Tra il 9 novembre 1979 e il 25 gennaio 1980 le brigate rosse scatenano un’offensiva contro le forze dell’ordine ( quelle che chiamano la “controguerriglia”). In sei distinti assalti (tre a Roma, uno a Milano, due a Genova) uccidono sei poliziotti e quattro carabinieri. Qui ricostruiamo l’agguato milanese dell’8 gennaio 1980, che vede tra gli autori Mario Moretti e Barbara Balzerani, trasferiti nel capoluogo lombardo per rinforzare la colonna Alasia dopo gli arresti del febbraio 1979. Il testo è di tre anni fa, in occasione del quarantennale. Irrobustiti dalla rassegna su tutti i post dedicati dall’Alter-Ugo alla colonna Walter Alasia, a cominciare dal brigatista che le diede il nome. “A finale” il link con l’estratto della sentenza ordinanza del processo contro le Br milanesi in cui è ricostruito dettagliatamente l’agguato
L’8 gennaio 1980, durante un servizio di perlustrazione a Milano, i componenti dell’equipaggio di una volante furono vittime di un agguato. Mentre transitavano sotto un ponte, un automezzo blocca la loro vettura. Dagli occupanti di questo e da altri terroristi, nascosti nei pressi, partirono numerosissimi colpi di arma da fuoco. Il commando colpisce a morte I tre componenti dell’equipaggio della Polizia. Le Brigate rosse rivendicano l’agguato, con centinaia di volantini, firmati colonna “Walter Alasia” e riportanti, quale prima frase: «Benvenuto al Generale Dalla Chiesa!».
Il 14 dicembre 1979 il generale era stato nominato capo della divisione Pastrengo, con competenza su Milano e su tutta l’Alta Italia. Il giorno successivo alla nomina del generale, il governo aveva adottato nuove norme antiterrorismo. Il decreto legge prevedeva, tra l’altro, aggravamenti di pena per i fatti di eversione e speciali attenuanti per chi collaborava con la giustizia. I processi accerteranno che l’agguato era stato organizzato e compiuto dalla organizzazione terroristica che lo aveva rivendicato.
Così la Rete per non dimenticare, un sottodominio del sito del Mibac, il ministero dei beni e delle attività culturali ricorda la strage di via Schievano. E qui dobbiamo chiedere soccorso a Wikipedia. Perché nonostante l’evidente clamorosa potenza del fatto oggi non se l’è filata nessuno. Eppure era una decade, un anniversario serio. Il gruppo Espresso da quindici giorni ci abbotta sull’omicidio Mattarella. Invece oggi Repubblica.it non ha trovato la spazio neanche per un titolo in cronaca di Milano per la commemorazione dell’omicidio di massa
Strage di Via Schievano è la denominazione giornalistica del pluriomicidio a sfondo politico avvenuto a Milano alle 08.15 dell’8 gennaio 1980, in cui furono uccisi tre poliziotti.
L’attentato venne rivendicato dalle Brigate Rosse (Colonna Walter Alasia). Volevano a loro modo dare il “benvenuto” al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, appena trasferito nel capoluogo meneghino al comando della Divisione Pastrengo. Le vittime erano in servizio presso il commissariato di Porta Ticinese della Questura di Milano.
Le BR, armate di mitra, a bordo di una Fiat 128 bianca seguirono una Fiat Ritmo usata come auto civetta dalla Polizia, impegnata in un giro di perlustrazione. Approfittando del traffico mattutino aprirono il fuoco in pieno centro cittadino. Uccisero l’appuntato Antonio Cestari (50 anni) e gli agenti Rocco Santoro (32) e Michele Tatulli (25) in via Schievano, non lontano dal sottopasso di viale Cassala.
Al processo secondo l’accusa alla guida dell’auto c’è Nicolò De Maria mentre Barbara Balzerani, Mario Moretti e Nicola Giancola sparano sui tre agenti, che colpiti alle spalle periscono all’istante. Per ricordare le vittime, il comune di Milano ha posto una lapide in loro onore che però il 3 aprile 2005 è stata profanata da ignoti vandali.
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LA RINGRAZIO PER L'ARTICOLO,SERVE LA MEMORIA PER LE FUTURE GENERAZIONI. DISTINTI SALUTI CESTARI CARMINE