19 dicembre 1979, i funerali di Pautasso: “Berto è morto per vivere”

Gli amici di Berto, i compagni della Val di Susa sono rimasti nel cimitero finoa che non è stata coperta completamente la buca in cui era la bara. Berto, Roberto Pautasso. era stato ucciso venerdì notte da un carabiniere dopo una sparatoria davanti ai cancelli della Eìcap di Rivoli, una delle tante fabbriche di Torino che lavorano per la FIAT.
Berto, ex operaio, un compagno di 21 anni di Condove, molto conosciuto nella Val di Susa, una valle dì tradizione comunista e la più industrializzata di quelle vicino Torino, dove anche la sinistra rivoluzionaria è stata sempre presente in tutti i paesi.
Oggi ci sono ancora tanti compagni, ma non è più comeuna volta. Ai funerali però sono venuti in tanti, 3-4 cento. E’ venuta anche la gente di Condove, molte donne, anziane e non. Qualcuna si è portata anche il proprio bambino, in tutto circa 700 persone. Un tipo di presenza che sta a dimostrare che Berto non era un terrorista, come alcuni giornali hanno descritto. Ma anche la non presenza della polizia
Non ce n’era proprio nemmeno uno di poliziotto, e molti si aspettavano la sua presenza in forze) dimostra come lo Stato non pensi che Roberto Pautasso sia un militante clandestino. Ma allora perché venerdì sera alle 11 era armato davanti alla Elcap di Rivoli, proprio mentre usciva il guardiano della Mondialpol? Nella 500 rubata, trovata li vicino non c’era nulla che possa far pensare a un attentato, forse Berto e chi era con lui voleva sottrarre la pistola a quello della Mondialpol.
Certo è che è difficile inquadrare questo episodio in quello che sta succedendo questi giorni a Torino. Alle 15, come era scritto nei manifesti intitolati «Berto non è un terrorista», attaccati in tutta la valle che invitavano a partecipare ai funerali, è arrivato il carro funebre; poi la bara è stata portata in chiesa per la cerimonia funebre.
Dentro entra la gente del paese, fuori rimangono i suoi amici, i compagni, in silenzio, tormentati anche da un vento gelido. Dopo una mezz’ora esce la bara, qualcuno intona l’Internazionale, poi si forma un corteo. In testa una grande corona di garofani rossi e poi altre due degli « amici del bar Mario » e del bar Gallo. Tutti, insieme, accompagnano Roberto al vicino cimitero. Qui un suo amico legge un foglio, racconta lasua vita e conclude: “Berto è morto per vivere”
Fonte: Lotta Continua, 20 dicembre 1979
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