5 novembre 1982: muore Pierluigi Pagliai. La testimonianza di Delle Chiaie

Pierluigi Pagliai
Pierluigi Pagliai (il secondo da destra)

Il fallimento dell’operazione “Pall Mall” ai primi mesi del 1982, non fece desistere i servizi ed il ministero dell’Interno dal rinnovare il tentativo contro di me. Fu messa a punto un’altra operazione chiamata Marlboro, approfittando di una vacatio di potere per il passaggio del governo boliviano da Vildoso a Siles Suazo.
Il 9 ottobre 1982 fu ordinato di predisporre a Fiumicino un area dell’Alitalia, il Giotto per un viaggio intercontinentale.
Primo ufficiale era Marcello Pesaresi, il secondo tal Marchini, chiamato dai servizi. La rotta segnalata fu quella per Caracas con richiesta di carburante per scalo alternativo cosi come previsto quando la destinazione può cambiare da quella comunicata. A bordo del Giotto c’era un gruppo di teste di cuoio del Sisde e dell’ Ucigos, agli ordini del commissario Fragranza. Si disse che a bordo vi fosse anche Mario Fabbri, un ex iscritto alla Caravella poi arruolatosi in polizia. Fabbri, grazie alla sua precedente militanza, era in grado di riconoscermi.
Il Giotto atterrò a La Paz, la mattina del 10 ottobre. Nello stesso giorno da Porto Rico giunse anche l’agente della Cia Richard Adler. Una circostanza nota a Parisi, che nell’udienza del 20 ottobre 1987 al processo per la strage di Bologna, disse che i servizi americani si offersero di collaborare con quelli italiani alla cattura ed estradizione di Delle Chiaie.
I poliziotti, sbarcati a La Paz, si diressero all’edificio San Ferdinando, a Plaza Isabel, senza trovarmi. Ero infatti in Venezuela, e l’appartamento che occupavo in quell’edificio della capitale boliviana con i miei camerati, come già raccontato, era stato lasciato da tempo, perché ci eravamo trasferiti tutti a Calacoto.
Pierluigi avrebbe dovuto essere in Argentina e si stava preparando a rientrare in Italia essendo perseguito soltanto per renitenza alla leva causata dalla sua latitanza.
Claudio Larrea, un capitano dei carabineros boliviani di Santa Cruz, con il quale Pierluigi aveva stretto amicizia, con un pretesto lo avevo però richiamato in Bolivia. Il gruppo delle teste di cuoio, avvertito della presenza del mio camerata a Santa Cruz, si spostò in quella città.
All’atterraggio del Giotto a Santa Cruz, un gruppo di nostri camerati boliviani sospettando un azione contro di noi, tenne l’areo sotto tiro. Desistettero da ogni azione perché fu assicurato loro che si trattava di un atterraggio di emergenza causato da un guasto.
Gli italiani, attraverso Larrea, erano riusciti ad ottenere il complice appoggio di un nucleo di carabinieros agli ordini di un maggiore di nome Zugel e del colonnello Nelson Peredo. La complicità era stata comperata da due funzionari del Sisde giunti in Bolivia l’8 settembre.
Larrea fissò un appuntamento con Pagliai alle undici del mattino dinnanzi alla chiesa di Nuestra Senora de Fatima.
Pierluigi arrivò a bordo di una Toyota. La trappola predisposta scattò e la sua auto venne circondata da uomini a bordo di una Lauda bianca e altro quattro vetture. Pierluigi bloccò le porte, chiuse i finestrini e portò le mani dietro alla nuca. Partì un ordine e dopo aver frantumato un vetro dello sportello anteriore, uno dei boia sparò 2 colpi a bruciapelo con una pistola calibro 22. Pierluigi, sanguinante, si piegò al volante. Il corpo esamine fu caricato sulla Lauda ed i killer si allontanarono. Parteciparono all’imboscata circa 20 italiani e 40 carabineros.
Era domenica, e alla scena assistettero molti testimoni che a quell’ora uscivano dalla chiesa dopo la messa. Tra essi anche la giornalista Mabel Azcui  del giornale El Pais di Madrid, che scriverà sull’imboscata un ampio resoconto sul giornale boliviano El Mundo.
Pagliai fu portato all’ospedale Petrolero di Santa Cruz e la notte stessa, in seguito a voci di un’azione organizzata da parte dei camerati boliviani per la sua liberazione, fu trasportato alla clinica Isabel di La Paz con l’areo su cui salirono anche i complici boliviani timorosi di subire una ritorsione. Nella notte Pierluigi fu operato dal professor Brunn, dell’ambasciata Usa e l’11 ottobre, malgrado il parere contrario dei medici boliviani, fu condotto all’aeroporto per essere imbarcato sul Giotto e ricondotto in Italia.
Il personale civile dello scalo tentò di opporsi al decollo dell’areo, ma l’ambasciatore Corr ottenne dal ministro dell’interno Mario Roncal Antezana un decreto di espulsione.
La direzione dell’aeroporto, con l’appoggio di militari armati dell’aeronautica, continuò a opporre resistenza, adducendo come presto il mancato pagamento dei diritti aeroportuali.
Ancora una volta Corr intervenne pagando i diritti e l’areo su cui era salito anche Adler, decollò per l’Italia facendo scalo a Porto Rico per sbarcare l’agente della Cia.
Tutte le foto dell’operazione furono fatte sparire dalle agenzie e dai quotidiani. Pagliai morirà poco dopo essere giunto in Italia, il 5 novembre.
Questo assassinio di Stato sarà coperto da numerose menzogne.
FONTE: L’Aquila e il Condor/Stefano Delle Chiaie

