Ma Alì il campione era un razzista nero, non un simbolo dei diritti civili

 

In morte di uno straordinario campione come Muhammad Alì, probabilmente unico per quello che è riuscito a fare dentro e fuori del ring, si è scatenata una commozione planetaria ma al tempo stesso un appiattimento su un’immagine edulcorata e benpensante che ci dovrebbe fare riflettere. No, Alì non è mai stato un militante dei diritti civili: in quella stagione, infatti, era il più fiero testimonial di una organizzazione religiosa, la Nazione dell’Islam, che si distingueva per la sua feroce opposizione a ogni battaglia integrazionista e predicava esplicitamente il secessionismo e il rifiuto dei matrimoni misti (posizione illustrata da Alì in questa vecchia intervista). Una setta assai lontana dai principi della fede islamica: all’unicità di Allah si contrappone il ruolo del fondatore, Wallace D. Fard che si è rivelato come l’incarnazione di Dio; a Maometto, profeta finale dell’Islam, succede Elijah Muhammad, il profeta che racconta la reincarnazione di Fard. E così anche su questioni fondamentali come il razzismo (nell’Islam tutti sono uguali indipendentemente dal colore della pelle, ma giudicati dal loro comportamento mentre per la NOI la razza umana nera è la superiore) o la Creazione (la cosmogonia musulmana ricalca la Bibbia: Dio ha creato l’universo, i primi uomini erano Adamo e Eva, mentre per gli afroislamisti gli scienziati neri hanno creato un piano dell’evoluzione che dura 25.000 anni e scritto la Bibbia e il Corano) E della sua devozione alla setta Alì dette più volte prova totale. A cominciare dai drammatici giorni della crisi più dolorosa che lacerò il movimento al culmine della sua espansione.

alì
malcom x disse

Ricordiamola questa storia: il 25 febbraio 1964 Cassius Clay batte Liston e conquista il titolo mondiale dei pesi massimi, il giorno dopo il pugile annuncia la sua adesione all’afroislamismo e il cambio di nome. Al suo fianco c’è Malcom X, il leader più prestigioso della setta che grazie al suo carisma e talento comunicativo ha più che decuplicato gli adepti in dieci anni. E’ il pastore che lo ha condotto alla conversione. La decisione di abbandonare la “religione degli schiavi” con ogni probabilità ha preceduto il match per il titolo, usato come straordinaria cassa di risonanza. Ad ogni modo soltanto due settimane dopo Malcom X annuncia la sua rottura con la NOI e la volontà di cominciare a collaborare con il movimento dei diritti civili, fino ad allora bersaglio dei suoi strali polemici (“negri da cortile”). E’ di un mese dopo, il 3 aprile 1964, il suo discorso “The Ballott or the Bullett”, giocando sulla consonanza tra “pallottole o schede” che dà sostanza alla svolta strategica. In questo comizio, che nella loro follia catalogatrice gli americani hanno classificato tra i dieci più importanti del XX secolo, il leader rivoluzionario annuncia l’adesione alla campagna di iscrizione in massa alle liste elettorali dei negri del Sud  promossa con grandi sacrifici umani (ricordate Mississipi burning?) dagli attivisti bianchi radicali del Nord. Ricorda però che resta sempre la seconda opzione se continuerà l’oppressione razziale. A questo discorso, a questa seconda scelta si ispireranno le Pantere nere, il movimento radicale che, a cavallo tra anni 60 e anni 70, pagherà un prezzo altissimo alla repressione in termini di leader uccisi e di militanti seppelliti a vita nelle carceri del sistema.
Bene: né al momento della rottura di Malcom X con la setta né, un anno dopo, quando questi sarà ucciso da due miliziani della NOI, Alì batterà ciglio. La sua decisione di “non andare in Vietnam” risponde ai canoni dottrinari dell’afroislamismo e non trova corrispondenza nelle condotte dei giovani antagonisti dell’epoca, che tra i compiti del movimento contro la guerra prevedevano piuttosto il supporto logistico per far riparare in Canada renitenti e disertori. Solo nel 1975, quando la sua carriera e soprattutto la sua salute, dopo gli epici scontri con Foreman  e Frazier che lo hanno riportato in vetta, si avviano al declino, Alì lascia la NOI per aderire all’Islam sunnita. Ma intanto, in questi dieci anni, il movimento rivoluzionario nero (a cui la NOI si è sempre contrapposta da posizioni di razzismo nero) è stato macellato e si è abbondantemente concluso il ciclo dei riot urbani che pure avevano infiammato l’America.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.