25.1.80, Genova. Attacco ai Carabinieri: due morti, un ferito

tuttobene casu

A Genova, il 25 gennaio 1980, un commando attacca un’auto dei Carabinieri ad Albaro. I brigatisti rossi uccidono, con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata, due militari e ne feriscono uno. Le vittime sono il colonnello Emanuele Tuttobene, un siciliano di 56 anni, e l’appuntato Antonio Casu, un sardo 49enne, conducente dell’automezzo di servizio sul quale si trovava l’alto ufficiale.

L’agguato di Genova

Resta invece “soltanto” ferito il generale dell’Esercito Luigi Ramundo, che si trovava a bordo dell’autovettura. Fu lui a dare l’allarme e a chiamare i soccorsi, telefonando dalla portineria del palazzo di fronte al luogo dell’attentato.
Nel volantino di rivendicazione dell’attentato si sosteneva che il colonnello Tuttobene era «il comandante della struttura di spionaggio dei Carabinieri che lavora in strettissimo rapporto con la Nato». L’attentato fu rivendicato dalle Brigate rosse-colonna “Francesco Berardi”, dal nome dell’impiegato dell’Italsider che si era suicidato in carcere tre mesi prima dell’agguato (il 24 ottobre 1979). Era stato arrestato a seguito della denuncia sporta contro di lui da Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle Brigate rosse il 24 gennaio 1979.

La campagna contro le forze della controguerriglia

L’assalto conclude la campagna delle Brigate rosse contro le “forze della controguerriglia”, aperta a Roma il 9 novembre 1979. In sei distinti assalti (tre a Roma, uno a Milano, due a Genova) uccidono sei poliziotti e quattro carabinieri. A Roma l’attacco è organizzato con tre singoli agguati contro “poliziotti di quartiere”. L’episodio più “grave” è l’agguato milanese dell’8 gennaio 1980, che vede tra gli autori Mario Moretti e Barbara Balzerani, trasferiti nel capoluogo lombardo per rinforzare la colonna Alasia dopo gli arresti del febbraio 1979. 

In quella che passerà alla storia come la “strage di via Schievano” è “annientata” una pattuglia della Digos: tre i morti. L’assalto del 25 gennaio, che puntava a figure di vertice dell’Arma, è opera di Francesco Lo Bianco e Livio Baistrocchi. Lo aveva preceduto un altro agguato a una pattuglia dei carabinieri, con due vittime, il 21 novembre 1979. In quel caso il commando era composto da Lo Bianco e Riccardo Dura. In entrambi gli attentati l’autista era stato Lorenzo Carpi. Un piccolo e rodato gruppo di fuoco.

La risposta dei carabinieri arriverà due mesi dopo, a Genova, con la strage di via Fracchia.

La Direzione strategica e il benvenuto a Dalla Chiesa

A dare un quadro politico unitario alla campagna ci ha pensato la Direzione strategica. La riunione si era svolta a metà dicembre a Genova, a via Fracchia. Peci, dotato di ottima memoria, potrà così svelare la base. Una riunione complicata. La compagine dei detenuti, guidata da Curcio, Franceschini e Ognibene, chiede le dimissioni dell’Esecutivo. Moretti e Micaletto lo fanno dopo l’approvazione del documento che gli stava a cuore: “Benvenuto, Generale”. E’ sarà questa l’intestazione del volantino di rivendicazione del duplice omicidio a Genova.

A condurre le indagini sarà sempre Dalla Chiesa anche se a dicembre 1979 era stato trasferito a Milano, al comando della Pastrengo. Un modo elegante per riaffermare il primato della rete territoriali sulle articolazioni tattiche. Intanto un altro generale dei carabinieri, vicecomandante dell’Arma e prima comandante della Pastrengo, Edoardo Palombi, era stato trasferito a Genova, per assumere, con la guida della Prefettura, il comando dell’ordine pubblico in città.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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