17 aprile 1975: guardione fascista uccide Tonino Miccichè, leader di LC
La sera del 17 aprile, a Torino, muore l’immigrato siciliano Tonino Miccichè, 25 anni ex operaio alla Fiat, licenziato dopo un arresto. E’ un dirigente di Lotta Continua, lo uccide un colpo di pistola alla testa da Paolo Fiocco. L’assassino è un’attivista della Cisnal e guardia giurata dei “Cittadini dell’ordine”. Nessun elemento può dimostrare il nesso con il clima di forte mobilitazione antifascista che attraversava il paese per i due compagni uccisi nelle ultime 24 ore ma sicuramente l’episodio gettò altra benziana sul fuoco.
Un solo colpo in fronte
Miccichè dirigeva da sette mesi l’occupazione delle case popolari della Falchera, un quartiere dormitorio di Tonno. II Comitato di occupazione aveva richiesto al Fiocco uno dei due garage in suo possesso. Il guardione aveva avuto assegnato un appartamento dell’Istituto autonomo case popolari . Ma l’assassino si rifiutava di darlo. Miccichè era intervenuto per mettere pace in una accesa discussione. Lo racconta Antonia, un’ operaia testimone dell’omicidio. “Tonino gli è andato incontro sperando che calmasse la moglie. E’ morto con un buco fra gli occhi e il sorriso sulle labbra”.
La sua storia
La sua storia ce la racconta Sergio Sinigaglia nel sito Reti invisibili
Antonino Miccichè, detto Tonino, nacque a Pietraperzia, in provincia di Enna, il 6 aprile del 1950. Fu uno dei tanti giovani meridionali che giunse a Torino nel settembre del 1968. Dopo vari lavori, all’inizio degli anni settanta, fu assunto alla Fiat. Divenne subito, come si diceva allora, un’avanguardia interna. Sempre alla testa delle lotte operaie, dei cortei che, come un fiume in piena, irrompevano dentro e fuori la fabbrica.
Ma l’impegno di Tonino, divenuto militante di Lotta Continua, non si fermava al posto di lavoro. E proprio qualche giorno dopo una manifestazione antifascista brutalmente attaccata dalla polizia con colpi di arma da fuoco (ci furono diversi feriti), nel gennaio del 1973, lo arrestarono e incarcerarono per alcuni mesi. Poi la montatura della questura (lui, come gli altri erano accusati di tentato omicidio!) fu smontata. Grazie a un’ampia mobilitazione che coinvolse anche il “Comitato antifascista” di Torino. Però per Tonino le porte della fabbrica si chiusero definitivamente.
La sua generosa militanza lo portò ad essere in prima fila nelle lotte per il diritto alla casa. Ben presto, per tutti, divenne “Il sindaco della Falchera”. Dal nome del quartiere dove Lotta Continua promosse una delle lotte più importanti, a livello nazionale, e soprattutto vincente.
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