Anna Di Vittorio: gentile avvocato, le scrivo

Gentile avvocato Cutonilli,

ho comprato una copia del libro scritto da lei insieme con l’ex giudice Rosario Priore (Valerio Cutonilli, Rosario Priore – I SEGRETI DI BOLOGNA. LA VERITÀ SULL’ATTO TERRORISTICO PIÙ GRAVE DELLA STORIA ITALIANA – Chiarelettere editore, 2016, pp. 274, € 16,00), e ho letto, soltanto, il capitolo che lei ha voluto dedicare al nostro concittadino Mauro Di Vittorio (mio fratello).

Prendo atto delle parole educate con le quali lei mi definisce.
Sì, è vero, io sono così: da sempre e per sempre. E nella vita si è come si è.

Negli anni precedenti il 2007, ho scritto molte lettere ai massimi rappresentanti delle nostre Istituzioni, affinché il Parlamento Italiano istituisse la “Festa del Ricordo”, in data 9 maggio, per ricordare, senza differenza alcuna, le vittime dei terrorismi. Tutte e tutte insieme, senza differenza alcuna.
Per questo, nel 2009, sono stata insignita, insieme con mio marito, di un’onorificenza: la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura. Con questa motivazione: «Per il lungo e perseverante impegno profuso per le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e per l’istituzione della “Festa del Ricordo” in loro memoria, e al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa, in difesa delle istituzioni democratiche».

Nel maggio del 2007, dopo la promulgazione della Legge, ho donato all’ex-presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un melograno. L’ex presidente Napolitano lo ha fatto piantare nella residenza presidenziale di Castelporziano, con una targa.
Nel marzo del 2009, ho donato all’ex presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, un altro melograno. L’ex presidente Fini lo ha fatto piantare nel chiostro di Palazzo San Macuto, con una targa.
Nel luglio dello stesso anno, ho donato un terzo melograno all’ex presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani. L’ex presidente Schifani lo ha fatto piantare nei giardini interni di Palazzo Madama, con una targa.
Con mio marito abbiamo scelto l’albero del melograno per la simbologia del frutto: la melagrana, appunto. Molti grani dentro una sola scorza, tutte le vittime in una sola Legge.

Prendo atto che lei ha voluto ricordare il mio perdono per Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.
Il fatto è avvenuto nella primavera del 2008. Quando sono stata a casa loro, insieme con mio marito, nel giugno di quell’anno, Fioravanti ci ha chiesto un favore: la “lettera di buona condotta”, come l’ha definita lui.
Siccome la signora Mambro, in quel periodo, stava chiedendo la “libertà condizionale”, questa “lettera di buona condotta” avrebbe giovato.
L’ho fatto. Poi ho conosciuto il legale di Francesca Mambro: l’avvocato Michele Leonardi.
L’avvocato Leonardi mi ha detto che avrebbe consegnato tutte le lettere al “Tribunale di Sorveglianza di Roma”.
La storia del mio perdono e la successiva concessione della libertà condizionale alla signora Mambro, è stata raccontata da Giovanni Bianconi (Corriere della Sera, 3 agosto 2008), Maria Giovanna Maglie (Il Giornale, 4 agosto 2008), Lavinia Di Gianvito (Corriere della Sera, 8 ottobre 2008).
Il resto di questa storia, lei lo conosce bene, non foss’altro perché l’ha letto sul sito “L’Alter Ugo” (di Ugo Maria Tassinari): dall’agosto 2014 al febbraio 2015.
A quel dibattito, hanno voluto partecipare, in difesa di Mauro Di Vittorio, anche François de Tonquédec e Gian Paolo Pelizzaro – François de Tonquédec, addirittura, più di una volta.
E in quel dibattito Fioravanti ha voluto negare l’importanza del mio perdono al fine della concessione della libertà condizionale di sua moglie. Ma l’importanza di questo mio gesto – oltre che negli articoli di stampa citati – sta scritto nel documento del “Tribunale di Sorveglianza di Roma”: un atto ufficiale della Repubblica Italiana.

Prendo atto che lei considera l’operato del sostituto procuratore Enrico Cieri – quello di considerare Mauro Di Vittorio vittima «oggettiva» di quella strage – una conclusione ineccepibile. Concordo.

Le confermo che non ho alcuna intenzione di disturbarla ulteriormente, facendole perdere tempo. Sicché, la prego di considerare questa mia lettera un contributo unico e irripetibile alle sue ricerche.

Tuttavia, qualora lei voglia rivolgere, a Mauro Di Vittorio, nuove accuse relative alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, allora mi è doveroso ricordare che l’Autorità Giudiziaria competente in materia è la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna.

Diversamente, a quando le scuse – anche se, ormai, è ben poca cosa, lo sappiamo – per il nostro concittadino Mauro Di Vittorio? Basta solo un po’ di umiltà.
Mauro Di Vittorio: ucciso due volte, da vivo e da morto.

Con l’occasione, auguro ogni bene a sua moglie e a suo figlio, e la saluto cordialmente.

Anna Di Vittorio
———–

Non ho ancora avuto tempo e modo di leggere il libro ma dal lancio di stampa sul ‘cadavere scomparso’ mi sembra emergere un elemento tecnicamente definitivo: rientrando Mauro tra le vittime ‘indirette’ dell’esplosione (e’ morto per il crollo del soffitto, con il cranio sfondato) va collocato, come la stessa Fresu, a più di cinque metri di distanza dalla valigia e quindi si può escludere un suo ruolo di corriere dell’esplosivo, come ipotizzato dall’onorevole Raisi… Non penso, quindi, che il magistrato e l’avvocato intendessero riproporre la questione. Ad ogni modo, sono sicuro che la risposta di Valerio Cutonilli non si farà attendere…

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.