[Vent'anni fa, alla testa della mobilitazione degli immigrati africani in Terra di Lavoro c'era Dacia Valent, la leader nera all'epoca europarlamentare di Rifondazione comunista. Un pezzo scritto dopo l'assemblea degli immigrati nel Ghetto di Villa Literno]
VILLA LITERNO E' sempre il cuore del caporalato nella terra dei Mazzoni Villa Literno, ma modifiche profonde sono state segnate da quando la "questione nera" fu portata alla ribalta, nell'estate di tre anni fa, dall'omicidio di Jerry Maslo, immigrato sudafricano ucciso da una banda di giovanissimi balordi.
Vivevano in venti in una casupola: quei ragazzini dannati erano convinti di avere gioco facile contro la feccia della terra, contro quei poveri "negri" che non solo non si sarebbero ribellati ma giammai avrebbero denunciato la rapina. Clandestini, con lo spettro dell'espulsione, con l'incubo del ritorno coatto ad un destino di sterminio per fame e per violenza. Non andò così. Un'istintiva reazione difensiva di Jerry, la tensione spaventosa per quell'informe massa umana e fu la morte.
Da quella straordinaria stagione di passione umanitaria che vide pochi mesi dopo riuniti in piazza centomila uomini e donne bianchi, gialli, bruni, neri nel nome di nuovi - ma antichi - valori di solidarietà e di dignità nacque una legge, la Martelli-Jervolino, che pur con i suoi profondi limiti e difetti - come tutte le grandi riforme democratiche italiane dalle nobili intenzioni politiche, fu il caso della chiusura dei manicomi o della prima legge penitenziaria, non corrispondevano adeguati supporti logistici e finanziari - liberò dal ricatto della clandestinità centinaia di migliaia di uomini e di donne.
La questione ovviamente è ancora aperta: proprio domenica scorsa i sindacati confederali hanno organizzato una manifestazione "nazionale" degli immigrati extracomunitari dell'ex campo profughi di Aversa.
Obiettivo: i permessi temporanei di soggiorno per consentire il lavoro stagionale nei campi e rompere così il ricatto dei mercanti di schiavi. E' noto infatti che la legge Martelli-Jervolino collega la concessione dei permessi di soggiorno al certificato di lavoro. Ma forti sono le resistenze degli immigrati più politicizzati: denunciano i rischi di esporre i "fratelli" a deportazioni alla scadenza del permesso, e, al tempo stesso, con più disincantato realismo, di un passaggio in massa alla clandestinità.
Alla testa della mobilitazione contro i soggiorni temporanei l'eurodeputata Dacia Valent, la pasionaria nera di Rifondazione Comunista, con la sua organizzazione di militanti panafricani, lo Score, che si ispira alle figure dei grandi leader politici e teorici dell'unità della nazione africana, da Nkouma a Malcom X.
E così mentre stancamente in Villa ad Aversa si consumava la passerella sindacale, "madame la presidentesse" e i suoi compagni tenevano un'assemblea - rigorosamente in francese lingua comune alla gran massa degli immigrati centroafricani - nel ghetto di Villa Literno per lanciare la campagna per i soggiorni a tempo indeterminato o comunque lungo.
E' il ghetto un'atroce baraccopoli, roulotte sgarrupate, pareti di latta senza pavimento, senza luce, senza cessi, a ridosso della Madonna del Pantano, la provinciale che da Villa Literno porta a Pinetamare. E attorno ad un tavolo traballante di legno, alla luce fioca di una candela centinaia di fratelli negri - era appena terminata la preghiera mussulmana della sera - si sono riuniti per ascoltare in appassionato silenzio, ma pronti a unirsi in scroscianti applausi agli appelli all'unità nella lotta di senegalesi, zambiani, ivoriani, congolesi.
Perché i fratelli neri nella terra dei Mazzoni oggi si trovano a scontrarsi con un'antica violenza. Perché la struttura di comando e di controllo del mercato delle braccia a Villa Literno non è più gestita dalla camorra in prima persona ma subappaltata a bande di magrebini, di fratelli mussulmani che - come i mercanti di schiavi di 400 anni fa - si ingrassavano sulla pelle dei "poveri neri". Ma usciranno dal Ghetto questi poveri neri, ripartiranno all'assalto del cielo.
Domani l'appuntamento è in piazza a Villa Literno, alle 17. E la città devastata dalla violenza della camorra, dal male di vivere di una disumana condizione suburbana dovrà ricordare che nelle sacche più disgregate del suo territorio vivono in condizioni subumane migliaia di dannati della terra. E con questa disperazione dovrà imparare a fare i conti.
GIORNALE DI NAPOLI 8 AGOSTO 1992
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