La difesa: manca il braccialetto, resta in cella Amedeo Mancini
Incredibile ma vero. Il tribunale del riesame ha concesso da più di un mese gli arresti domiciliari ma l’imputato resta in cella perché manca un braccialetto elettronico. A diffondere la notizia i difensori della “vittima”, Amedeo Mancini, l’ultrà del Fermo assurto a onori nazionali per aver ucciso con un cazzotto un immigrato nigeriano nel corso di una violenta lite: “Ci sono state notificate nei giorni scorsi le motivazioni dei due provvedimenti del Tribunale di Ancona, quello del 5 e quello del 30 agosto. E’ stata una piacevole sorpresa apprendere che sin dal 5 agosto il Tribunale aveva ritenuto Mancini meritevole degli arresti domiciliari, seppur con l’obbligo del braccialetto elettronico; e non era riuscito a mandarlo a casa subito perché – spiegano gli avvocati De Minicis e Piattoni – pur avendo fatto effettuare ricerche sull’intero territorio nazionale, non si era riusciti a trovare un solo braccialetto disponibile. In tutta Italia sarebbero attualmente a disposizione solo 2000 braccialetti e sarebbero sempre tutti impegnati. Nel merito, il Tribunale di Ancona dà per pacifico che Mancini sia stato aggredito fisicamente con le mani e con il segnale stradale, ma gli rimprovera di non essere scappato e di avere in qualche modo accettato la sfida. Una ricostruzione, questa, che non condividiamo perché restiamo convinti che Amedeo si sia solo legittimamente difeso: essa, comunque, toglie definitivamente di mezzo le odiose bugie che circolavano i primi giorni a carico del giovane fermano”. I due legali hanno presentato una nuova istanza al giudice di Fermo per ottenere un braccialetto elettronico e permettere così a Mancini di uscire dal carcere. Intanto a visitare il detenuto in carcere, lo scorso 2 settembre, si è racato anche il principale accusatore di Mancini, il leader dell comunità di Capodarco, don Vinicio Albanesi, un gesto distensivo apprezzato dalla difesa dell’ultrà.
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