Il 5 giugno celebra il divorzio tra sinistra e voto popolare

sinistraL’analisi della distribuzione sociale del voto non mente: il PD è il partito dei centri storici, cioè è appoggiato da alta e media borghesia, dalle periferie, cioè dalle classi subordinate, prende poco o mulla. Peccato che questi voti contro si distribuiscano fra 5Stelle e centrodestra, mentre le sinistre radicali (o presunte tali) registrano l’ennesimo fallimento, dimostrandosi del tutto incapaci di rappresentare quella sinistra sociale che oggi si esprime solo attraverso l’astensione (più 13%!).

Così Carlo Formenti, uno dei più brillanti pensatori di quella che un tempo era detta autonomia (con l’a minuscola) in poche battute traccia le direttrici di fondo per una corretta analisi del voto. A cui va aggiunto qualche altro dato:
1. di Roma già è stato detto tutto. Il voto borghese (Parioli, Centro, Monteverde) premia Giachetti. Particolarmente doloroso per la nostra generazione il sorpasso della Meloni a Pigneto-Prenestino-Centocelle con il Pd relegato al terzo posto…
2. su Torino fa testo Enrico Galmozzi, che non è un intellettuale ma uno che ragiona bene e non ha paura di nuotare controcorrente:

Fassino e il PD, perdono il 22% di consensi a Borgo Vittoria e un 20% secco a Barriera di Milano, vecchi e storici quartieri operai. Ma, fuori dalla retorica, di operai non ce ne sono più e la linea di demarcazione passa fra alto e basso, centro e periferia e anche, come si sarebbe detto una volta, fra garantiti e non garantiti. Dal punto di vista sociologico il voto pentastellato delle periferie torinesi è un voto di classe. Si può, giustamente, infierire sui Di Maio e i Di Battista e su certe pulsioni reazionarie dei 5S, ma se non si comprende che in certi casi -io parlo di Torino perché ci vivo e la conosco- il suo elettorato, non solo per composizione oggettiva ma anche perché è soggettivamente la componente che vediamo tutti i giorni ad esempio nelle lotte dei precari della scuola, se non si comprende questo si va solo a sbattere politicamente condannandosi in eterno a commentare i risultati elettorali da prefisso telefonico dei vari “ricostruttori del soggetto della sinistra”.

3. il pessimo risultato elettorale del “soggetto della sinistra” dimostra che le scissioni dei colonnelli (succede dai tempi di Democrazia Nazionale ma ne ha dato prova anche la Lega in Veneto) non spostano voti. La coalizione anti-Renzi, nonostante candidati noti e autorevoli, Fassina a Roma, Rizzo a Milano, Airaudo a Torino, non schioda dal 4%
4. anche a Napoli il centro premia de Magistris, con l’eccezione del quartiere Mercato, ultrapopolare, mentre in periferia il voto è più distribuito. Ma in questo caso, alla luce delle segnalazioni delle “ronde di controllo” dei centri sociali di strani traffici di “guaglioni” di strada, andrebbero raccolti dati più dettagliati nei seggi a più alto rischio.
Aveva destato grande scalpore l’86% di voto popolare per il candidato xenofobo alle presidenziali austriache ma invece bisognerebbe cominciare a riconoscere che alle nostre latitudini il 5 giugno celebra il divorzio tra “sinistra” e voto popolare …

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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