7 novembre 77: Cossiga chiude il “covo” di via dei Volsci

A Roma, verso le 7 di mattina del 7 novembre del 77, un centinaio di agenti di P.S. in tenuta antiguerriglia circonda la sede dei Comitati autonomi operai di via dei Volsci, al cui interno non c’è nessuno. Al termine della perquisizione vengono posti i sigilli ai locali (e vengono sequestrati volantini, cartoline di solidarietà per i detenuti, pratiche sindacali su carta intestata dell’ENEL).

96 militanti vengono denunciati con l’accusa di associazione sovversiva. Nel pomeriggio si tiene una conferenza-stampa davanti alla sede chiusa di via dei Volsci, poi, dopo neanche un’ora di assemblea, il movimento decide di convocare una manifestazione unitaria per il giorno seguente.

In serata, dopo un’assemblea nella facoltà di Giurisprudenza, migliaia di studenti escono in corteo dall’Università. Il corteo viene caricato dalla polizia. In serata una molotov esplode contro il commissariato di piazza Euclide. Vengono chiuse anche le sedi del Comitato di lotta di Donna Olimpia e del Circolo Giovanile “O’ Cangaceiro” di Torino, in corso Orbassano, già perquisito senza risultati nei giorni precedenti, che ospita anche i giovani del circolo “Barabba”.

FONTE: Claudio Del Bello (ed.) Una sparatoria tranquilla, Odradek edizioni

via dei Volsci

Le leggi eccezionali esistono già: con quella sui « covi » chiuse ieri a Roma via dei Volsci e la sede di Monteverde e a Torino, la sede del circolo Cangaceiros. A Roma il reato sarebbe quello di partecipazione a banda armata, commesso dal 1974 a oggi da oltre 80 compagni dell’autonomia. E’ una vendetta del Questore (quello che fece sparare il 12 maggio sui manifestanti inermi) col PCI corresponsabile di questa provocazione. Si apre una settimana tutta incentrata sulla richiesta di misure eccezionali. La DC, come in Germania, apre la caccia contro gli intellettuali chiedendo «impunità». Occorre sviluppare un’ampia mobilitazione di massa per sconfiggere questa nuova ondata repressiva e far riaprire le sedi chiuse.

Lotta Continua chiama alla mobilitazione

Così Lotta Continua apre il giornale l’8 novembre 1977, chiamando alla mobilitazione contro la repressione. Di spalle l’editoriale di analisi da cui estraggo un pezzo centrale:
La settimana si apre con le leggi eccezionali già all’opera. Il Questore di Roma. Migliorini, ha chiuso questa mattina la sede dei Collettivi autonomi operai di via dei Volsci e la sede dei compagni di Monteverde, in via Donna Olimpia, frequentata da tutti i compagni della zona e dai compagni di Lotta Continua più in particolare. A Torino, nelle stesse ore, veniva chiusa la sede del circolo giovanile Cangaceiros.

Leggi eccezionali

La legge con cui uno schieramento imponente di polizia agli ordini di Migliorini ha fatto irruzione nelle due sedi di Roma, devastando prima, e poi sigillando i locali, è quella varata in agosto sui covi, frutto dell’accordo a sei, un vero mostro giuridico. E’ servita a Cossiga per creare allora un precedente e a De Matteo per riaprire poi i covi fascisti.

Dicemmo che quella legge era nata contro la sinistra e che non volevamo che fosse applicata nei confronti dei fascisti, per i quali leggi inapplicate per 30 anni — a cominciare dalla legge Sceiba — possono bastare, purché ce ne sia la volontà. Questa legge prevede la chiusura di sedi nel caso di flagranza di reato nella detenzione di armi ed esplosivi, oppure «quando la sede sia pertinente al reato».

E’ chiaramente la legge dell’arbitrio, fuori di ogni legalità. I due locali chiusi sono infatti, secondo il rapporto che Migliorini ha deposto più tardi sul tavolo di De Matteo, «pertinenti» con il reato di «banda armata», nel quale sarebbero coinvolti circa 80 compagni dell’autonomia. Siccome il reato di banda armata ha un carattere «permanente», di qui la flagranza del reato e la possibilità di applicare il mostro giuridico varato sotto gli auspici dell’accordo a sei. dal governo Andreotti.

Un mostro giuridico

E’ facile capire quale dose di provocazione, di arbitrio, di montatura ci sia dietro l’incriminazione per banda armata, addirittura basata su un arco di tempo che va dal 1974 ad oggi. Ancora più evidente appare la mostruosità giuridica, secondo la quale — dovendosi accontentare delle farneticazioni improvvisate di un questore che proprio sabato è stato preso con le mani nel sacco e che sarà denunciato come minimo per falso — si dovrebbe assistere alla chiusura di sedi di organizzazioni politiche. A Torino la questione è ugualmente scandalosa: lì è la magistratura che. dopo avere fatto perquisire nei giorni scorsi la sede del circolo giovanile senza trovare niente, ora ordina la chiusura affermando che in quella sede si sarebbero fabbricate bottiglie incendiarie.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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