23 gennaio 1979: le Ucc a Napoli gambizzano un medico
Martedì sera il gruppo Unità Combattenti Comuniste con una telefonata al quotidiano il Mattino, ha rivendicato un attentato terroristico nei confronti di Mauro Caramignoli, medico iscritto alla DC e comproprietario di una radio privata (Radio del Golfo), che è situata in via Manzoni. Un commando, composto, sembra da tre persone, ha fatto irruzione nello studio del medico, situato in via Salvemini nei pressi della caserma dei carabinieri di Bagnoli, questi ultimi anche suoi clienti; erano circa le 19,45 di martedì sera.
All’interno dello studio oltre al medico, al momento dell’irruzione c’era anche un paziente. Caramignoli si è subito accorto di quello che stava accadendo, tant’è vero che si è gettato contro i tre componenti del commando, che avevano il volto coperto da passamontagna. Dopo una breve colluttazione, il medico, colpito alla testa con il calcio di una pistola, stramazza a terra, subito dopo vengono esplosi tre colpi di calibro 38, due si conficcano nella gamba destra e uno in quella sinistra.
Il medico già in precedenza era stato minacciato da anonime persone, l’altra sera l’attentato. Durante la telefonata che ha rivendicato l’azione, l’anonimo interlocutore ha detto: « Qui Unità Combattenti Comuniste, rivendichiamo l’attentato a Mauro Caramagnoli, confidente e sbirro di quartiere». Il medico ricoverato in ospedale è stato giudicato guaribile in una quarantina di giorni.
Fin qui la cronaca di Lotta Continua del 25 gennaio 1979. Un attentato anomalo, l’unico rivendicato a Napoli dalle Ucc, con una motivazione dal tratto “malavitoso”. Probabilmente una sigla scelta abbastanza casualmente da una banda di quartiere. Meno credibile un’iniziativa occasionale di un’organizzazione abbondantemente dissolta. Ad ogni modo questa è la scheda sull’organizzazione della Mappa perduta, pubblicata da Sensibili alle foglie. Il “Progetto Memoria” non inserisce l’attentato tra le gesta delle Ucc.
La breve storia delle Ucc
Intorno alla metà del 1976, in seguito allo scioglimento delle Formazioni Comuniste Armate (FCA), alcuni militanti provenienti da queste ultime, collegandosi ad altri provenienti dall’area della rivista Senza Tregua e dal Collettivo Campo dei Fiori di Firenze, danno vita alle Unità Comuniste Combattenti.
Secondo un militante “pentito” di Prima Linea: “Nei mesi dell’estate del 1976, dall’area facente capo alle Formazioni Comuniste Armate, si verifica un’altra scissione dalla quale nascono le Unità Comuniste Combattenti. In questo nuovo gruppo entrano militanti che facevano parte delle strutture militari dell’area politica delle FCA , dei Comitati Comunisti per il Potere Operaio e di
Linea di Condotta. Ciò a Milano, Firenze e Roma, ma non a Torino. Di fatto, a Roma, per effetto di tale scissione, l’area dei Comitati Comunisti per il Potere Operaio scompare”.
Un anno di fuoco
Le UCC sviluppano la loro maggior presenza tra l’estate 1976 e l’estate 1977. Loro obiettivi privilegiati sono gli “strumenti del comando capitalistico sul lavoro” e le organizzazioni industriali della piccola e media impresa. Attribuiscono a queste una grande responsabilità nella formazione e nella gestione del mercato del lavoro nero.
Tra gli “strumenti”, nelle loro azioni come nei loro documenti, occupano un posto di rilievo i calcolatori elettronici, definiti: “la più alta concentrazione della intelligenza del comando economico e politico del capitale sul lavoro”. Le UCC hanno mostrato una certa attenzione anche alle implicazioni dello sviluppo industriale in relazione al proletariato meridionale.
Le principali azioni rivendicate
sequestro del commerciante di carni Giuseppe Ambrosio (Roma 14-6-76);
aggressione all’onorevole Di Giesi del PSDI (errore di persona, essendo, il vero obiettivo, un altro onorevole del PSDI) (Roma 10-11-76);
sabotaggio del centro di calcolo Datamont, della Montedison (Milano 19-12-76);
ferimento del direttore generale del Poligrafico dello Stato, Vittorio Morgera (contro il lavoro nero dei carcerati) (Roma 29-3-77);
irruzione negli uffici della Tecnotessile. Viene incendiato il laboratorio d’analisi (Prato (FI) 29- 3-77);
irruzione alla sede dell’Associazione fiorentina delle piccole e medie industrie (Firenze 29-3- 77);
irruzione al Centro di Calcolo dell’università (Roma 10-6-77);
perquisizione e danneggiamento della sede dell’Intersind (Palermo 1-7-77).
La diaspora
A partire dal luglio del 1977 le UCC subiscono un processo di frantumazione irreversibile. Per un certo periodo la sigla viene contesa da gruppi diversi che tuttavia si dedicano esclusivamente ad attività di autofinanziamento. Successivamente alcuni militanti abbandonano l’organizzazione e chiudono la loro esperienza armata, mentre altri confluiscono in Prima Linea.
Formalmente, secondo la testimonianza processuale di un loro militante, le UCC cessano di esistere nel febbraio del 1979.
I giudici, tuttavia, contesteranno la banda armata fino al dicembre del 1979. Per attività svolte nelle città di Alessandria e Napoli. A Milano, inoltre, istruiranno un procedimento nel 1985, connettendolo a questa sigla, in base alle dichiarazioni di un ex militante
“pentito”. In Toscana – a Firenze e a Sesto Fiorentino – alcune azioni dell’area UCC contro agenzie immobiliari le rivendicano la sigla Reparti Comunisti di Combattimento.
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