[Servizio sul convegno organizzato dalla Camera penale di Napoli sulla soluzione politica per gli anni di piombo. Con uno spot assolutamente meritato per quello che poi è diventato il mio amico Gigetto Dattolico]
Le immagini scorrono veloci, bizzarre, incalzate dalla musica. è una realtà deforme quella che l'occhio di pesce della videocamera ripropone: e cosi` la rivisitazione dei luoghi canonici del turismo di massa a Parigi -Beauburg, passeggiata in vaporetto sulla Senna, Esplanade des Invalides, Torre Eiffel- si carica di un preciso significato simbolico. No, non è questa la Parigi per giapponesi e americani da inclusive tour ma la terra agrodolce dei rifugiati politici italiani, i transfughi dei furori emergenziali degli anni di piombo che hanno trovato in Francia precario esilio.
Il video che Gigetto Dattolico e Mauro De Rosa hanno girato nei mesi scorsi a Parigi intervistando Scalzone, Negri e molti altri rifugiati italiani , sarà al centro del convegno -organizzato dalla Camera degli avvocati penali di Napoli- su "emergenza giudiziaria e legislativa, delitti politici, praticabilità di una ipotesi di condono".
è del resto il gruppo di iniziativa per l'amnistia di Parigi animato da Oreste Scalzone e Lucia Martini che per primo, quando ancora infuriava il fuoco del partito armato, ha iniziato una battaglia per la soluzione politica degli anni di piombo.
Ma è solo con le più recenti prese di posizione di Curcio e Moretti e poi via via di decine di brigatisti rossi fino all'ultimo leader storico catturato, Barbara Balzarani, che hanno affermato l'esaurimento del ciclo di lotte sociali degli anni '70 e con esso dell'esperienza della lotta armata condotta dalle brigate rosse, che la questione ha conquistato l'attenzione dell'intero mondo politico e dell'informazione.
Ne discutiamo con due degli organizzatori del convegno, gli avvocati Michele Cerabona, presidente della Camera penale e Claudio Botti, membro del direttivo. "No, non abbiamo maturato una posizione di tipo amnistiale -precisa Michele Cerabona- ma non crediamo che l'ostilità alla soluzione politica che i sondaggi attribuiscono alla pubblica opinione sia motivo sufficiente per rimuovere la questione, che è sicuramente sul tappeto".
Il presidente ama far la parte dell'avvocato del diavolo. "Certo -sottolinea- ci sono segnali inquietanti di presenza dei terroristi, dal delitto Ruffilli al ritrovamento dei volantini delle Br all'Italsider e all'Alfa di Pomigliano", poi con cautela aggira l'ostacolo:"Ma sicuramente il livello di pericolo sociale non è paragonabile a quello di alcuni anni fa, quando ci si trovava davanti a un movimento armato esteso, diffuso, con consistenti complicità e anche con qualche simpatia da parte di settori sociali, con una capacità di elaborazione teorica -sia pure nella forma perversa di un progetto strategico terroristico- e di organizzazione militare".
La decisione quindi della Camera penale di Napoli di dar vita a un dibattito sulla politica degli anni di piombo proprio in un momento che le circostanze esterne sembrano mostrare poco indicato -le recenti operazioni di polizia, le rinascenti polemiche sui misteri del caso Moro, i segnali di continuità organizzativa -va spiegata come scelta di continuità di una linea che l'organismo rappresentativo degli avvocati penali si è data.
"Proprio a Napoli -spiega Claudio Botti- abbiamo avuto modo di verificare con i maxiprocessi alla camorra i guasti prodotti sul terreno giudiziario dalla legislazione e dalla mentalità dei giudici dell'emergenza. Su questo terreno il nostro impegno è stato massiccio e costante e anche se in sede di appello sono stati ottenuti risultati significativi il discorso resta aperto".
D'altra parte è dalla legislazione antiterrorismo che i giudici anticamorra hanno ripreso la figura dei cosiddetti pentiti, con tutti i disastri e gli scempi del diritto che ne sono conseguiti.
Ed è proprio l'esempio dei pentiti del terrorismo (in realtà -puntualizza Cerabona- il termine è improprio, perché` al legislatore non interessa il ravvedimento del reo ma la sua collaborazione, in una logica premiale") che sono ormai tutti in libertà pur essendo pluriomicidi confessi che dovrebbe far riflettere il legislatore. Se è necessario un'amnistia per voltare pagina e oltrepassare gli anni di piombo, la liberazione di omicidi non è ostacolo sufficiente, perché` già è stato fatto.
IL GIORNALE DI NAPOLI 29 GIUGNO 1988
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