Turchia, scendono in campo i ceceni, guerriglieri islamici antirussi

Una lunga nota dell’Ansa fa il punto con precisione delle indagini sulla strage dell’Aeroporto di Istanbul. Un evento di grande rilievo strategico ma che non ha goduto delle “simpatie” né dei media mainstream né del “popolo del web”. Niente “Je suis Aeroporto Ataturk” sui profili facebook, niente maratone di Mentana. Questo  attacco  irrompe sulla scena turca proprio mentre è in corso una svolta radicale della politica internazionale di Erdogan che sembra aver deciso di mollare l’Isis e l’Islam radicale per puntare su Israele e Russia per ottenere una stabilizzazione del fronte sud e la sconfitta dell’insorgenza curda.
La strage porta alla ribalta una nuova “armata islamica”, i “ceceni”, i guerriglieri fondamentalisti che, a partire dall’implosione dell’Urss e dalle guerre etniche che hanno insanguinato il Caucaso nello scorso secolo si sono radicalizzati in senso jihadista. Sarebbero ben 5mila i miliziani provenienti dall’Asia centrale ex sovietica, zona a maggioranza turcomanna, che hanno finito per aderire al network dell’Isis. Come ci racconta appunto questo dettagliato resoconto.

Hanno un nome due dei tre kamikaze dell’aeroporto Ataturk di Istanbul. Secondo il sito di Haberturk, si tratta di Rakim Bulgarov e Vadim Osmanov. Il nome di quest’ultimo era già circolato ieri come la persona che ha affittato l’appartamento servito come covo. Entrambi avevano passaporto russo. Gli investigatori stanno cercando di recuperare le informazioni contenute nell’hard disk di un computer distrutto e ritrovato in un cestino della spazzatura .

Si stringe il cerchio intorno alla rete di complicità nell’attacco terroristico all’aeroporto Ataturk di Istanbul. A 36 ore da quella notte infernale, la polizia turca ha compiuto diversi blitz in 16 indirizzi di sospetti militanti dell’Isis nella metropoli sul Bosforo, arrestando 13 persone. Tra queste, ha spiegato il ministro dell’Interno, Efkan Ala, ci sono 9 turchi e 4 stranieri. A vario titolo, sarebbero tutti coinvolti nelle attività di preparazione della strage, il cui bilancio di vittime continua a salire. Oggi, dopo la morte di altri 2 feriti, è giunto a 44. Tra queste, 19 sono straniere.

Sarebbe il jihadista ceceno super-ricercato Akhmed Chatayev, ora affiliato all’Isis, la ‘mente’ dell’attacco all’aeroporto Ataturk di Istanbul, che martedì sera ha provocato 44 morti. Lo sostiene il quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak. Chatayev è ritenuto a capo di una cellula caucasica dello Stato islamico, con almeno 130 combattenti operativi. In base a quanto ricostruito da media locali, il jihadista sarebbe fuggito 12 anni fa dalla Russia, da cui è ricercato, e in passato avrebbe anche ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato in Austria.

Secondo fonti di intelligence, Chatayev si troverebbe ora in Siria. Il suo presunto ruolo nell’attacco di Istanbul è stato riferito alla Cnn anche dal deputato Usa Michael McCaul, a capo della commissione per la sicurezza nazionale. Ieri, i 3 kamikaze sono stati identificati come cittadini provenienti da Uzbekistan e Kirghizistan, nell’Asia centrale, e dal Daghestan, repubblica russa confinante con la Cecenia.

Vi sono tracce anche in Bulgaria del principale responsabile dell’attentato all’aeroporto di Istanbul di martedì scorso. “Uno dei terroristi che hanno attaccato l’aeroporto sarebbe stato il ceceno Ahmed Redjapovic Chataev, arrestato in Bulgaria nel maggio 2011 su mandato di cattura dell’Interpol richiesto dalla Russia”, ha annunciato la tv pubblica Bnt. In primo grado era stata decisa la sua estradizione, ma una corte d’appello l’annullò perché l’uomo aveva lo status di rifugiato in Austria, paese con cui la Bulgaria ha un accordo di riammissione.

Mentre un centinaio sono le persone ancora ricoverate sui 238 feriti accertati. Per la Turchia tutti gli indizi continuano a portare verso la pista dell’Isis. Ma dal Califfato continua a non giungere alcuna rivendicazione. L’altra svolta nelle indagini riguarda l’identità dei tre kamikaze, tutti stranieri. I loro passaporti sono stati trovati in un appartamento di Istanbul, che avevano affittato 32 giorni prima dell’attacco: si tratta di un cittadino dell’Uzbekistan, uno del Kirghizistan e uno della repubblica russa del Daghestan.

È con un falso passaporto intestato a quest’ultimo che è stato affittato il covo nella zona storica di Fatih, dove i terroristi hanno vissuto un mese in quasi totale anonimato e, secondo la polizia, hanno pianificato la strage. Lì, si sospetta, hanno anche messo a punto l’esplosivo poi utilizzato per farsi saltare in aria. Secondo la Russia, sono più di 5 mila i soggetti radicalizzati provenienti dalle repubbliche ex sovietiche che in questi anni si sono uniti all’Isis in Siria e Iraq. E per fermarli, aveva accusato Mosca, la Turchia non ha fornito finora un’adeguata collaborazione.

Nuovi dettagli emergono anche sulla dinamica dell’attacco. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo essersi fatti portare in aeroporto in taxi al terminal internazionale, i tre terroristi si sarebbero separati, andando ciascuno nel punto previsto per il proprio attacco: uno agli arrivi del Gate A, uno alle partenze e il terzo in un parcheggio vicino. Secondo il presunto piano, sfumato dopo lo scontro a fuoco con la polizia, i terroristi avrebbero dovuto tentare di prendere in ostaggio il maggior numero possibile di persone e farsi saltare in aria con loro.

Dopo essersi fatto prendere in contropiede all’aeroporto, l’antiterrorismo prova intanto a fare terra bruciata delle decine di cellule jihadiste presenti in Turchia. Stamani, diversi raid sono stati condotti dalla polizia anche in quattro quartieri di Smirne, sulla costa egea, portando al fermo di altri nove sospetti membri dello Stato islamico. Nelle loro abitazioni sono stati trovati tre fucili e diversi documenti, che li legherebbero direttamente al Califfato in Siria.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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