Uccidere nel nome di un Dio

[Un articolo pubblicato nel 1995 per la rivista “Nord e Sud” sull'intreccio tra sette esoteriche e fascisteria a partire dalla vicenda tragica del suicidio di massa dei Templari]

L'ecatombe dSuicidi_templariegli aderenti dell'Ordine del Tempio del Sole in Svizzera ha riproposto drammaticamente il problema delle sette esoteriche e delle nuove religioni nello scenario livido della fine del Millenio.
Una carneficina mascherata da suicidio collettivo. La macabra messinscena di riti e simboli esoterici. L'ambiguo guru dell'Ordine del tempio del sole che traffica con armi e denaro sporco. Due importanti istituti bancari svizzeri che promuovono inchieste interne. Questi gli elementi che stanno dietro alla notte di sangue ricostruita dalla polizia e dalla magistratura elveticai. 

Così il più diffuso newsmagazine italiano ha presentato la vicenda del duplice massacro in Svizzera, lasciandosi trarre in inganno dalle prime dichiarazioni degli investigatori che ipotizzavano la responsabilità di Luc Jouret, l’omeopata belga santone della setta, e del suo braccio destro nello sterminio dei loro adepti per non rispondere di colossali ammanchi finanziari. Le successive autopsie hanno confermato la partecipazione dei capi al rito sacrificale come vittime e non come carnefici riconducendo la vicenda dal fosco scenario di una nuova criminalità esoterica intrecciata con i reseaux dell’estrema destra internazionale al suo effettivo ambito, pur tragico, delle religioni neomillenaristiche.

La tragedia del Tempio del Popolo

Una pratica, quella dell’autoannientamento, che era già salita alla ribalta in due occasioni: il suicidio di massa nella foresta della Guyana dei seguaci del reverendo Jones, nel 1979, il massacro dei fedeli del santone Koresh a Waco nel 1993 dopo un lungo assedio da parte delle “teste di cuoio” americane. Una analisi appena superficiale impone però di sottolineare le diverse matrici e dinamiche delle tre vicende. In Guyana (più di 900 morti, la maggior parte uccisi dai miliziani della comunità armati di kalashnikov) giungeva al capolinea la traiettoria di una frazione radicale della sinistra democratica americana che aveva partecipato con entusiasmo al ciclo di lotte contro la guerra in Vietnam e aveva scelto di proseguire la propria battaglia politica, dopo la svolta reazionaria di massa dei primi anni ’70 negli States, nella forma religiosa del ritorno al Cristianesimo delle origini, del socialismo comunitario nella foresta subtropicale, lontano dalla Babilonia imperialista.

Il massacro di Waco

In Arizona (85 morti nel rogo di un bunker inattaccabile) si consumava il delirio paranoico di un leader carismatico che aveva imposto formidabili vincoli di dipendenza personale e sessuale a decine di aderenti a una setta davidica la cui vocazione apocalittica traeva ispirazione dal fondamentalismo cristiano. L’Ordine del Tempio del Sole, invece, pur richiamandosi nel nome e nei rituali all’Ordine militare religioso dei Templari, sterminato agli inizi del XIV secolo per volontà politica della Corona franceseii, va collocato nel più complesso e articolato universo delle sette esoteriche paganeggianti. Il richiamo mitologico ai monaci guerrieri difensori del Tempio di Gerusalemme ha, del resto, un ruolo rilevante in un amplissimo spettro di esperienze settarie in epoca moderna e contemporanea: dai Rosacroce, attratti dalla vocazione sapienzale di guerrieri che pur combattendo i Saraceni erano rimasti contaminati dalla straordinaria fascinazione della mistica sufi agli epigoni del nazismo magico che nei Templari individuano l’archetipo della Waffen SSiii.

Lo snodo di Ordine nuovo

Per una generazione di giornalisti italiani cresciuti nel culto della presenza pervasiva della massoneria deviata in ogni ‘affare sporco’ la storia di una setta esoterica dedita al traffico di armi era una preda troppo ghiotta per non abboccare all’amo. Eppure è sull’opposto versante che più consistenti sono le tracce di perversi intrecci tra network della destra radicale, apparati dello Stato e agenzie internazionali del crimine, tra pratiche rituali e “dirty works”. Il punto di snodo è Ordine nuovo, il centro studi della destra radicale fondato negli anni Cinquanta da Pino Rauti come Çordine di credenti e di combattentiÈ e che ha finito per costituire una centrale di selezione e di reclutamento per le strutture parallele della Nato, come Gladio. Lasciamo la parola a due testimoni attendibili. Il primo è Giulio Caradonna, uno dei più noti squadristi della piazza romana, eletto otto volte deputato nel Msi: “Ordine nuovo aveva l’ascia bipenne, il ricordo dei nibelunghi, la propaganda del mito della superiorità della razza ariana, Odino, i castelli delle SS (…) Rauti ai suoi giovani insegna riti magici, e quella storia dei galli. Ne parlammo addirittura una volta in direzione: a Pisa, mi pare, c’erano delle sezioni che alla mattina sacrificavano un gallo a chi sa chi, un rito druidico. E senza neanche mangiarseloiv.

