29 marzo 1977, le Ucc gambizzano Vittorio Morgera, direttore del Poligrafico

Attentato, stamane a Roma, contro il direttore generale del Poligrafico. La vittima è l’avvocato Vittorio Morgera, 58 anni, originario di Ischia,. sposato e padre di otto figli. Gli hanno teso un’imboscata davanti al portone della sua abitazione, in via Nicola Martelli 40, a; Parioli, mentre saliva sulla «132» blu che lo avrebbe portato in ufficio. Lo hanno aggredito in tre (su una «124» c’era una donna ad attenderli) sparandogli quattro colpi di pistola alle gambe. Ricoverato all’ospedale San Giacomo, il funzionario è stato giudicato guaribile in venti giorni. Tutti e tre i proiettili che lo hanno raggiunto sono fuoriusciti e le ferite non sono gravi. «E’ ancora troppo presto per una valutazione politica dell’attentato», ha detto nella tarda mattinata il magistrato inquirente, Paolino Dell’Anno, dopo aver interrogato Vittorio Morgera.
Finora, contrariamente a quanto è avvenuto per le precedenti imprese (otto a Roma dal gennaio ’76 ad oggi) nessun gruppo eversivo ha rivendicato l’azione. Ordine nero, Nap, Formazioni armate comuniste, le tre organizzazioni che si sono addossate la responsabilità dei precedenti attentati, tacciono. Gli inquirenti sono in possesso di testimonianze utili per ricostruire gli «identikit» degli attentatori, ma per quanto riguarda la matrice dell’impresa hanno scarsi elementi. Fra i moventi possibili, ancora tutto da dimostrare, figura quello di una vendetta.
I 22 licenziamenti
Un anno e mezzo fa, 22 dei 5000 dipendenti del Poligrafico sono stati licenziati per assenteismo (sette sono stati poi riassunti). I licenziamenti sono stati decisi dal consiglio d’amministrazione dell’istituto, ma sembra che l’avvocato Morgera, nella vicenda, abbia tenuto un atteggiamento molto intransigente. I rappresentanti del consiglio di fabbrica, che hanno emesso un ordine del giorno in cui condannano duramente l’aggressione, escludono un rapporto fra i licenziamenti e l’imboscata di stamane.
«Da noi spiegano — non ci so no frange che sfuggono al controllo del sindacato. Ufficialmente non vi sono comitati di base. No, l’ipotesi della vendetta è inattendibile. E’ stato un gesto di intimidazione contro un rappresentante delle istituzioni statali». Anche l’assessore regionale socialista Di Segni, vecchio amico di Morgera, accorso al San Giacomo assieme ai familiari del direttore e ai dirigenti del Poligrafico, è dello stesso avviso. «Morgera — afferma — è un uomo tranquillo, non ha mai fatto politica, nell’arco della sua carriera ha sempre avuto con i dipendenti buoni rapporti».
Lo stupore dei colleghi
«Non ce lo sappiamo spiegare — dicono i colleghi dell’avvocato ferito —, al Poligrafico abbiamo avuto sempre una situazione tranquilla, sia a livello politico che sindacale. Proprio l’avv. Morgera, direttore generale dal ’69, dopo aver vinto un concorso, era incaricato di tenere i contatti con i sindacati. Tutti gli incontri sono stati caratterizzati dalla più assoluta armonia». Anche il ferito non sa darsi spiegazioni.
«In passato — dice — non ho mai ricevuto minacce. Stamane, mentre salivo sull’auto, un uomo mi ha colpito alla testa. Sono caduto e in una frazione di secondo mi hanno sparato tre colpi». Vittorio Morgera, che avrebbe dovuto incontrarsi oggi con una delegazione di sindacalisti per discutere di questioni aziendali, alle 8,40 è uscito di casa. Ad attenderlo, al volante di una « 132 », c’era l’autista Leopoldo Fiori; dietro era in attesa l’«Alfa Sud», guidata dall’autista Francesco Gigliotti, dell’on. Enrico Manca, del psi, che abita nella stessa palazzina.
L’agguato
Mentre stava per salire sulla «132» Morgera è stato affrontato da tre uomini armati e sembra (sul particolare vi sono versioni contrastanti) mascherati. Uno lo ha colpito alla testa e l’avvocato è crollato a terra con un gemito. Il primo colpo alle gambe lo ha raggiunto mentre si stava arrotolando sull’asfalto. Morgera è riuscito ad alzarsi ed ha cercato scampo all’interno dell’auto.
Uno degli aggressori ha tenuto sotto la minaccia della pistola l’autista e gli altri hanno premuto il grilletto tre volte: altri due proiettili hanno raggiunto il dirigente alle gambe. Mentre uno degli attentatori sparava, un complice ha staccato dal cruscotto le chiavi della «132», un’azione preordinata, velocissima: c’era ancora nell’aria l’eco delle detonazioni quando una «124» azzurro chiaro, guidata da una donna con un foulard rosso, si è accostata per raccogliere i complici. Con una spinta hanno allontanato l’autista dell’on. Manca, accorso in difesa. Poi i quattro si sono allontanati a gran velocità imboccando via Archimede, verso piazza Euclide.
Per coprirsi la fuga i terroristi hanno lanciato dal finestrino due ordigni fumogeni: polvere nera compressa in pacchetti di « Marlboro » con una miccia. Uno è esploso in via Archimede, senza provocare danni, l’altro è stato recuperato. Il portinaio del palazzo dove abita Morgera, Mario Ferrucci, ha dato l’allarme al « 113 » mentre l’avvocato prima di essere accompagnato al San Giacomo su una « volante », è stato soccorso da un medico di passaggio, che gli ha stretto la cintura dei pantaloni all’altezza della coscia destra bloccando l’emorragia.
Fonte: La Stampa, 30 marzo 1977
Gli altri attacchi delle UCC
La rivendicazione arriverà nei giorni seguenti. A compiere l’attacco sono le Unità comuniste combattenti, una delle formazioni armate nate dalla scissione di “Senza Tregua”. E’ l’attentato più importante di una giornata campale. Nella stessa giornata, infatti, nel pomeriggio un commando composto da sette militanti, tra cui due donne, attacca all’Eur la FederLazio, sede della piccola industria. Chiusi in due stanze una sessantina di ostaggi, i guerriglieri incendiano gli altri locali, che restano distrutti dalle fiamme.
Attacchi anche in Toscana, sempre a opera delle Ucc. A Prato,vengono assaliti il centro ricerche della “Tecnotessile”: ad agire tre uomini e due donne . A Firenze un commando attacca l’associazione dei Piccoli Industriali Toscani.
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