23 novembre 1982: stangata in primo grado alle Ucc e nessuno sconto ai pentiti

L’articolo di la Repubblica sulla sentenza choc

Terroristi pentiti condannati alle stesse pene dei compagni. Una sentenza a Roma infligge un altro duro colpo alla legge che favorisce chi collabora. Terroristi pentiti condannati alle stesse pene dei compagni. I giudici del processo contro le Unità comuniste combattenti hanno accolto la tesi del pubblico ministero – Condanne da 20 a 30 anni per tentativi di omicidio,  rapine e sequestri – Pochi mesi fa a Bergamo una analoga  decisione per i pentiti di Prima linea

Così la Stampa sulla prima sentenza contro le Ucc. Una scelta tutta politica quella della Corte di Assise di Roma, contro la legislazione premiale. Poi in appello andò decisamente meglio, non solo per i pentiti ma per molti degli imputati che si videro ridurre drasticamente la pena.

Con le Ucc bis della stangata di Bergamo

ROMA — Più di Otto giorni in camera di consiglio per una nuova sentenza-scandalo: la seconda corte d’assise di Roma ha concluso ieri il processo contro 31 imputati delle «Unità comuniste combattenti» con condanne complessive per 518 anni. Nessuna distinzione fra «pentiti» e non: o meglio, non hanno considerato nessun imputato  meritevole di pene più miti, anche se con le sue rivelazioni aveva contribuito allo smantellamento dell’organizzazione terroristica.
A pochi mesi dalla sentenza di Bergamo contro gli uomini di «Prima linea» (anche allora i «pentiti», Michele Viscardi in testa,avevano subito condanne alle stesse pene degli altri) questo è il secondo, duro colpo che un tribunale infligge a una legge sollecitata per anni dalla stessa magistratura. Da quella sua parte, almeno, impegnata in prima linea nella lotta al terrorismo.

Lo scontro tra le due magistrature

Le reazioni non si sono fatte attendere: se una sentenza, quella di Bergamo, poteva fare eccezione, due cominciano a fare giurisprudenza. E sono in molti a chiedersi ss cominciamo a trovarci di fronte a due magistrature, una che sollecita provvedimenti di legge, l’altra che li svuota, grazie a interpretazioni che certo non rientravano nella logica complessiva del provvedimento.
In attesa che la corte d’assise renda nota la motivazione della sentenza, sul percorso logico seguito dai giudici è possibile solo avanzare delle ipotesi. La più probabile è però che i magistrati chiamati a giudicare i terroristi delle «Ucc» (una formazione del «terrorismo diffuso», particolarmente attiva a Roma e nel Lazio fra il 76 ed il 77) abbiano dato particolare rilievo alle caratteristiche che la legge richiedeva perché il «pentimento» fosse ricompensato.
Già nello scorso settembre, concludendo la sua requisitoria con dure richieste di condanna, il pubblico ministero Margherita Gerunda aveva sostenuto questa tesi. Non può considerarsi «pentito» chi, in aula, aveva fornito notizie di seconda mano, o in qualche caso aveva raccontato -autentiche balle. A questo però si erano aggiunte considerazioni sulla legge che lasciavano stupefatti. Ieri, la corte d’assise ha dimostrato di averle accolte in pieno.

Le accuse: tre tentati omicidi, un sequestro

Alle «Unità combattenti comuniste» venivano imputati tre tentativi di omicidio. Quelli del funzionario del poligrafico Vittorio Morgera, e dei librai romani Franca Maraldi e Carlo Alfieri. Poi una rapina al «Club Mediterranée» di Nicotera, in Calabria. Due incursioni nelle sedi di «Radio radicale» e di «Radio città futura».
L’impresa più grossa delle Ucc avrebbe dovuto consistere nel sequestro del grossista Giuseppe Ambrosio. Per il suo rilascio le «Ucc» avevano chiesto, nel 77, la distribuzione nelle macellerie romane di 710 quintali di carne al prezzo «politico» di 1500 lire al chilo. Ma a far fallire il progetto avevano pensato i carabinieri, che avevano liberato Ambrosio in una specie di cunicolo, nei pressi dei Colosseo. Accuse, dunque, che poco avevano a che vedere con quelle di cui si discute in altri processi di terrorismo.

Le condanne severissime: da 30 a 9 anni

Eppure i due leader dell’organizzazione, Guglielmo Guglielmi (più noto come «Comancho») ed Andrea Leoni, sono stati condannati a 30 anni. E a 25 Ina Maria Pecchia, a ventuno i cugini Giampiero e Pietro Bonano, tutte persone, queste ultime, che avevano confessato. Per tutti gli altri, accusati di associazione sovversiva e banda armata, le condanne vanno dai 23 ai 9 anni di reclusione.
Fra i condannati alle pene più pesanti ci sono Fabrizio Panzieri, lungamente incarcerato anni fa per l’assassinio del missino Mikis Mantakas, e Paolo Lapponi, già genero dell’onorevole Giacomo Mancini. Solo un imputato, Paolo Oraziani, condannato a sei anni, ha ottenuto la libertà provvisoria, in attesa di un processo di secondo grado che si preannuncia particolarmente ponderoso.

Infine, una copia della sentenza è stata trasmessa alla Procura perché inizi altre inchieste contro Andrea Leoni (accusato di insurrezione armata). Maurizio Falessi, Livia Maria Scheller e Carlo Brogi: questi ultimi sono accusati di una rapina di cui si è appreso durante il processo. I difensori hanno immediatamente protestato, parlando di una sentenza che ha attinto a piene mani al principio del concorso morale-. Oggi ne riparleranno in una conferenza stampa. 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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