Il racconto di Vinciguerra

Il secondo è Vincenzo Vinciguerra, reggente di Ordine Nuovo a Udine, condannato all’ergastolo come organizzatore della strage di Peteano: “Buona parte di coloro che formavano i quadri e i nuclei militanti dell’organizzazione erano in diretto contatto con funzionari di polizia ed ufficiali dei servizi segreti; e, alcuni di essi, erano addirittura stabilmente inseriti nelle “strutture parallele” tipo “Gladiov. Proprio Vinciguerra racconta una vicenda esemplare dell’intreccio tra nazismo magico e traffico d’armi: “Con simile ‘camerata’ la convivenza [in carcere] fu breve, come logico che fosse: si vantava di aver fatto dei favori, nei tempi andati, ai servizi di sicurezza (…) Una sera, levando ispirato gli occhi al cielo, dopo il consueto invito a dimenticare e un perentorio ‘qui lo dico e qui lo nego’ mi mise a parte di aver fondato anni prima, insieme ad altri sconosciuti, un gruppo che doveva impartire alla plebe direttive in ordine a problemi di ‘megapolitica’ e di ‘megastoria’: si chiamava ‘il raggio verde’. Nascondendo sotto una violenta tosse l’irrefrenabile risata che mi scuoteva, ricordai come ai primi degli anni Settanta, mi avevano detto che a Roma ‘sette stronzi’ avevano fondato un gruppo che si autodefiniva ‘del raggio verde’. Ora uno dei sette stava davanti a mevi.

Il detenuto così impietosamente descritto dall’ergastolano è Boris de Rachewiltz degli Arodji, “incarcerato per una volgare truffa compiuta, seconda l’accusa, in compagnia di alcuni ‘balordi’ veneto-friulani”7vii. Principe, duca di Baviera, Toscana e Lorena, gran maestro dell’Ordine di Canossa e dell’Ordine della Corona di ferro, docente universitario. Il nobile ha ospitato per anni nel suo castello di Merano il suocero Ezra Pound, sommo talento poetico del XX secolo, condannato per collaborazionismo per le sue trasmissioni filonaziste durante la seconda guerra mondiale. Egittologo di fama mondiale, de Rachewiltz risiede ufficialmente in Senegal. E’ perciò arruolato – con compiti di ambasciatore plenipotenziario – nell’organizzazione di traffico internazionale di armi guidata da Antonia Moccia, un camorrista napoletano trapiantato a Milano e già condannato per le attività di sostegno logistico alla banda Fioravanti-Cavallini, la più temibile organizzazione del terrorismo nero all’inizio degli anni Ottanta.

La banda, che è giunta a reclutare mercenari in Africa mediante annunci sul ‘Corriere della Sera’ annovera nelle sue fila Vincenzo Buffo, un militante di Portici di Avanguardia nazionale, protagonista della rivolta di Reggio Calabria, addestratore di lotta, arrestato nel 1974 per un attentato dinamitardo contro la sede del ‘Mattino’viii. [Il suo coimputato, Enrico Perillo, è assunto a tristissima fama nel corso degli ultimi anni: è stato infatti condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio della vicina di casa che lo aveva mandato in galera per aver abusato sessualmente della figlioletta di lei].

Il professore nero

Di traffici pericolosi con la camorra e l’eversione nera è protagonista un altro studioso di fama internazionale, il criminologo Aldo Semerari, perito di parte di Raffaele Cutolo, attirato in un tranello e fatto decapitare da Umberto Ammaturo, leader del cartello rivale della ‘Nuova famiglia’. Semerari si affilia alla massoneria di Palazzo Giustiniani anche se non figura nel piè di lista: iniziato nella loggia Pitagora negli anni ’60, il suo fascicolo è avocato alla corte centrale del grande Oriente e se ne perdono le tracce. Il gran maestro Gamberini lo mette in contatto con Gelli: da allora la sua è una presenza costante ai riti di affiliazione alla loggia P2. Ben inserito negli ambienti dei servizi segreti, ha rapporti di amicizia col colonnello Santoro e con il collega Ferracuti, figura chiave del comitato di crisi del sequestro Moro. Semerari, docente di psichiatria forense e antropologia criminale, perito del tribunale, è l’eminenza grigia di ‘Costruiamo l’azione’, la rivista dell’area che rappresenta la continuità politica e militare di Ordine nuovo: nella sua villa alla fine del 1977 si svolge il summit di fondazione del gruppo eversivo, che ha ai suoi vertici il responsabile di Ordine nuovo clandestino, Paolo Signorelli, l’alter ego di Franco Freda, Massimiliano Fachini e i responsabili delle rete militare Sergio Calore e Paolo Aleandri, poi ‘pentiti’. Con la sua autorevolezza professionale Semerari garantisce l’impunita a numerosi banditi e militanti neofascisti con perizie di comodo. In un caso, l’imprudenza del beneficiato, il terrorista nero Massimo Rampelli, che ne scrive a un compagno di detenzione, porta all’annullamento della perizia fasulla.

