24 maggio 1982: la polizia uccide il leader delle Br toscane, Umberto Catabiani

Il 24 maggio  1982, in un conflitto a fuoco, la polizia uccide Umberto Catabiani “Andrea”, 32 anni, capo della colonna toscana e membro della direzione strategica delle Br-Pcc, condannato a 26 anni di carcere per il rapimento del generale Dozier. Un poliziotto ha riconosciuto per strada Catabiani a Viareggio, alle otto del mattino. È seguito un primo scontro a fuoco, il brigatista è riuscito a fuggire fino a che è stato di nuovo individuato, verso l’una, su un ciclomotore nella campagna pisana., a Vecchiano. La sua storia ce la racconta il comunicato delle Brigate rosse-Pcc, in “proud and glory” del compagno caduto

Umberto Catabiani è figlio di proletari, il suo amore rivoluzionario, la sua volontà di rompere la miseria dello sfruttamento, trovano proprio nella sua condizione sociale la prima ragione di esistere.
La sua militanza inizia da giovanissimo nelle file della FGCI, poi nell’Associazione Nazionale Partigiani del suo paese, di cui diventa segretario proprio per la sua capacità di interpretare le aspirazioni comuniste di una intera generazione di proletari che ha lottato per costruire una società senza classi, aspirazioni e lotte che nonostante il revisionismo del PCI abbia tentato di soffocare vivevano e vivono tra la sua gente.
Tutta la vita e la militanza di Umberto Catabiani si è costruita in quella prima battaglia politica CONTRO L’IDEOLOGIA DELLA SCONFITTA rappresentata dal revisionismo del PCI, e ciò che l’ha guidata sempre (fino alla fine) in modo coerente.
Nei primi anni ’70 è già organizzatore e dirigente delle lotte del proletariato versigliese, e fondatore dei primi gruppi che rompevano ideologicamente e politicamente con il revisionismo impadronendosi della scienza marxista-leninista. Anche nelle file dei gruppi m-l (“Viva il comunismo”, ndb) conduce una dura lotta contro l’opportunismo e lo spontaneismo soggettivista, contribuendo all’affermazione dell’idea-forza della LOTTA ARMATA come strategia di emancipazione sociale.
Fonda la Brigata d’Assalto Dante di Nanni interpretando il livello più maturo dell’antagonismo e della tradizione di lotta del proletariato toscano. Nel ’77 viene catturato e condannato a quattro anni di carcere imperialista. È il primo periodo di attuazione della strategia differenziata, le lotte del proletariato prigioniero si scagliano contro la differenziazione per la conquista del programma politico immediato, lotte incentrate sull’isolamento e la conquista della socialità interna e esterna. Dentro a queste lotte Umberto, insieme ad altre avanguardie comuniste costruisce la prima Brigata di Kampo a Volterra; Brigata che dirige il combattimento e le iniziative del proletariato prigioniero […] (cinque parole illeggibili sulla fotocopia [ndr]) rivoluzionaria continua incessantemente anche a fronte della repressione, dei pestaggi e dei ricatti personali. Trasferito nel carcere di Pianosa sviluppa il suo contributo nel lavoro di ricostruzione di lotte, programmi rivoluzionari e liberazione che erano state interrotte dalla infiltrazione dell’infame prezzolato Paghera. Questo periodo nella vita e nella militanza di Umberto è stato ricchissimo: confronto politico, lotta, studio, coscienza più chiara dei compiti che si andava ad assumere. Con questo bagaglio di esperienza rivoluzionaria accumulata, inizia il lungo lavoro di costruzione della Colonna Toscana delle Brigate Rosse. Enorme è stato il suo contributo al processo di costruzione del Partito Comunista Combattente e della linea politica per la conquista delle masse alla Lotta Armata per il Comunismo.
Questo Umberto ha sintetizzato nel costante rapporto con la classe, perché questo oggi la classe esprime e ci impone come comunisti: unità e ricomposizione. Su questi punti irrinunciabili: unità di tutti i comunisti nella costruzione del Partito Comunista Combattente e ricomposizione politica di tutto il Proletariato Metropolitano nella definizione più matura della corretta strategia rivoluzionaria. Umberto ha lavorato con slancio rivoluzionario in questi ultimi mesi. La sua ultima battaglia politica, condotta con grande lucidità e vigore è stata contro il soggettivismo d’organizzazione e contro tutte le teorie e le pratiche che impediscono e rallentano lo sviluppo del processo rivoluzionario.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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