14 maggio 1977: la violenza armata tra messa in scena e realtà

Custra

14 maggio 1977: vicino al carcere di San Vittore, ai margini di un corteo contro la repressione,  una banda di autonomi fa fuoco sulla polizia e uccide il vicebrigadiere Antonio Custra. L’immagine di Giuseppe Memeo fissato mentre spara a braccia unite e ginocchia piegate diventa il simbolo degli anni di piombo.
Quando il Msi deve lanciare la campagna per la pena di morte contro i terroristi è la foto scelta per il manifesto.Eppure, se andiamo a leggere gli atti del processo, scopriamo che non è stato lui ad uccidere: la pallottola assassina è una 7,65, lui impugna una calibro 22 da tiro, una pistola “leggera”, dallo scarso rinculo, che non richiede particolari precauzioni per l’uso. E’ una “messa in scena” nel senso letterale del termine.

Quel giorno la banda  Romana Vittoria scende in piazza armata, come già fatto  in altre occasioni. Due giorni prima la polizia di Kossiga ha ucciso una studentessa negli scontri scatenati perché i radicali, per festeggiare l’anniversario del referendum del divorzio, hanno manifestato nonostante il divieto del Viminale. Il cordone di polizia blocca uno degli accessi al carcere ma si tiene prudentemente a più di cento metri dal corteo che sfila. Il collettivo Romana Vittoria è uno dei più agguerriti della galassia di “Rosso”, l’area dell’Autonomia che fa capo a Toni Negri: un gruppetto di giovanissimi si sgancia dal corteo per lanciare molotov contro le forze dell’ordine e i pistoleri li seguono per “coprirne” la ritirata. L’incursione riesce male, solo in pochi entrano in azione: tra questi tre studenti del Cattaneo che, identificati subito dalle foto pubblicate dall’Espresso, saranno arrestati e condannati per concorso in omicidio anche se una perizia dimostra che l’angolo di tiro era troppo alto per colpire i poliziotti distanti.
E’ nel momento della ritirata che Memeo decide di sparare sulla polizia. Senza che fosse previsto, senza che ce ne fosse necessità. Il suo gesto scatena gli altri compagni. Tutti gli altri armati, 5 o 6, fanno fuoco anche loro. Una pallottola colpisce e uccide Custra. Anni dopo, grazie al pentimento di due dei protagonisti della giornata, Marco Barbone ed Enrico Pasini Gatti, parte la seconda istruttoria che si concluderà con la condanna di tutti i responsabili. L’inchiesta, in cui le foto hanno un ruolo fondamentale, è raccontata in questo video dal giudice Salvini mentre qui è possibile leggere l’ordinanza che ricostruisce l’episodio.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.