Da Brescia a Roma, dilaga il revival degli Anni Settanta

Alla fine mi tocca arrendermi all’evidenza e accettare di farmi risucchiare nel gorgo dell’analogia. E revival degli anni 70 sia.

Cominciando dal ritorno all’uso onnicomprensivo della parola fascista/squadrista. Cosi per il liberal-sinistro Peciola sono “fascisti” i compagni astensionisti che invadono equamente i gazebo di Marino e di Alemanno per lanciare la campagna del sindaco Nessuno. Basta aver letto tre righe della loro rivendicazine per rendersi conto che sono militanti dell’area antagonista. E invece no.

Dall’altra parte dello schieramento politico diventano “squadristi” i contestatori del comizio bresciano del Pdl contro le “toghe rosse”. E così un’altra volta i dirigenti del Pdl fanno incazzare i Fratelli d’Italia, fedelissimi alleati che quanto meno un uso del termine come insulto e stigmatizzazione estrema lo considerano al pari di un’offesa personale.

L’impazzimento generale non si limita ai codici linguistici. Perché, per restare a Brescia, ai poliziotti è toccato fare muro per difendere il comizio del ministro dell’Interno (e del suo capo) dalle contestazioni dei militanti di sinistra e grillini. Una cosa che potrebbe anche essere normale se non fosse che i contestatori invocavano la difesa dell’ordine e della costituzione repubblicani mentre i manifestanti del Pdl attaccavano duramente un potere dello Stato. Un bel guazzabuglio, insomma.

Alla fine, con tutti i suoi ossimori (le convergenze parallele, il partito di lotta e di governo) la solidarietà nazionale aveva una sua brutale semplicità. Con i barbari fuori dal Palazzo (Asor Rosa parlò di una seconda società), un’amplissima maggioranza parlamentare, un governo monocolore. Con il Pci ossessionato dal senso di responsabilità e dalle compatibilità di sistema tanto da elevare la necessità di fase (la politica dei sacrifici per assorbire la botta della drammatica crisi economica) a valore etico.

Qui invece il partito di lotta e di governo è il Pdl che da una parte incassa i dividendi (con i ministri, le presidenze di commissione, il diritto di veto sull’agenda politica) e dall’ altra continua ad agitare, con cinismo e spregiudicatezza i temi cari alla sua base elettorale, cavalcando tutte le tigri: dai fanatici pro-life (Alemanno oggi era in prima fila a Roma) ai nemici dell’integrazione (che hanno elevato a bersaglio la presidente della Camera e la ministra di origini congolesi).

Dall’altra parte, invece, nella contrapposizione a una destra aggressiva e col vento in poppa dei sondaggi favorevoli, sembra rinascere una nuova opposizione movimentista: ieri a Brescia, oggi a Roma, a commemorare l’omicidio di Giorgiana Masi, nonostante il divieto di manifestazione.

Si annunciano tempi interessanti

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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