Decano degli studi geopolitici» – così eravamo soliti chiamarlo – Carlo Terracciano lo è stato davvero. In un’Italia che (per riprendere i concetti di uno studioso a lui caro, Ernesto Massi) di tale disciplina non si era più occupata. Da quando la superpotenza che pratica la geopolitica aveva fatto in modo che i popoli sottomessi non la studiassero e non fossero quindi tentati di praticarla.
L’interesse di Carlo Terracciano per la geopolitica nacque infatti da un impegno militante. Un impegno che si sviluppò attraverso varie esperienze politiche e culturali, ma rimase costantemente ispirato a un preciso ideale. Il recupero dell’identità e della libertà europee nel più ampio contesto dell’Eurasia. In un rapporto di stretta solidarietà con tutti i popoli e tutte le forze politiche che rifiutano il “progetto mondialista della globalizzazione”.
Fu questo proposito di lotta a portarlo prima nell’Iran rivoluzionario e poi a Mosca. Qui la colonizzazione occidentale della Russia trovava una forte opposizione negli ambienti nazionalisti e comunisti. E a Mosca ebbe luogo l’incontro con il pensiero eurasiatista, che fornì a Carlo Terracciano l’orientamento decisivo per continuare la sua battaglia.
Una battaglia combattuta fino all’ultimo. Ancora pochi mesi prima di essere sopraffatto dal male, trovò la forza per partecipare come relatore alla conferenza bolognese di Aleksandr Dugin. Grati per l’apporto culturale che ha recato alla nostra iniziativa, per l’entusiasmo che ha saputo infondere in noi e per l’esempio che ci ha lasciato, lo salutiamo per l’ultima volta.
Così uno dei suoi più stretti sodali, Claudio Mutti, riconosceva, in occasione della morte, il debito del movimento eurasiatista nei suoi confronti. Carlo Terracciano, intellettuale di spicco della corrente rossobruna, era nato il 10 ottobre 1948. Raccontarne le vicende militanti, in un percorso che lo porta ad attraversare molteplici esperienze politiche e culturali, non rende bene conto della sua personalità.
Dal Fronte della Gioventù con Marco Tarchi alla solidarietà con i detenuti degli anni di piombo, che lo costrinse a vivere sulla sua pelle l’esperienza della galera, in un’inchiesta poi del tutto afflosciatasi. Dal sodalizio con Franco Freda al Fronte europeo di Liberazione. Dal tentativo di animare una tendenza nazionalcomunista nel Fronte nazionale alla sua ultima creatura, il circolo Limes.
A ciascuno di queste esperienze corrisponde una testata. Tutte importanti nella storia della destra radicale. Dalla Voce della Fogna a Quex, da Risguardo a Orion, dal Rosso è Nero a Nazione Eurasia. Ma anche in questo caso la sua robusta attività pubblicistica si intreccia con una più complessa attività di studio e di ricerca che mette capo a una significativa produzione saggistica il cui testo centrale è rappresentato da “Rivolta contro il mondialismo moderno“.
A me piace ricordarlo qui con uno dei suoi testi più icastici:
Dio maledica l’America, bestemmia vivente al nome d’ogni Dio
Jahvè maledica l’America, che usa il suo nome per sottomettere il mondo
Allah maledica l’America, che rende schiavi ed uccide i suoi figli
Brahman maledica l’America e il decimo Avatara di Vihsnu riporti l’Ordine sulla Terra
Amaterasu-o-Kami maledica l’America, che disintegrò i suoi figli in un fungo di fuoco
Manitù maledica l’America, che attuò il genocidio del suo popolo libero
Viracocha maledica l’America, che tiene schiavo il suo popolo
Horus maledica l’America, che ha fatto a pezzi il corpo dell’Egitto
Ahura-Mazda maledica l’America, che versò il sangue dei suoi figli sul Fuoco Sacro
Odino maledica l’America, che ha disonorato l’onore d’ogni guerriero
Zeus maledica l’America, nemica d’Europa nel Bello e nel Buono
Il Grande Cielo maledica l’America, che ha sporcato il mondo sopra e sotto di Lui
Ogni Bodhisattva maledica l’America, regno d’ogni menzogna, nemica d’ogni Verità
Gea maledica l’America, che sfigura e distrugge la Madre Terra
Ogni Dio, conosciuto e sconosciuto maledica l’America,regno del materialismo.
Ogni essere vivente maledica l’America, che prepara l’annientamento del mondo.
Satana maledica l’America, che ha usurpato persino il suo nome.
Uomo maledici l’America, la Bestia Immonda nemica dell’Uomo.
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