Categories: anni di piombo

Una strada che porta a Beirut

[A metà degli anni ’80 i colpi di coda della guerriglia rossa in Europa sono contro l’escalation reaganiana sugli armamenti: scudo spaziale, euromissili. Qui si analizza un duplice omicidio della Raf. Il 9 luglio 1986, il manager della Siemens Karl Heinz Beckurts e il suo autista Eckhard Groppler morirono a Straßlach a seguito di un attentato dinamitardo del “Mara Cagol Commando” della RAF. L’unico sospettato di questo crimine era Horst Ludwig Meyer. Fu ucciso a Vienna nel 1999 in una sparatoria con la polizia.]

Segnali inquietanti da Monaco di Baviera. L’attentato terroristico del commando “Mara Cagol” della Raf in cui ha perso la vita il responsabile tedesco della ricerca dello scudo spaziale offre uno spaccato assai significativo dell’attuale fase dell’iniziativa terroristica in Europa occidentale.
Cerchiamo di scomporre il fatto nei suoi elementi significativi dando particolare rilievo agli aspetti che ci riguardano più direttamente.

LA SCELTA DELL’OBIETTIVO

Esiste un patto di unità di azione tra la Frazione dell’Armata Rossa tedesca e Action directe, l’omologo gruppo francese. Al centro del mirino dell’iniziativa congiunta il cosiddetto “complesso militare-industriale”, gli uomini e le strutture degli apparati della Difesa e della ricerca scientifica applicata alla produzione di armi ad altissima tecnologia. A questo patto si richiama una delle componenti delle Brigate Rosse italiane – quella che dopo l’ultima spaccatura nel Partito Comunista Combattente si è definita la “prima posizione” e si è attribuita la responsabilità dell’omicidio Conti – l’ex sindaco di Firenze socio di minoranza di una fabbrica di radar.

LA SCELTA DEL NOME DEL COMMANDO

E’ tradizione dei gruppi della lotta armata dare alle proprie strutture militari il nome di terroristi caduti in azione. Mentre però in Francia e in Germania Federale vengono scelti militanti di organizzazioni di altre nazioni (il commando di Action Directe che uccise il generale francese responsabile della vendita di armi all’estero era dedicato alla militante Raf Elizabeth Von Dick) – in Italia sono sempre stati scelti militanti della stessa organizzazione.
Così i Nap avevano i Nuclei Sergio Romeo e Luca Mantini – uccisi a Firenze in una rapina.
Così le Brigate Rosse intestavano le colonne ai dirigenti morti: quella torinese a Mara Cagol, quella veneta ad Annamaria “Cecilia” Ludmann, quella milanese a Walter Alasia.

Il DISEGNO POLITICO

La Raf nasce in Germania Federale a cavallo degli anni ’70 sulla spinta delle lotte studentesche contro la guerra del Vietnam. L’organizzazione nega qualsiasi ruolo alle masse proletarie, il compito delle avanguardie è la destabilizzazione del sistema imperialista, in sostegno alle lotte di liberazione del Terzo Mondo. Fin dal primo momento sono frequenti gli attacchi contro gli uomini e le strutture della Nato e dell’esercito americano stanziate in Germania.

Oggi le Brigate Rosse sono divise tra chi sostiene che in questa fase bisogna riprendere subito l’iniziativa terroristica collegandosi agli altri gruppi dell’eversione europea per fare “guerra alla guerra” (è la posizione recentemente sostenuta da Senzani, durante il processo alla colonna napoletana delle Br) e chi invece – parlando di una fase di “ritirata strategica” – propone un ritorno al lavoro di massa, alla ricostruzione di un tessuto di solidarietà nella classe operaia – che non era mancato nella prima fase di storia dell’organizzazione – prima dell’escalation terroristica.

Eppure entrambe le componenti fondano la propria azione sul riconoscimento della possibilità di un’autonoma iniziativa rivoluzionaria in Italia, facendo ancora mitico riferimento ad una centralità della classe operaia che la rivoluzione postindustriale ha del tutto spiazzato.

LA TECNICA MILITARE

E’ la prima volta che la Raf uccide con un ordigno telecomandato. La tecnica è tipicamente mediorientale. I precedenti in Europa sono pochi: l’attentato dell’Eta contro Carrero Blanco – che alcuni quotidiani hanno indicato come il primo del genere – in realtà fu eseguito con un lungo collegamento via cavo tra la carica collocata nel sottosuolo e l’angolo della strada dove il militante dell’Eta innestò il congegno esplosivo quando gli fu segnalato l’arrivo dell’auto del premier spagnolo. Alcuni attentati simili sono stati compiuti dall’Eta nei Paesi Baschi e dall’Ira in Irlanda del Nord. Li la logica è diversa: le due organizzazioni le considerano azioni di guerra di un “esercito di liberazione nazionale” contro quelle che definiscono “truppe di occupazione straniere”.
Una dinamica identica all’attentato di ieri ha avuto la strage di Pizzolungo.
Il terrorismo di estrema sinistra ha sempre ripudiato il metodo delle stragi costante – in particolare – la critica delle BR all’uso degli esplosivi, alla luce anche della connotazione stragista dell’estrema destra golpista ed eversiva nell’Italia dei primi anni 70.
La tecnica è invece estremamente comune in Libano ed è quindi in quel crocevia dei traffici sporchi e dell’eversione internazionale che vanno ricercate le ragioni dell’ultima evoluzione tattica della Raf.
Giornale di Napoli, 1986

Redazione

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