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

7 Comments on “5 novembre 1982: muore Pierluigi Pagliai. La testimonianza di Delle Chiaie

  1. Io ho un’idea di diversa da come si sono svolti i fatti e ho la mia versione che è molto diversa.
    Per me il racconto di Dalle Chiaie è la favola da raccontare ai bambini.
    Pierluigi, di cui ero amico sin da bambino, lo conoscevo bene, come conoscevo bene la sua famiglia. Suo padre un imprenditore di successo e sua madre una donna splendida.
    Avevamo iniziato insieme a frequentare c.so monforte 15, cosa che poi io in seguito abbandonai dopo un tentativo di incursione dell’estrema sinistra .. i picchiatori con l’eschimo .. al quale segui un ignobile, chiamiamolo, “ordine” di attaccarli in Piazza San Babila armati di gambe di legno delle seggiole rotte poco prima.. io ero tra i piè vecchi e avevo solo 17 anni.
    Lui era ricercato perchè ritenuto implicato sia nell’attentato di Padova che in quello della stazione di Bologna. Che non si dica che era ricercato per non essersi presentato per il servizio di leva. Ridicolo!
    Successe che nell’ottobre 1982 il padre di Pierluigi era in gravi condizioni di salute e la madre distrutta sia per il marito che per la latitanza del figlio fece arrivare la notizia della grave situazione del padre a Pigi. Pierluigi era un ragazzo molto sensibile e soffriva probabilmente già da tempo di questo esilio lontano da casa e specialmente da sua madre.
    Questa situazione lo spinse a prendere una decisione. Costituirsi. Lui era innocente a tutti i livelli e su tutti i fronti. Si, poteva essere accusato di qualcosa.. sovversione o altri reati legati ad azioni politiche, ma niente di veramente grave.
    Purtroppo commise il suo piu’ grande errore della sua vita. Penso’ di ……..

    se vuole conoscere il seguito della mia idea dei fatti.. mi scriva

    • Salve
      Sarei molto interessato a sapere qualcosa di più sul caso Pagliai e sopratutto la versione di un amico. Da qualche tempo sto rileggendo tutto ciò che riguarda questa vicenda e se mi contattasse gliene sarei molto grato.
      Giorgio

    • Salve
      Io ho conosciuto Pierluigi, Gigi Pagliai a Levanto dove passavamo entrambi anni estivi
      Ricordo era Bellissimo ed era molto gentile e sensibile ,mi raccontava che finalmente suo padre che era appena andato in pensione poteva finalmente coronare il sogno di una vita : dedicarsi alla pasticceria
      Poi sparì di colpo e non lo vedemmo più Le voci riportavano che si fosse arruolato nella Legione Straniera perché doveva cambiare aria in seguito ad avvenimenti che lo vedevsno coinvolto in certi episodi
      Io non l’ho Mai dimenticato anche se il nostro incontro e stato breve
      Vorrei conoscere il resto della storia
      Ti ringrazio anticipatamente

    • Anche a me risulta qualcosa di molto diverso, non l’ho mai conosciuto di persona ma ho parlato con persone che lo conoscevano e sono stato anche coinvolto nell’affare Ciolini a causa di una telefonata che mi face sua madre giorni prima del suo assassinio per riferirmi un messaggio di un Camerata che era con lui.

