[una polemica d'occasione per uno sballato sondaggio antimeridionale promosso dal Gr1 in chiave protoleghista]
Non ci interessa affatto aprire una querelle con quella risicata maggioranza relativa di ascoltatori del GR-1 che ritiene il meridione indolente. Del nostro sangue, sudore e lacrime son lastricate le grandi arterie intercontinentali dell'America e dell'Australia e del nostro lavoro son piene le tasche dei signori del boom economico. Chiedetelo a Pirelli ed Agnelli che negli anni '60 hanno costruito le fortune del miracolo.
Non ci interessa: è un bersaglio polemico troppo facile.
Ci stuzzica piuttosto la curiosità di capire quale idea velleitaria si è mostruosamente gonfiata nella testa di qualche collega del GR-1 per dare vita a questo referendum abortito.
Ricordate qualche anno fa: Enzo Biagi conduceva, con straordinario successo, un programma settimanale "Film dossier".
Altra trasmissione di un film con stretto aggancio di attualità seguiva un dibattito in studio, di grande interesse. Quando si trattò di discutere della pena di morte Enzo Biagi ebbe la bella pensata di dare la parola all'uomo della strada che da queste cose, si sa, è irresistibilmente attratto (Funari insegna).
L'idea era ben congegnata:parecchi milioni di spettatori si sarebbero dati da fare a spegnere o accendere lampadine per segnalare la loro opinione. La registrazione Enel dell'aumento o del calo dei consumi in coincidenza del referendum avrebbe rappresentato l'imparziale, implacabile verdetto.
Non gli fu permesso. Ma se l'operazione fosse andata in porto sicuramente sarebbe stata una bella rivincita per gli istinti sanguinari della folla. Del resto da un paese che ha dato quasi l'80% dei voti a favore del mantenimento dell'ergastolo, contro l'indicazione di voto di un ampio schieramento di sinistra che superava il 40%, c'è poco da aspettarsi.
In realtà quello che non va in questa faccenda del referendum del GR-1 non è il reato di lesa onorabilità del Meridione (di tante difese d'ufficio si può far senza): quel che è proprio sballato è l'uso - in una società della comunicazione totale - del "media" per rafforzare un'opinione attraverso un campione del tutto casuale e diffondere l'immagine ricavata da quest'operazione culturalmente e scientificamente truffaldina, con la potenza dell'aureola propria del media stesso, trasformandola in una verità forte.
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