Un “petardone”. Così i cinque ragazzi responsabili hanno definito la molotov scagliata contro l’ingresso del centro di accoglienza migranti di Spadarolo, gestito dalla Cooperativa Cento fiori, nella notte del 31 ottobre 2018.
A condurre le indagini e a individuare i ragazzi i carabinieri del Nucleo investigativo guidato dal maggiore Maurizio Petrarca. A indirizzare gli inquirenti sarebbero stati la bottiglia d’acqua e il tovagliolo utilizzati, presi dal ristorante del padre di uno dei cinque.
Ora li accusano di danneggiamento, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente, mentre è ancora da definire l’aggravante dell’odio razziale. E su questo si gioca una partita non solo giudiziaria ma anche sociale.
Tra i cinque c’è il figlio del proprietario del ristorante della zona, minorenne, primo a farsi avanti. Ora minimizzano, parlando di bravata, di scherzo. “Non è stato l’unico petardone che abbiamo lanciato quella notte”, dichiarano.
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