è fantastico.

Non solo perché ci sono molti capitoli nuovi, ma perché anche qui, il moto di gravitazione universale ha modificato molte cose sia per Ugo che per i suoi testimoni. Non so se l’ho già scritto, ma è un tomo incredibile… Il secondo molto più ordinato del primo, molto meno romanocentrico. Credo che fra tutti quelli che a diverso titolo scrivono o hanno scritto di destra radicale ed eversiva, Tassinari è quello che possiede e padroneggia l’archivio più maniacale e sterminato. Ne è anche prigioniero, come tutti gli archivisti, ma la cosa non dispiace, anzi.

Questi libri a doppia vita

Credo che anche chi non condividerà le sue letture, dovrà dargli atto che mette a disposizione dei lettori una officina di strumenti interpretativi pazzesca. Io stesso, dopo aver letto il libro vorrei scrivere un Cuori due… Scherzo, ma mica tanto. L’impressione è che veramente in questi due anni ci sia una storia in divenire…

Mai materia è stata più incandescente e duttile, questi libri a doppia vita non fanno che dimostrarlo.
Quanto alla “guerra nar-tippina”, non è che un effetto collaterale di questo terremoto memoriale. E né è, ovviamente, anche il termometro migliore, la cartina di tornasole. Il fatto che sia una battaglia fra fonti orali amplifica le possibilità di manipolazione dei protagonisti, ovviamente.. Ma spiega anche che l’esercizio di incrocio fra le diverse meomorie è più che mai necessario per no forsi abbindolare dalle rispettive auto-apologie retrodatate.

Francesco Mancinelli

Ho comprato il libro di Corsini e a questo punto attendo il nuovo “Fascisterie” di Ugo e il nuovo libro di Rao.

Così avrò “la collezione completa” che parte a mio avviso non tanto dal totem ” La Destra Eversiva” edito da Feltrinelli, bensì dal famoso Lambro-Hobbit di Bessarione, testo in cui miracolosomante scoprii a 17 anni quanta poco “di destra” era la destra radicale e quanto era imbevuta invece di cultura di sinistra antagonista …

Mi sembra che da più parti stia venendo fuori il vero problema che rincorro da anni, parlando con molti amici.

In Italia manca un vero e proprio Istituro Storico sul Neo-Fascismo : un centro di documentazione credibile ( foto, giornali, programmi, documenti, volantini, manifesti, libri, ecc ecc.) insomma un istituto non fatto solo di memorie orali, un istituto che aiuterebbe non solo gli addetti ai lavori, ma tutti coloro che volessero approfondire la storia di intere generazioni che dal dopoguerra si sono alternate nella ricerca più o meno credibile di una alternative politica ed esistenziale.

Manca ancora una lettura orizzontale

Quello che assolutamente continua a mancare a mio avviso nei lavori fin qui proposti è una scomposizione orizzontale e critica del fenomeno complessivo che va dal 1946 ad oggi.

Si continua a credere che sia ” un unica famiglia” ideologica, politica ed esistenziale mentre sappiamo perfettamente che non solo non parliamo di un unica famiglia ( errore storico di interpretazione che fu fatto già per il Fascismo come fenomeno europeo) ma che oltrettutto c’è una frattura insanabile tra coloro i quali hanno cercato “di liberare” il neo-fascismo, da coloro i quali hanno reso e lavorato sempre per rendere il neo-fascismo etero-diretto e condizionato dalle forze che lo avevano generato, che lo hanno preso in ostaggio, che lo avevano collocato miseramente a destra dello schieramento politico dal 1946 in poi …

Finchè questo studio analitico ed orizzontale di scomposizione non verrà fatto non si avrà la chiarezza necessaria per capire ( … non tanto chi aveva ragione o torto, problema morale che sinceramente non frega a nessuno ) ma tra chi era in buona fede e chi invece ha lavorato sempre “organicamente” per il nostro nemico principale .

Il tassello che manca signori miei è questo !!

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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