Il giorno dopo. Parlano la donna ferita e lo studente vicino a Giorgiana Masi
Dalla prima pagina di Lotta Continua del 14 maggio 1977
Elena Ascione è una lavoratrice precaria, sposata. Ha una ferita alla gamba. Ha raccontato al compagno Alex Langer le stesse cose che già ieri notte ha detto al magistrato inquirente Santacroce. Il governo dunque le conosce, perfettamente.
La polizia avanza sparando
« Arrivando in piazza Belli ho visto persone che stavano in piccoli gruppi
e un grande schieramento di polizia che chiudeva da ponte Garibaldi verso
piazza Sonnino. Non mi ricordo se erano carabinieri o poliziotti. Sul ponte
c’era un’improvvisata barricata di macchine che mi sembrava solo difensiva. A un certo punto una parte della polizia si è mossa verso ponte Garibaldi. Non potendo attraversare mi sono mossa in direzione di piazza Sonnino ed è a questo punto che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco provenienti esclusivamente dalla parte in cui stava la polizia. Non sono in grado di precisare se erano colpi di pistola o di mitra. Io mi sono messa a scappare e sono stata colpita subito, mentre ero con le spalle verso il ponte e restando colpita da sinistra ».
I soccorsi
Elena Ascione poi ci dice che è stata raccolta da alcuni manifestanti che hanno fermato una macchina di una signora inglese che l’ha portata al pronto soccorso. « Non ero in grado — conclude — di vedere altre persone che cadevano, però l’ora era più o meno le venti ». Cioè lo stesso momento in cui veniva uccisa Giorgiana Masi.
Un’altra testimonianza
Il giorno dopo Lotta Continua pubblica un’altra testimonianza di un compagno che era vicino a Giorgiana Masi, Lelio del De Amicis
Sul ponte non c’era nessuno
“Ho assistito personalmente al momento in cui Giorgiana cadeva. Siamo arrivati all’imbocco del ponte Garibaldi nel momento in cui la polizia arretrava verso Largo Arenula. Ci siamo spinti in avanti, fino alla metà del ponte, proprio al centro. La polizia intanto caricava alcuni compagni che scappavano nella direzione di Largo Argentina. Sul ponte non c’era nessuno.
La carica delle autoblindo, gli spari
Saranno passati un paio di minuti e la polizia è tornata indietro, caricano un’altra volta nella nostra direzione. Ci si è fermati prima all’imbocco del ponte, dall’altra parte di Piazza Sonnino. Poi la polizia ha caricato una seconda volta… con le autoblindo. Correvano ed hanno sparato molto; pochi lacrimogeni e molti colpi di arma da fuoco. Insieme a me in quel momento c’erano una decina di altre persone. Gli altri compagni, all’altezza di largo Sonnino stavano formando delle barricate con delle auto. Abbiamo avuto difficoltà a scappare oltre queste barricate che dietro di noi i compagni avevano eretto. Lì c’erano mille compagni che scappavano.
Tutti i compagni con la schiena voltata
Assurdo dire che i colpi siano venuti dalla loro parte: io ero uno degli ultimi ed ho visto tutti con la schiena voltata. Sono stato colpito ad una gamba da un lacrimogeno, mi sono piegato e sono stato costretto a voltarmi. Ho visto tutto: una compagna, Giorgiana, correva ad un metro e mezzo da me. E’ cascata con la faccia a terra. Ha tentato di rialzarsi, a me sembrava inciampata. Poi l’abbiamo soccorsa e caricata su una Appia. L’abbiamo portata all’ospedale. Una cosa voglio sottolineare. Giorgiana era vicino a me, in un gruppo che scappava oltre le barricate che un migliaio di compagni avevano fatto più avanti. Radio Città Futura ha detto che è stata colpita al ventre: la cosa mi ha lasciato molto perplesso. I colpi venivano solo dalla parte dove c’era la polizia. Assieme alla polizia c’erano molti in borghese. Quelli in divisa erano sulle autoblindo, con le finestre aperte. Alla metà del ponte ci sono due rientranze in muratura: lì si sono appostati quelli in borghese, ed hanno sparato.”
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