Via Fracchia, esecuzione di Dura. Il pm vuole archiviare
Il sostituto procuratore Federico Manotti ha chiesto l’archiviazione per l’inchiesta sull’irruzione in via Fracchia nel 1980, il covo delle Br in cui vennero uccisi dai carabinieri quattro brigatisti rossi.
L’indagine era nata dopo l’esposto di Luigi Grasso, ricercatore universitario, accusato di terrorismo nel 1979. Negli anni successivi lo prosciolsero completamente. “Quello di Riccardo Dura è stato un omicidio volontario. Lo uccisero con un solo colpo alla nuca”, aveva scritto nella denuncia Grasso.
Il ricercatore aveva deciso di presentare l’esposto dopo una ricerca personale negli archivi giudiziari. In quegli atti c’è la ricostruzione dei fatti spiegata da Michele Riccio, il braccio destro del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dalla lettura di quei fatti Grasso era arrivato alla conclusione che l’uccisione del brigatista Riccardo Dura sarebbe stato un omicidio volontario. Per il pm, però, nel corso delle indagini non sarebbero emersi elementi nuovi, per cui l’inchiesta va chiusa.
Resta ancora in piedi, invece, l’indagine sulla sparizione dei fascicoli relativi all’irruzione dagli archivi giudiziari di Morimondo (Milano) dove erano stati trasferiti. Il procuratore capo Francesco Cozzi aveva aperto una indagine per furto aggravato. La scoperta era avvenuta nei mesi scorsi, dopo l’apertura dell’inchiesta per omicidio volontario. Il fascicolo era nell’Archivio di stato a Genova fino al 2016. In quell’anno ne avevano deciso il trasferimento in Lombardia. Non si sa, però, se gli atti non siano mai arrivati o se siano spariti una volta giunti lì
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