Il voto in Francia e in Italia: una doppia batosta per i populisti
Quella di oggi è una puntata doppia della videolettera, una riflessione disgiunta sui due esiti elettorali. In Francia, in tutta evidenza, si conclude con il definitivo fallimento del sogno lepenista, l’atteso filotto populista. Dopo la Brexit e il trionfo di Trump, si attendeva la marcia trionfale: dall’Austria all’Olanda, dalle elezioni anticipate inglesi alla doppia tornata elettorale in Francia è invece stata una serie di mazzate per i movimenti populisti anti-euro e anti-troika. Certo, hanno giocato anche dispositivi elettorali feroci (il maggioritario puro che ha liquidato l’Ukip in Gran Bretagna, il doppio turno francese che privilegia le forze centriste) ma i numeri sono impietosi.
In Italia, invece, senza pretendere che sia suonata la campana a morte per i Cinque stelle, va registrata una netta battuta del Movimento 5 stelle. Nessun finalista, uno scarto netto rispetto al voto politico e regionale, con percentuali a una cifra in diverse località importanti. E’ sbagliato confondere piani e dinamiche: a determinare il risultato hanno concorso le divisioni interne (Genova, Palermo, Parma), la mancanza di appeal di alcuni candidati, la forza delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra (spesso uniti al voto), l’assenza di situazioni catastrofiche tipo Roma o Livorno. Ma, anche senza generalizzazioni politiche, non sono solo loro a segnare il passo. Al di là del risultato numerico, esce indebolita anche la pretesa leghista di contendere la leadership del centrodestra. Andando in finale in tutte le principali città, tranne Palermo, e con buone possibilità di successo in diversi casi per il centrodestra unito, Berlusconi ha ripreso in mano il pallino, cacciando nell’angolo le velleità sovraniste.
I politici sovranisti sparano le loro dichiarazioni, ma da sovranista di base sapevo che si avrebbe avuto questo risultato:si lotta contro un sistema pervasivo