9 giugno 1981. Barbagia rossa sbaglia bersaglio e uccide un operatore penitenziario
Assassinato da una raffica di mitra da parte di due sconosciuti il maestro dei carcerati di Mamone (una colonia penale agricola) Nicola Zidda. L’assassinio è rivendicato con una telefonata all’ANSA da “Barbagia Rossa” (ritenuta la colonna sarda delle Br). E’ la sera di martedì 9 giugno a Orune. L’operatore penitenziario Nicolino Zidda è in compagnia del brigadiere Salvatore Zaru, sono seduti sull’uscio della casa di Zidda, a prendere un po’ di fresco.
Alle 23 il tipico rumore di un caricatore di arma da fuoco inserito nell’arma rompe il silenzio della notte. Il brigadiere, sicuramente sensibile a certi rumori, si ripara immediatamente buttandosi verso l’interno della casa. Immediatamente arriva la scarica rabbiosa e violenta di un mitra. Vengono esplosi circa 30 proiettili che uccidono Nicolino Zidda. La rivendicazione di Barbagia Rossa arriva la mattina seguente con una telefonata anonima alla redazione cagliaritana dell’Ansa. Viene spiegato che si è trattato di un errore, che il vero obiettivo dell’attentato non era Zidda ma il brigadiere Zaru. Viene altresì comunicato che è iniziata la campagna contro le forze di repressione. La morte di Zidda è accolta con sgomento da tutta la comunità orunese e barbaricina.
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