10 luglio 1976. Concutelli uccide il pm Vittorio Occorsio
Il 10 luglio 1976, 47 anni fa, il comandante militare di Ordine nuovo, Pierluigi Concutelli uccideva il pm Vittorio Occorsio. Lo accusava di essere il responsabile della “persecuzione democratica” contro la sua organizzazione. Qui di seguito le pagine che ho dedicato all’episodio nel mio libro “Guerrieri 1975-1982”.
L’operatività della banda Concutelli si consuma in quindici giorni, tra il 10 e il 26 luglio. In rapida successione sono messi a segno tre azioni. L’omicidio del pm Vittorio Occorsio, colpevole di aver portato avanti l’accusa nei processi contro il Movimento politico Ordine nuovo. Una rapina in una villa a Tivoli per procurarsi armi (ma il custode è ucciso per sbaglio). Un “esproprio” in banca al Ministero del Lavoro: il bottino è di 460 milioni.
Vittorio Occorsio non è il primo servitore dello Stato caduto in un attentato politico di destra. C’è infatti il precedente di Peteano. In una strage organizzata dalla cellula missino-ordinovista di Udine nel 1972 muoiono tre carabinieri. Al di là delle intenzioni dichiarate dal responsabile, l’autobomba è ispirata ai metodi degli irridentisti sudtirolesi. Vincenzo Vinciguerra disse che voleva dare un segnale di rottura contro lo Stato repubblicano e antifascista con cui vedeva collusi tanti camerati.
Concutelli ha forzato la mano al centro estero del Movimento politico Ordine Nuovo e ai suoi stessi miliziani. Lo animava un dichiarato spirito di emulazione nei confronti delle Brigate Rosse. Queste avevano consumato alla vigilia delle elezioni politiche di giugno il passaggio dalla propaganda armata all’ “attacco al cuore dello Stato”. Avevano ucciso con la scorta il procuratore capo di Genova, Francesco Coco. La sua “colpa”: aver impedito la scarcerazione dei prigionieri politici in cambio della liberazione del pm Mario Sossi, rapito nell’aprile 1974.
Le elezioni del ’76
Oggi sappiamo che anche le Br erano ridotte al lumicino nel giugno 1976. Avevano non più di una decina di militanti regolari in attività. A consentirne il rilancio sarà paradossalmente l’esito delle elezioni politiche. Con il Partito comunista che fa il pieno disseccando il Psi a destra e Democrazia proletaria, il cartello elettorale extraparlamentare, a sinistra.
Non riesce però il sorpasso sulla Democrazia Cristiana. Forte dell’appello di Montanelli a votarla “turandosi il naso”, il partito dissangua le formazioni di centro e il Msi. L’inevitabile accordo di solidarietà nazionale, con la Dc al governo e il Pci per la prima volta dal 1947 in maggioranza, favorirà, dopo la sconfitta del radicale movimento del Settantasette, una leva di massa per il partito armato.
Una strategia di rottura
La scelta dell’omicidio politico contro il principale persecutore dell’organizzazione e lo stile stesso della rivendicazione sanciscono il cambio di strategia e l’innalzamento del livello di scontro. Al di là delle differenze semantiche, infatti, sono evidenti le assonanze tra l’attacco al cuore dello Stato invocato dai brigatisti e la disarticolazione delle cinghie di trasmissione del potere evocata da Stefano Delle Chiaie e messa in pratica da Concutelli. Nel quadro mentale della fascisteria, infatti non può esistere attacco allo Stato. Compito del soldato politico, anzi, è battersi per la sua restaurazione, essendo il sistema, il regime (la sua articolazione partitocratrica) responsabile della sua corruzione.
A lungo magistrati e dietrologi di complemento insisteranno su un diverso movente dell’omicidio Occorsio. Il pm romano era stato anche il protagonista dell’inchiesta contro Pietro Valpreda. Avrebbe pagato la scoperta di un reseau internazionale tra eversione nera, criminalità organizzata e loggia P2. Due giorni prima dell’omicidio è visto in Procura Licio Gelli. Un funzionario di polizia, Elio Coppa, ammetterà di aver indagato per conto di Occorsio. Oggetto il possibile collegamento tra le attività di riciclaggio dei proventi dei sequestri compiuti dai marsigliesi (per cui finirà brevemente in galera l’avvocato Minghelli, segretario della loggia) e gli otto milioni di dollari spesi da Gelli per l’acquisto dell’Ompam, la sua centrale massonica internazionale.
La struttura dei Gao
Negli stessi giorni la cellula umbra dei Gao (Gruppi d’azione ordinovista) compie piccoli attentati di sostegno. L’11 luglio sono esplosi colpi di pistola contro l’abitazione del pm perugino Alfredo Arioti. Il 16 a Terni sono lanciate molotov contro la redazione del quotidiano comunista Paese sera. Il ritrovamento di volantini che esaltano l’omicidio costano l’arresto a un giovane neofascista torinese, Mario Borghezio. Farà comunque una spettacolare carriera politica, ai vertici della frazione più xenofoba e reazionaria della Lega nord. Al di là della breve e intensa stagione di fuoco il progetto politico-militare dei Gao prevedeva un’ampia e articolata organizzazione.
Strutture operative fortemente militarizzate, con nuclei ferreamente compartimentate di tre persone, attive in mezza Italia, dalla Toscana al Veneto, da Roma a Perugia. Ampia anche la tipologia di azioni progettate. Dall’attentato esemplare e distruttivo contro il nemico diretto (il questore Santillo, il pm Vigna) all’attacco simbolico con finalità dimostrative (la distruzione con l’esplosivo dell’aula del Foro Italico, destinata a ospitare il processo bis contro Ordine nuovo). Senza escludere iniziative di più basso profilo, di propaganda armata (blocco dei mezzi di trasporto per consentire volantinaggi o incursioni nelle radio private).
L’esaltazione estetica della morte
“In questa tensione alla spettacolarizzazione degli attentati, che anticipa l’uso della videocamera da parte delle Br senzaniane (con l’atroce video dell’esecuzione di Roberto Peci), confluiscono temi tipici della destra radicale, in particolare un topos che è ripetutamente citato nei racconti di Drieu La Rochelle: in questa esaltazione estetica della morte, la convinzione che solo l’eroe può dare e ricevere la morte pervade la coscienza estraniata e le affermazioni che si vanno ripetendo gli appartenenti al gruppo… l’eccidio assume un valore trasfigurante, come la ricerca della morte in battaglia. Oppure la ricerca di qualcosa di analogo alla propria soppressione, ad esempio l’arresto, che in qualche modo viene assimilato al cadere in combattimento”.
La forzatura militarista di Concutelli spiazza completamente i vecchi quadri ordinovisti. Sergio Calore racconterà che “dopo l’omicidio Occorsio e dopo che nel corso di un’altra fallita rapina vi era stato un altro morto, gli anziani del gruppo si mostrarono molto preoccupati per le conseguenze giudiziarie … ci cominciarono a guardare con un’aria strana. E noi ci sentimmo, per questo, sempre più presi dal nostro tipo di ruolo“. Ora ci sono soldi e armi per fare da soli.
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