Non c’è solo Vienna: l’ultradestra torna nel parlamento serbo

Si rafforza lo spettro di un’Austria blindata anti-migranti: il primo turno delle elezioni presidenziali ha sancito il trionfo dell’estrema destra, e allo stesso tempo la debacle dei grandi partiti tradizionali, i socialisti ed i popolari. Lo spoglio ha sostanzialmente confermato i dati degli exit poll diffusi nel pomeriggio di ieri, a urne appena chiuse. Il candidato del partito della Libertà (Fpoe), Norbert Hofer, ha ottenuto oltre il 35% delle preferenze, ed al ballottaggio del 22 maggio sfiderà il verde Alexander van der Bellen, secondo con circa il 21%. Il socialista Rudolf Hundstorfer ed il popolare Andreas Khol sono rimasti inchiodati all’11%: uno shock per la coalizione al potere, che ha guidato il Paese dal 1945. Per il Fpoe – il partito che fu in passato dal controverso Jorg Haider, morto nel 2008 – si tratta della migliore performance di sempre. Un voto netto e chiarissimo, una bocciatura netta delle forze di governo che pure nelle ultime settimane hanno lanciato, con la costruzione del “muro” del Brennero, un chiaro messaggio politico, in chiave anti-migranti. Bisognerà vedere ora al secondo turno che cosa succederà, se scatterà un dispositivo alla “francese” per cui tutte le forze politiche si schiereranno esplicitamente a sostegno del candidato verde oppure lasceranno liberi gli elettori. L’analisi del voto non lascia margini ad equivoci, con il trionfo dell’estrema destra e il crollo dei partiti governativi.

E non c’è solo il voto di Vienna su cui riflettere. Perché anche da Belgrado l’estrema destra – seppure divisa in due formazioni concorrenti – registra un successo significativo. Certo il premier moderato Vucic, pur scendendo sotto il 50%, ha una netta maggioranza (150 su 250) e vede quindi confermato il suo progetto europeista. Ma il fronte ultranazionalista e filorusso (i radicali di Seselj e i democratici) sfiorando il 13%, torna in parlamento con una nutrita pattuglia di opposizione antiUe e costituirà sicuramente una spina nel fianco. Seselj ammette comunque una certa delusione. In parlamento ci entra con l’8%. «Ci aspettavamo di più – ha detto -. Ma continueremo la nostra lotta, ora anche in parlamento». Šešelj è ostile all’integrazione europea della Serbia e propugna un sempre maggiore avvicinamento alla Russia.  «La situazione nel Paese è molto difficile e forse fra due anni si andrà di nuovo a elezioni anticipate», ha affermato il leader ultranazionalista che di recente è stato assolto al tribunale dell’Aja dalle accuse di crimini di Guerra. Šešelj fu uno stretto collaboratore dell’ex presidente serbo Slobodan Milosevic, ritenuto responsabile delle operazioni di pulizia etnica in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo negli anni del conflitto jugoslavo.

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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