La domanda delle 100 pistole: chi era la spia del Sid al vertice di Lotta Continua?

Qualche giorno fa, sulle pagine del Foglio, si è consumato un rapido e duro scambio di colpi tra il giudice Guido Salvini e il giornalista Adriano Sofri, già leader di Lotta Continua, a proposito delle estradizioni non concesse ai danni dei rifugiati italiani in Francia. La polemica ha consentito al magistrato di lanciare una bomba che ha, a mio avviso, prodotto effetti assai ridotti rispetto alla sua potenzialità deflagrante. E quindi riproponiamo qui il suo intervento e la domanda finale: chi è l’infiltrato del Sid al vertice di Lotta Continua nei primi anni 70? perché i suoi compagni, che potrebbero facilmente identificarlo, continuano a coprirlo?

Che ruolo ha avuto la spia nel delitto Calabresi?

di Guido Salvini
“È bastato, parlando di estradizioni concesse o negate, un cenno alla latitanza di Pietrostefani, per suscitare il fastidio di Adriano Sofri. Dopo le confessioni di Leonardo Marino e le sentenze delle Corti di Milano, nessuna persona di buon senso può credere che Lotta continua non abbia fatto la sua parte in quell’omicidio. È una storia che comunque non conosciamo per intero.

Per esempio chi era l’informatore del Sid (servizio segreto militare, ndr) ‘Como’ di cui ho trovato negli anni Novanta le relazioni e che faceva parte dell’esecutivo di Lotta continua nel periodo dell’omicidio Calabresi? I dirigenti di Lotta continua dell’ epoca sarebbero in grado di identificarlo; non si può escludere nessuno, lo dico come mera ipotesi, nemmeno che fosse Pietrostefani o una persona a lui vicina. Posto che militanti di Lotta continua hanno certamente eseguito l’omicidio, a quale livello militare o politico è stata presa quella decisione? Ci furono dissensi interni? Hanno magari agito, ottenebrati dall’ ideologia, inconsapevolmente nell’ interesse di altri? Anche senza parlare di tutti i coinvolti, certamente molti di più di quelli che conosciamo, insomma, come è andata?”.

Giorgio Pietrostefani - Omicidio Luigi Calabresi

“Senza risposte non si ha diritto a fare domande”

Per ora non ci sono le risposte che sarebbe giusto avere prima che quella generazione scompaia. Senza dare queste risposte non si ha diritto di chiedere la verità su altro, quello che è avvenuto nel 1969, ad esempio, e negli anni successivi.

Giorgio Pietrostefani è uno di quelli che di certo queste risposte le può dare. È il personaggio rimasto più in ombra in questa storia. Se è gravemente malato, come ricorda Sofri, non deve andare in carcere. Ma ha il dovere civile di rinunciare alla protezione francese e di tornare in Italia.

Aspettiamo. Di Adriano Sofri come collaboratore del Foglio apprezzo tutto, i suoi interventi sul popolo curdo in particolare. Ma la storia dell’ omicidio Calabresi proprio non ce la vogliono raccontare. Forse per pudore. Forse per tutelare le loro famiglie. Chissà?

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “La domanda delle 100 pistole: chi era la spia del Sid al vertice di Lotta Continua?

  1. Io invece di Sofri collaboratore del Foglio non apprezzo nulla. Ma se è vero che la storia del delitto Calabresi non ce la vogliono raccontare è anche per colpa di una magistratura che su quel delitto ha vergato (a carico di Sofri) una delle più grandi mostruosità giudiziarie della storia della repubblica.

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