Gli intrecci col sequestro Cirillo

Dichiaratamente pagano, adoratore del Sole, gran consumatore di fegato crudo in occasione dei riti del Solstizio, il professore Semerari è arrestato nelle prime indagini sulla strage di Bologna, il 28 agosto 1980, come componente del vertice unitario dell’eversione nera. In carcere riceve altri provvedimenti restrittivi, per un omicidio commesso da Calore e una fuga di notizie connessa a questa inchiesta. E’ scarcerato dopo otto mesi, giusto in tempo per assistere allo sfacelo della P2. Numerose le accuse dettagliate rivoltegli da diversi pentiti e dissociati dell’eversione neofascista: dalla proposta alla banda della Magliana di fornire una lista di sequestrati in cambio di attentati da compiere, agli scambi di armi e di offerte di lavoro criminale tra clan della camorra e terroristi neri. Secondo Pierluigi Scarano, uno dei pupilli di Signorelli, alla fine degli anni ’70 tutti i rapporti tra estrema destra e Palazzo – intendendo per questo servizi segreti e Loggia P2- passano per Semerari. L’ultrà nero riferisce di riunioni riservate a casa dello psichiatra con l’ex procuratore di Roma Di Matteo, agenti segreti e massoni. Alla vigilia del sequestro, il professore attiva la sua rete di collegamento con il Sismi per chiedere, in termini drammatici, aiuto: inutilmente.

La vicenda della sua morte si intreccia con uno dei più intricati e sporchi ‘affari’ della storia repubblicana, il sequestro di Ciro Cirillo e la trattativa tra Brigate rosse, camorra e servizi segreti. Il ‘falso’ rapporto di polizia, confezionato dall’entourage cutoliano e pubblicato dall’Unità per depistare le indagini, è infatti, in un primo momento, attribuito a Semerari e considerato la ragione della sua esecuzione. Si scoprirà poi che più banalmente ha pagato la contiguità con la Nuova camorra organizzata.

L’ordinovista Affatigato

Un altro personaggio chiave dell’eversione nera è protagonista di un colossale traffico d’armi, in collegamento con mafia, servizi segreti e ‘colletti bianchi’ del crimine. E’ Marco Affatigato, militante lucchese di Ordine nuovo. A 22 anni [in realtà aveva a stento 18 anni] partecipa al furto di esplosivi in una cava di Arezzo che costituisce l’arsenale del Fronte nazionale rivoluzionario, la banda armata di Mario Tuti. Il primo arresto per il giovane neofascista è nel febbraio 1975: ha ospitato Tuti dopo che questi ha ucciso due poliziotti. Rivela una precoce vocazione per l’intrigo e il doppio gioco. Alla fine dell’anno incontra Clemente Graziani, il leader ordinovista latitante in Corsica e gli consegna una dettagliata relazione sugli attentati compiuti in Toscana dal FNR. Nel settembre1976 è arrestato per ricostituzione del partito fascista: le ammissioni sui finanziamenti massonici a Ordine nuovo non gli risparmiano una condanna a 4 anni. Scarcerato in libertà provvisoria, ripara in Francia.

I depistaggi su Ustica e Bologna

Il suo nome balza alla ribalta dopo il disastro di Ustica, quando sulla base di notizie da un suo amico, Marcello Soffiati, anch’egli ordinovista e collaboratore dei servizi segreti, si cerca di costruire una pista secondo la quale Affatigato era morto nel disastro che aveva provocato trasportando esplosivi. Immediatamente dopo la strage di Bologna il latitante neofascista è arrestato a Nizza ed estradato in un mese in Italia per scontare la condanna per il FNR. Il tentativo di coinvolgerlo nella strage di Bologna dura lo spazio di un mattino. Gli si attribuisce un identikit in modo discutibile, poi il numero due del Sismi, il generale Musumeci lo inserisce in due veline, sempre utilizzando notizie estorte a Soffiati.

Affatigato si lamenterà: mi avevano commissionato un documento politico che rappresentava una situazione golpista che dava per scontata l’organizzazione di un movimento delle forze armate di stampo veteroordinovista, con proclami da fare subito dopo il golpe e strutture organizzate miste e poi mi hanno usato per montare un polverone prima e dopo la strage. Collabora con la magistratura: al pubblico ministero di Bologna Libero Mancuso racconta che mentre era a Nizza viene contattato dai servizi francesi che in cambio del permesso di soggiorno gli chiedono la collaborazione. Entra poi in contatto con la Cia che gli pone il veto di inviare soldi a Giovanni Ventura, latitante in Argentina per la strage di Piazza Fontana.