  2. Io ho un’idea di diversa da come si sono svolti i fatti e ho la mia versione che è molto diversa.
    Per me il racconto di Dalle Chiaie è la favola da raccontare ai bambini.
    Pierluigi, di cui ero amico sin da bambino, lo conoscevo bene, come conoscevo bene la sua famiglia. Suo padre un imprenditore di successo e sua madre una donna splendida.
    Avevamo iniziato insieme a frequentare c.so monforte 15, cosa che poi io in seguito abbandonai dopo un tentativo di incursione dell’estrema sinistra .. i picchiatori con l’eschimo .. al quale segui un ignobile, chiamiamolo, “ordine” di attaccarli in Piazza San Babila armati di gambe di legno delle seggiole rotte poco prima.. io ero tra i piè vecchi e avevo solo 17 anni.
    Lui era ricercato perchè ritenuto implicato sia nell’attentato di Padova che in quello della stazione di Bologna. Che non si dica che era ricercato per non essersi presentato per il servizio di leva. Ridicolo!
    Successe che nell’ottobre 1982 il padre di Pierluigi era in gravi condizioni di salute e la madre distrutta sia per il marito che per la latitanza del figlio fece arrivare la notizia della grave situazione del padre a Pigi. Pierluigi era un ragazzo molto sensibile e soffriva probabilmente già da tempo di questo esilio lontano da casa e specialmente da sua madre.
    Questa situazione lo spinse a prendere una decisione. Costituirsi. Lui era innocente a tutti i livelli e su tutti i fronti. Si, poteva essere accusato di qualcosa.. sovversione o altri reati legati ad azioni politiche, ma niente di veramente grave.
    Purtroppo commise il suo piu’ grande errore della sua vita. Penso’ di ……..

    se vuole conoscere il seguito della mia idea dei fatti.. mi scriva

  3. un articolo datato novembre 2016 e cioè 34 anni dopo i fatti. Che raccolgono la testimonianza di Stefano di Dalle Chiaie!?!?!?!
    Io ho un’idea di diversa da come si sono svolti i fatti e ho la mia versione che è molto diversa.
    Per me il racconto di Dalle Chiaie è la favola da raccontare ai bambini.
    Pierluigi, di cui ero amico sin da bambino, lo conoscevo bene, come conoscevo bene la sua famiglia. Suo padre un imprenditore di successo e sua madre una donna splendida.
    Avevamo iniziato insieme a frequentare c.so monforte 15, cosa che poi io in seguito abbandonai dopo un tentativo di incursione dell’estrema sinistra .. i picchiatori con l’eschimo .. al quale segui un ignobile, chiamiamolo, “ordine” di attaccarli in Piazza San Babila armati di gambe di legno delle seggiole rotte poco prima.. io ero tra i piè vecchi e avevo solo 17 anni.
    Lui era ricercato perchè ritenuto implicato sia nell’attentato di Padova che in quello della stazione di Bologna. Che non si dica che era ricercato per non essersi presentato per il servizio di leva. Ridicolo!
    Successe che nell’ottobre 1982 il padre di Pierluigi era in gravi condizioni di salute e la madre distrutta sia per il marito che per la latitanza del figlio fece arrivare la notizia della grave situazione del padre a Pigi. Pierluigi era un ragazzo molto sensibile e soffriva probabilmente già da tempo di questo esilio lontano da casa e specialmente da sua madre.
    Questa situazione lo spinse a prendere una decisione. Costituirsi. Lui era innocente a tutti i livelli e su tutti i fronti. Si, poteva essere accusato di qualcosa.. sovversione o altri reati legati ad azioni politiche, ma niente di veramente grave.
    Purtroppo commise il suo piu’ grande errore della sua vita. Penso’ di ……..

    se vuole conoscere il seguito della mia idea dei fatti.. mi scriva

    • Ciao ,
      Mi piacerebbe leggere il seguito e sapere dove ora riposa Pierluigi per rendergli omaggio
      Grazie in anticipo
      Dario

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