La tarantella di Bassolino: la cacciata dei 4 operai un’autorete dei suoi ultras

Il 12 marzo è una data memorabile nella storia del conflitto sociale in Italia: la grande manifestazione romana del 1977 rappresentò il punto più alto del Movimento. Vedere oggi i sostenitori di quello che si definisce un leader della sinistra allontanare di forza 4 operai contestatori, da una parte mette una tristezza terribile nel cuore, dall’altra sembra confermare l’idea forza di allora sull’irriducibile differenza tra la sinistra politica e i movimenti sociali.
Ancora una volta nell’opera di controinformazione si distingue Fan Page: una settimana fa sputtanando i magheggi dei sostenitori di Valeria Valente fuori ai seggi di Napoli Est, ieri indicando per nome e carica i più scalmanati ultras di Bassolino, che si sono distinti in un’incredibile autorete.
A far saltare i nervi di personalità politiche di lungo corso come l’europarlamentare Massimo Paolucci, l’ex consigliere comunale Ds Salvatore Guerriero, il consigliere della II municipalità Tommaso Stavola, la scelta dei 4  licenziati dalla Fiat di Pomigliano, travestiti da Pulcinella, di rievocare, sventolando vistosamente sacchetti di immondizia, l’epic fail del governatore … Hanno così deciso di cacciarli via, di malo modo, travolgendo tra gli altri diversi fotografi e cameraman che si sono ovviamente scialati …

tarantella
Avevamo cominciato la settimana, ai microfoni di radio Shamal, notando lo scarso appeal di Bassolino nell’area orientale, la cintura rossa che un tempo fu distretto industriale, roccaforte operaia e proletaria e ancora fino agli anni 90 formidabile bacino elettorale per la sinistra. L’infortunio di sabato mattina al Teatro Augusteo insinua il dubbio che l’apparato politico che sostiene l’ex sindaco e presidente della Campania con quella storia gloriosa non ha più nulla da spartire. Di diverso avviso Mario Colella che il giorno prima anticipava il punto focale, e, riflettendo sullo scontro Bassolino-de Magistris, individuava proprio nell’ex sindaco l’inveramento dell’archetipo.

Il comunista perfetto non è il ragazzotto del centro sociale, è un settantenne tosto, un gigante della politica, se paragonato ai politicanti in giro. Il comunista perfetto è anche uno che applica alla realtà la sua razionalità inflessibile, calcolo astratto, ferrea determinazione, ma il prodotto è un delirio di assenza del limite. Costruì anni or sono un sistema di potere mediando col reale, dapprima con alcuni effetti benefici, poi dando vita ad una cappa asfissiante. Ora la realtà appare lontana, il comunista perfetto produrrà solo macerie, ma piccole, irrilevanti, relative a un mondo in effetti privo ormai di una sua consistenza. Chi lo avversa, sorvolando sul poco rilevante resto dello scenario, è un non comunista che fa presa su radicali, giacobini, identitari, con parole d’ordine sessantottine, a volte bordeggianti il neoborbonico, un pizzico di radical chic dei poveri. Ma in fondo è un ragazzone che da un po’, involontariamente, per incapacità, ha dato vita a tutto il contrario di ciò che paventava: in luogo della triste utopia legalitarista, un sistema di non potere. Che ha finito nell’ultimo anno, anno e mezzo, per sprigionare anche alcune energie nella società della città. La vera rivoluzione dovrebbe essere un potere che lasci fare ancor di più, affiancando a questo un’efficienza amministrativa. È un traguardo lontano ma non lontanissimo. Occorrerà ancora un altro pò di (auto)rottamazione seria. E fare il salto di qualità di capire che Napoli ha una sua possibilità di essere moderna, e oltre il moderno, in maniera virtuosa, che non bisogna guardare a Francoforte, che occorre farla finita con la retorica della “città normale”.

Certo nella piazzata teatrale c’è molto della vecchia arroganza pcista. Ma su questo terreno mi sembra più interessante la lettera d’addio di Rondolino a D’Alema

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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