L’arresto del 1985

Nel febbraio 1985 è arrestato per una nuova inchiesta sugli attentati alle linee ferroviarie in Toscana. Ottiene ben presto gli arresti domiciliari e ripara ancora una volta in Francia dove si mantiene con attività criminali. In un anno è arrestato due volte, per traffico di assegni falsi e per truffa e ricettazione di auto. Le autorità francesi respingono le richieste italiane di estradizione in quanto sono di natura ‘politica’, anche su uno degli ordini di carcerazione era per assegni falsi (una condanna definitiva ad un anno e due mesi per aver acquistato due auto con cambiali false immediatamente prima della fuga all’estero). Nel gennaio1989, quando la procura di Massa Carrara spicca 72 ordini di cattura per una connection tra mafia, neofascisti e servizi segreti finalizzata al traffico di armi, droga e titoli di credito falsificati, uno è per Affatigato: lo coinvolge un francese arrestato a S. Francisco mentre tentava di negoziare falsi titoli della Canadian Bank. Tra i 37 arrestati spiccano i nomi del commercialista piacentino Luciano Zilocchi, console onorario della Guinea Bissau, i neofascisti toscani Massimo Mosti e Franco Catalani, titolari della finanziaria Finivest 2000, il mafioso Michele Cillari, capo della famiglia di Porta Nuova, sette mafiosi di Trapani del clan Minore.

Le indagini partono dal ritrovamento sulla Boustany I di armi e droga, un cargo proveniente da Beirut bloccato nel settembre 87 in un porto della Toscana. I 18 marinai hanno la libertà provvisoria dopo pochi mesi. L’ufficiale di carico della nave Sharazian avrebbe fornito alla terrorista libanese Aline Rizkhallah, bloccata a Linate il 20 ottobre 1988 le foto degli ostaggi della Jihad da consegnare al trafficante Aldo Anghessa, che costituendosi dopo il sequestro del Boustany rivelò i suoi rapporti con i servizi dando il via alle indagini. La banda ha portato avanti negoziazioni per milioni di dollari, è intervenuto alla vendita di Mirage alla Guinea Bissau, spacciato dollari e titoli di credito falsi del governo indonesiano e certificati di credito di una inesistente Canadian Credit Bank.

Nella connection hanno un ruolo centrale il fascista Affatigato, lo ‘spione’ Anghessa, e il nuovo cassiere della mafia, Cillari. Tra gli imputati di una connessa inchiesta fiorentina, invece, i neofascisti Luca Poggiali e Vincenzo Fenili: si sarebbero recati all’estero con promissory notes false per acquistare un aereo, grazie alla copertura dei servizi segreti anche se Poggiali aveva il divieto di espatrio per una condannato a 20 anni per l’omicidio di un vigilante a Firenze nel 1977: all’epoca militava nel Fronte della Gioventù. Condanna che non gli aveva comunque impedito di collaborare con la rivista dello Stato Maggiore della Difesa. Fenili, pilota civile, tornerà alla ribalta nel novembre 1993, arrestato per il progetto di assalto al centro di produzione di Saxa Rubra, elaborato da una sgangherata banda di neofascisti, mercenari e trafficanti del sottobosco dei servizi segreti.

iRituale per un massacro” in Panorama, 21 ottobre 1994, p.233
ii L'Ordine fu sciolto d'autorità dopo la morte sul rogo dell'ultimo Maestro, Jacques de Molay, giustiziato nel 1312 a Parigi, accusato di sodomia e di pratiche magiche, in realtà chiamato a rispondere dell'irriducibilità dei Templari alle ragioni politiche della nascente monarchia nazionale che aveva già piegato un Papato riottoso all'umiliazione della 'cattività avignonese'.
iii Dagoberto Bellucci “Leon Degrelle: l'ultimo soldato politico dell'Ordine Nuovo” in Avanguardia. Mensile militante per la comunità nazionalpopolare, n. 105, settembre 1994, p. 32
iv Daniele Protti “Non fidatevi di loro. Parola di fascista”, L'Europeo, 20-25 maggio 1994.
v Vincenzo Vinciguerra, La strategia del depistaggio, Edizioni Il Fenicottero, 1993.
vi Vincenzo Vinciguerra, Ergastolo per la libertà, Arnaud, Firenze, 1988, pp.87-88
vii ivi, p.87

viii Atti della Commissione d’inchiesta sui fenomeni di terrorismo e di eversione fascista in Campania, Regione Campania, maggio 1975, p.78.

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