Ripartiamo dal rione Traiano: dall’omicidio di Stato all’odio antinapoletano

0. Il blog è stato fermo per quindici giorni, un periodo inusitato per un’intrigante convergenza degli opposti: a una settimana di vacanze ha fatto seguito una di superlavoro. Rieccomi. Mi sono perso qualcosa su cui mi interessava intervenire (il video inedito sulla morte di Ciro, ad esempio) e quindi spero nei prossimi giorni di ritornarci su. Anche se la prossima settimana non avrò molto tempo libero, presumo…

1. Quindi ripartiamo dal fatto del giorno: l’omicidio, per mano di un giovane carabiniere, di un ragazzino in un ghetto di Napoli. A raccontare i fatti, più avanti, ci pensa Lucilla Parlato, giornalista di vaglio e appassionata animatrice di un progetto editoriale per i movimenti del Sud, Identità insorgenti. La ricostruzione l’ho presa dalla loro pagina facebook. Il quotidiano on line sarà presto in Rete … A me interessa, intanto, soffermarmi sulle narrazioni. Perché, al di là della immonda retorica antinapoletana che da Libero Quotidiano tracima in tante pagine dell’odio (che non riteniamo neanche degne di replica), sui social network infuria la polemica interetnica. Mentre frange militanti e giovani appassionati (spesso rozzi ma non stupidi) gridano la loro indignazione per l’ennesima morte accidentale di un passante, intellettuali giacobini replicano ricordano le “colpe” del ragazzino in nome dei principi astratti della legalità e della sovranità statale.

2. Intanto nel pomeriggio di oggi sono successe tre cose importanti. L’uscita allo scoperto del “terzo ragazzo” che smentisce l’accusa principale: a guidare il motorino era lui e non un latitante. Un corteo di centinaia di giovani (e non solo) ha attraversato il quartiere con un corteo duro e rabbioso finendo per subire le cariche della polizia. Dal suo canto la madre della vittima chiede che il carabiniere marcisca in galera ma, sulla falsariga della mamma di Ciro, invoca di evitare la violenza

3. Per l’occasione trova conferma la legge dei grandi numeri: per una volta tanto sono (quasi del tutto) d’accordo con Roberto Saviano. Incredibile ma vero. Segnalata l’eccezione statistica, lascio la parola a Lucilla Parlato, inviata ieri sul campo per Identità Insorgenti:

Sono appena rientrata da Rione Traiano. Ho trascorso una giornata a parlare con gli amici di Davide, i vicini, la gente del quartiere. Mi sono fatta ripetere da qualsiasi testimone oculare di stanotte la loro versione. Ne è emerso un quadro fosco e a mio avviso chiarissimo: chi ha sparato voleva uccidere. Davide è l’ennesima vittima di Stato. I dubbi sono infatti troppi:
1) La macchina dei carabinieri ha speronato il motorino che si è andato a schiantare sul marciapiedi, vicino a un bidone della spazzatura. Se ne vedevano tranquillamente anche stamattina le tracce. Raccontano che anche macchina e motorino, portati via, erano palesemente in condizioni di speronante/speronato
2) A Davide hanno sparato MENTRE SI RIALZAVA non mentre fuggiva. Lo ha raccontato anche Gennaro, un suo amico, che ha assistito allo sparo, che si trova con l’accusa ovviamente di resistenza a pubblico ufficiale.
3) Il carabiniere che lo ha ucciso (secondo i testimoni il ragazzo è morto sul colpo) gli ha poi non messo le manette ma messo un piede sulla testa, quasi a infierire sulla preda. Alcuni spiegano che sul luogo non c’era sangue proprio per la vicinanza del colpo, che pare abbia centrato da dietro il cuore di Davide
4) L’altro carabiniere invece dopo aver chiamato rinforzi si è recato nella vicina sala biliardo dove alcuni ragazzi che stavano giocanodo e che avevano sentito la botta dello speronamento e il colpo d’arma, si erano chiusi dentro spaventati, intimando loro di non muoversi e, di fatto, sequestrandoli in massa
5) All’arrivo di altre volanti, i ragazzi, che volevano capire cosa fosse successo sono stati minacciati dai carabinieri con le pistole puntate addosso. Diversi di loro sono stati denunciati.
6) Non c’è stata alcuna macchina distrutta della polizia: la polizia, passata di là, è andata via perché era “questione dei carabinieri”.
7) Non esisteva alcuna pistola al momento del fatto: i tanti affacciati e ai margini della strada non hanno assistito ad alcun ritrovamento della pistola e c’erano decine e decine di carabinieri sul luogo. Da dove è uscita? Là non c’era nè è stata ritorvata davanti a testimoni.
8) Testimoni oculari, anche la madre del ragazzo, riferiscono inoltre che il carabiniere si è “intascato” il bossolo del colpo sparato, occultando la prova
9) Il ragazzo, secondo numerosissime testimonianze, è morto sul colpo: l’ambulanza che ha caricato Davide, per giunta arrivata molto dopo, non avrebbe dovuto caricarlo
10) Spostare il corpo ha eliminato la possibilità di ricostruire la dinamica dei fatti e dunque ci appare ugualmente inutile l’arrivo della polizia scientifica che è rimasta per ore sul posto (oltre al fatto che non ci spieghiamo come mai non siano stati raccolti pezzi d’auto e motorino sparsi sul luogo del delitto).
Poi ci sarebbe da raccontarvi le storie di questi ragazzi: perché Rione Traiano, periferia di Napoli, è un quartiere di giovani. Di giovani a cui questo Paese di merda non dà speranze nè possibilità. Di giovani normalissimi che si ritrovano senza prospettive e il cui unico svago è girovagare là intorno sul motorino, nonostante non si possano permettere 2000 euro di assicurazione. La loro colpa? Essere nati a Napoli, periferia. Se li lasciamo soli, uccidiamo noi stessi. Domani alle 16 alla fiaccolata dovrebbe essere presente tutta la città. Se fossimo un popolo degno…***

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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